Farmaci a basso costo per curare i più poveri
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Farmaci a basso costo per curare i più poveri
Gianfranco De Maio Responsabile medico di MSF Italia, lancia l’allarme: la Commissione Europea sta chiudendo il rubinetto dei farmaci accessibili.
Dottore, le vite di milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo dipendono da farmaci generici a basso costo.
Esatto. Più dell’80% delle medicine utilizzate da MSF per curare l’AIDS nei paesi poveri vengono prodotte in India.
Eppure la Commissione Europea sta chiudendo il rubinetto dei farmaci accessibili attaccando la produzione, la registrazione, il trasporto e l’esportazione di farmaci generici. Con quali conseguenze?
Purtroppo drammatiche: le persone che hanno bisogno di queste medicine verranno lasciate senza trattamenti salvavita.
Cosa chiede MSF con il lancio della campagna “Europa, giù le mani dalla nostre medicine!”?
Essenzialmente di smettere di proporre accordi commerciali che limiterebbero la produzione di farmaci generici a basso costo.
MSF ha approfittato della Giornata Mondiale contro l’AIDS, celebrata lo scorso 1° dicembre, per fare sentire la sua voce. Come mai?
Perché limitare l’accesso ai farmaci generici significherebbe un aumento dei prezzi di tutti i programmi di salute pubblica, in particolare quelli per l’HIV/AIDS.
Lei dice che i paesi ricchi stanno agendo per avvantaggiare in maniera sleale le aziende farmaceutiche che producono prodotti sotto brevetto, limitando l’accesso ai farmaci generici e facendone così aumentare i prezzi.
Sì, è così: l’80% dei farmaci assunti dai 160mila pazienti affetti da HIV/AIDS curati nel 2010 da MSF (una goccia nell’oceano dei malati che sono più di 30 milioni) e dagli altri 6 milioni in terapia nel mondo “povero”, sono prodotti in India. Come l’80% di quelli usati in Africa. E si tratta di farmaci di qualità che però costano meno semplicemente perché di produzione generica.
Limitare nell’interesse di chi?
Attraverso il trattato sul libero commercio con l’India e gli accordi commerciali anti-contraffazione (farmaci di qualità ma prodotti senza rispettare criteri di produzione formali dell’Ue), la Commissione ha dichiarato una vera guerra alla produzione e alla distribuzione dei generici. È evidente che si tratta di un attacco alle istanze di salute pubblica in favore degli interessi economici di gruppi privati.
Non è la prima volta che MSF si appella all’opinione pubblica per sostenere il diritto alle cure per i pazienti...
Certo. La differenza è che quando la controparte è un privato, come l’industria farmaceutica, che ha comunque un’immagine pubblica da salvaguardare, l’impresa pare meno ardua che in questo caso, quando di fronte ci troviamo una impersonale cinica burocrazia apparentemente senza volto, apparentemente senza diretta responsabilità politica.
Nella sostanza sembra insomma che le celebrazioni del 1° dicembre siano mera retorica.
Io la definisco sconcertante schizofrenia. Da un lato esperti e operatori si vanno convincendo che la strada da percorrere per interrompere il contagio è trattare tutti i milioni di persone oggi sieropositive, dall’altro si stanno chiudendo proprio quegli spazi di manovra che hanno fin qui permesso di incrementare gradualmente l’accesso agli antiretrovirali nelle aree di maggior prevalenza e mortalità.
Secondo le stime più recenti, oggi nel mondo ci sarebbero oltre trentatré milioni di persone sieropositive.
È esatto. E di questi, oltre due milioni sono bambini. L’AIDS è ancora una delle maggiori cause di mortalità tra le donne in età riproduttiva a livello globale e una delle maggiori cause di mortalità materna nei paesi dove l’epidemia è generalizzata.
Come spiega il silenzio di buona parte dei media sulla vostra campagna?
Non me lo spiego. Contrariamente ad altri appelli, come quello sulla malnutrizione lanciato in giugno, sul quale abbiamo avuto non solo la risposta di molti organi di stampa ma anche della politica, questo appello non è stato recepito dai media.
Se invece i cittadini volessero rispondere al vostro appello cosa dovrebbero fare?
Sul sito [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link] si può inviare a sostegno della campagna una mail al Commissario De Gutch, Direzione Generale del Commercio della Commissione Europea.
Tra l’altro MSF fa notare come la cura dell’Aids sortisca ottimi risultati assicurando ai pazienti cure precoci...
La validità di questa nuova strategia è confermata da dati appena pubblicati da MSF sui progetti in Lesotho: fornire prima le cure ai malati riduce la mortalità del 68%, i nuovi contagi del 27%, i ricoveri ospedalieri del 63%, e riduce infine del 39% il numero di persone che abbandonano le cure.
Questa strategia di “cura precoce” dà benefici ai singoli individui, ma anche alla società...
Certo, perché rende le persone sieropositive meno infette, e dunque riduce il rischio di contagio. Ricerche effettuate in Africa hanno mostrato che curare l’AIDS può ridurre la trasmissione eterosessuale del virus del 92%.
Per concludere.
Chiediamo a tutte le persone di prendere posizione e dire che non appoggiano il gioco che la Commissione Europea sta facendo con le aziende farmaceutiche.
Laura Zangarini
Farmaci a basso costo per curare i più poveri
Gianfranco De Maio Responsabile medico di MSF Italia, lancia l’allarme: la Commissione Europea sta chiudendo il rubinetto dei farmaci accessibili.
Dottore, le vite di milioni di persone nei Paesi in via di sviluppo dipendono da farmaci generici a basso costo.
Esatto. Più dell’80% delle medicine utilizzate da MSF per curare l’AIDS nei paesi poveri vengono prodotte in India.
Eppure la Commissione Europea sta chiudendo il rubinetto dei farmaci accessibili attaccando la produzione, la registrazione, il trasporto e l’esportazione di farmaci generici. Con quali conseguenze?
Purtroppo drammatiche: le persone che hanno bisogno di queste medicine verranno lasciate senza trattamenti salvavita.
Cosa chiede MSF con il lancio della campagna “Europa, giù le mani dalla nostre medicine!”?
Essenzialmente di smettere di proporre accordi commerciali che limiterebbero la produzione di farmaci generici a basso costo.
MSF ha approfittato della Giornata Mondiale contro l’AIDS, celebrata lo scorso 1° dicembre, per fare sentire la sua voce. Come mai?
Perché limitare l’accesso ai farmaci generici significherebbe un aumento dei prezzi di tutti i programmi di salute pubblica, in particolare quelli per l’HIV/AIDS.
Lei dice che i paesi ricchi stanno agendo per avvantaggiare in maniera sleale le aziende farmaceutiche che producono prodotti sotto brevetto, limitando l’accesso ai farmaci generici e facendone così aumentare i prezzi.
Sì, è così: l’80% dei farmaci assunti dai 160mila pazienti affetti da HIV/AIDS curati nel 2010 da MSF (una goccia nell’oceano dei malati che sono più di 30 milioni) e dagli altri 6 milioni in terapia nel mondo “povero”, sono prodotti in India. Come l’80% di quelli usati in Africa. E si tratta di farmaci di qualità che però costano meno semplicemente perché di produzione generica.
Limitare nell’interesse di chi?
Attraverso il trattato sul libero commercio con l’India e gli accordi commerciali anti-contraffazione (farmaci di qualità ma prodotti senza rispettare criteri di produzione formali dell’Ue), la Commissione ha dichiarato una vera guerra alla produzione e alla distribuzione dei generici. È evidente che si tratta di un attacco alle istanze di salute pubblica in favore degli interessi economici di gruppi privati.
Non è la prima volta che MSF si appella all’opinione pubblica per sostenere il diritto alle cure per i pazienti...
Certo. La differenza è che quando la controparte è un privato, come l’industria farmaceutica, che ha comunque un’immagine pubblica da salvaguardare, l’impresa pare meno ardua che in questo caso, quando di fronte ci troviamo una impersonale cinica burocrazia apparentemente senza volto, apparentemente senza diretta responsabilità politica.
Nella sostanza sembra insomma che le celebrazioni del 1° dicembre siano mera retorica.
Io la definisco sconcertante schizofrenia. Da un lato esperti e operatori si vanno convincendo che la strada da percorrere per interrompere il contagio è trattare tutti i milioni di persone oggi sieropositive, dall’altro si stanno chiudendo proprio quegli spazi di manovra che hanno fin qui permesso di incrementare gradualmente l’accesso agli antiretrovirali nelle aree di maggior prevalenza e mortalità.
Secondo le stime più recenti, oggi nel mondo ci sarebbero oltre trentatré milioni di persone sieropositive.
È esatto. E di questi, oltre due milioni sono bambini. L’AIDS è ancora una delle maggiori cause di mortalità tra le donne in età riproduttiva a livello globale e una delle maggiori cause di mortalità materna nei paesi dove l’epidemia è generalizzata.
Come spiega il silenzio di buona parte dei media sulla vostra campagna?
Non me lo spiego. Contrariamente ad altri appelli, come quello sulla malnutrizione lanciato in giugno, sul quale abbiamo avuto non solo la risposta di molti organi di stampa ma anche della politica, questo appello non è stato recepito dai media.
Se invece i cittadini volessero rispondere al vostro appello cosa dovrebbero fare?
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Tra l’altro MSF fa notare come la cura dell’Aids sortisca ottimi risultati assicurando ai pazienti cure precoci...
La validità di questa nuova strategia è confermata da dati appena pubblicati da MSF sui progetti in Lesotho: fornire prima le cure ai malati riduce la mortalità del 68%, i nuovi contagi del 27%, i ricoveri ospedalieri del 63%, e riduce infine del 39% il numero di persone che abbandonano le cure.
Questa strategia di “cura precoce” dà benefici ai singoli individui, ma anche alla società...
Certo, perché rende le persone sieropositive meno infette, e dunque riduce il rischio di contagio. Ricerche effettuate in Africa hanno mostrato che curare l’AIDS può ridurre la trasmissione eterosessuale del virus del 92%.
Per concludere.
Chiediamo a tutte le persone di prendere posizione e dire che non appoggiano il gioco che la Commissione Europea sta facendo con le aziende farmaceutiche.
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