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Il sole malato

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Messaggio Da Rafael Dom 5 Giu - 18:15

Enzo Biagi e' stato uno dei piu' grandi cronisti che l'Italia abbia avuto. Dotato di spiccata sensibilita' riusciva sempre ad entrare nel cuore dei problemi e a raccontarli in maniera tale che il lettore si sentiva coinvolto in prima persona nel racconto. Nel 1987 scrisse un libro sulla nuova "peste del secolo" che gia' da anni aveva cominciato a terrorizzare il mondo, l'AIDS. Ho letto il libro "il sole malato" l'anno in cui usci' e mi e' piaciuto molto per la delicatezza ed il rispetto con cui Biagi tocca il tema e vorrei riproporne alcuni brani qui. Spero che le figlie di Enzo Biagi non se ne abbiano a male.

Le porte chiuse

Sulla porta e' appeso un cartellino rosso. Vuol dire che in quella stanza, quasi sempre solo, e assai spesso assopito, c'è un malato di AIDS. I ricoverati non possono uscire a passeggiare nel corridoio e non si incontrano quasi mai.
Per parlare coi parenti o con gli amici c'è un box di cristallo, e un citofono. Una cosa del genere l'ho vista in una prigione americana. Non debbono entrare droga o bacilli, non ci puo' essere una fuga di virus.
Una normale camera di ospedale: bagno, e poi comodino, telefono, un tavolo per mangiare o per scrivere, qualche televisore. Pochi. Il silenzio, un po' torpido e' rotto solo dal passo dei dottori, tutti giovani, o dalle infermiere, che quando servono i pasti mettono la mascherina.
Qui dentro, anche i microbi del raffreddore possono diventare un'insidia.
L'aria che si respira passa attraverso quindici filtri, l'armadietto ripostiglio e' irradiato dai raggi ultravioletti e invaso dall'ozono. In un sacco giallo, autosigillato, vanno a finire i rifiuti, che passano direttamente nell'inceneritore.
Prima di entrare, indosso il camice bianco e i calzari di plastica:usa e getta. Mi lavo spesso le mani con un sapone liquido, denso e vermiglio, e le salviette sono di carta.
Il primo giorno mi sento teso, e impacciato:ho paura anche del dolore degli altri. Sono un vecchio cronista e ne ho viste tante: perfino ragazzi che, in una cella, aspettavano di salire sulla sedia elettrica, o uomini abbattuti dal plotone di esecuzione. E poi guerre, rivoluzioni, e sono stato testimone di storie di intrighi e di incubi.
Ma qui la minaccia e' ingannevole, oscura, e ha l'inappellabilita' delle maledizioni. Quando nel microscopio si intravvedono quei cerchietti neri, isole in movimento in piccoli laghi lattiginosi, la sentenza e' fatale, e non c'è mai il messaggio improvviso e liberatorio della grazia. Almeno per ora.
Mi sgomenta anche entrare nella vita degli altri, raccogliere confessioni di peccati, che per qualcuno scatenano l'ira del Signore; non c'è solo il mistero del male, ma anche l'impietoso giudizio di molti, e l'angoscia di tutti.
E poi nei dialoghi, come per un accordo, resta,nel fondo, qualcosa di ambiguo: solo una ragazza mi parla della morte e dello spirito, e il suo esame di coscienza, limpido e crudele, mi umilia, mi turba. Molti sono oppressi da un peso che li soffoca, ma nessuno condanna "l'altro",quello che ha passato la siringa infetta, quello dell'amore velenoso.
Ho capito qualcosa in piu' dei giochi del destino: i tre amici andarono a letto con la stessa donna, uno e' gia' morto, uno non ha niente, uno aveva la gola sempre arrossata, e adesso mi sorride stancamente, mentre le gocce della flebo entrano con fatica in un braccio scheletrico.
Uno non sa nulla dell'eroina, era un marito fedele, niente avventure, non resta che l'ipotesi del dentista.
La signora grassa che è entrata in ambulatorio era disperata: aveva letto i giornali, guarda la tv, non dormiva da mesi, credeva proprio di averla.
Ha imprestato le forbicine per tagliare le unghie alla vicina di casa: lo dicono in giro che"si fa". Si e' decisa: non ha perduto un chilo,non ha ghiandole gonfie, niente febbricola,spossatezza, sudori notturni che ti scivolano addosso ogni tanto, ma nella testa c'era l'ossessione, quella parola, quella malattia.
"Negativo" le dice il medico sorridendo. E lei scoppia in un pianto violento, irrefrenabile.
"Si calmi" la pregano, "se no quelli che li' fuori aspettano, chi sa a che cosa pensano."
E l'ufficiale di marina, con la moglie comprensiva, una brunetta dai grandi occhi lucidi, che lo ascolta senza intervenire:" Si', sono andato, una notte, con un mio marinaio, forse anche un'altra volta, mi pare, con un altro giovanotto, da studente; una goliardata", racconta senza impaccio, e mi fa venire in mente la battuta di Nelson:"Queste avventure aumentano l'autonomia della flotta"; non ha niente ,stia tranquillo, se puo', e la coppia se ne va a braccetto, perche' comprendere, cosi' si dice, vuol dire perdonare.(continua...)
Rafael
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Messaggio Da gloria Dom 5 Giu - 18:53

mi ha molto impressionata, rileggerlo ora, a molti anni di distanza...è stato come fare un tuffo nel passato, anche se il filtro umano e professionale di Biagi mi hanno reso meno traumatico il flash back. Grazie ancora una volta, Rafael! Wink
gloria
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