Vivere sotto lo stigma dell'HIV
Vivere sotto lo stigma dell'HIV
Undici anni dopo aver scoperto ciò che il marito chiama "la sentenza di morte", la signora Bashah Mustaffa, 59 anni, ha un solo desiderio prima di morire.
Attraverso l'orrore della scoperta, nel 2000, dopo aver ricevuto sangue contaminato da HIV durante una trasfusione di sangue in un ospedale di Kedah, e sopratutto attraverso le turbolenze degli anni successivi vissuti sotto l'ombra della morte, la signora Bashah anela solo una cosa prima di morire - essere una buona moglie per suo figlio.
Colui che avrebbe l'amore e la cura di lui, nella malattia e nella salute, proprio come suo figlio, Mohamed Naim, 23 anni, si è presa cura di lei.
Ma lei teme non sara così semplice. Teme che lo stigma della sua malattia influirebbe sulle sue possibilità di matrimonio.
Che lo stigma è stato sulla sua mente da quando la sua situazione ha fatto notizia in Malesia. La madre di quattro - tre ragazze e un ragazzo - aveva citato in giudizio l'ospedale governativo RM100 milioni (S $ 40 milioni) per negligenza.
Oggi le e' stata finalmente assegnata una somma ridotta di RM 788,000 nel 2007, dice suo marito, il signor Abdul Halim Abdul Hamid, in un'intervista al The New Paper di Domenica all'inizio di questa settimana.
Ma ogni comparizione in tribunale si tradurrebbe in pubblicità per la sua malattia, e alimentano le sue paure per i suoi figli.
Mr Halim, di 56 anni, operaio, dice in un'intervista telefonica: "Per fortuna il caso è finito dopo iter giudiziario lungo. Accettiamo ciò che Dio ci ha dato ed e' 'il momento di andare avanti (con la vita)..."
Tutto e' successo 11 anni fa alla Signora Bashah. La famiglia vive in un villaggio nel Jitra, Kedah in Malesia. Quando hanno scoperto il sangue contaminato, le loro vite sono state distrutte.
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Living under the stigma of HIV
By Zaihan Mohamed Yusof
Eleven years after discovering what her husband calls "the death sentence", Madam Bashah Mustaffa, 59, has only one wish before she finds peace.
Through the horror of discovering, in 2000, that she received HIV-tainted blood during a blood transfusion at a Kedah hospital, through the turmoil of the following years living under the shadow of death, Madam Bashah yearns for only one thing before she dies - a good wife for her son.
One who would love and care for him, in sickness and in health, just as her son, Mr Mohamed Naim, 23, has cared for her.
But she fears it would not be so simple. She fears the stigma of her disease would affect his chances of marriage.
That stigma has been on her mind ever since her plight made headlines in Malaysia. The mother of four - three girls and a boy - had sued the government hospital RM100 million (S$40 million) for negligence.
She was finally awarded a reduced sum of RM788,000 in 2007, says her husband, Mr Abdul Halim Abdul Hamid, in an interview with The New Paper on Sunday earlier this week.
But every court appearance would result in renewed publicity over her disease, and stoke her fears for her children.
Mr Halim, a 56-year-old labourer, says in a telephone interview: "Fortunately the lengthy court case is over. We accept what God has given us. It's time to move on (with life)."
It was 11 years ago when I first got a glimpse into Madam Bashah's world. The family lives in a village in Jitra, Kedah in Malaysia. When they found out about the tainted blood, their lives were shattered.
Attraverso l'orrore della scoperta, nel 2000, dopo aver ricevuto sangue contaminato da HIV durante una trasfusione di sangue in un ospedale di Kedah, e sopratutto attraverso le turbolenze degli anni successivi vissuti sotto l'ombra della morte, la signora Bashah anela solo una cosa prima di morire - essere una buona moglie per suo figlio.
Colui che avrebbe l'amore e la cura di lui, nella malattia e nella salute, proprio come suo figlio, Mohamed Naim, 23 anni, si è presa cura di lei.
Ma lei teme non sara così semplice. Teme che lo stigma della sua malattia influirebbe sulle sue possibilità di matrimonio.
Che lo stigma è stato sulla sua mente da quando la sua situazione ha fatto notizia in Malesia. La madre di quattro - tre ragazze e un ragazzo - aveva citato in giudizio l'ospedale governativo RM100 milioni (S $ 40 milioni) per negligenza.
Oggi le e' stata finalmente assegnata una somma ridotta di RM 788,000 nel 2007, dice suo marito, il signor Abdul Halim Abdul Hamid, in un'intervista al The New Paper di Domenica all'inizio di questa settimana.
Ma ogni comparizione in tribunale si tradurrebbe in pubblicità per la sua malattia, e alimentano le sue paure per i suoi figli.
Mr Halim, di 56 anni, operaio, dice in un'intervista telefonica: "Per fortuna il caso è finito dopo iter giudiziario lungo. Accettiamo ciò che Dio ci ha dato ed e' 'il momento di andare avanti (con la vita)..."
Tutto e' successo 11 anni fa alla Signora Bashah. La famiglia vive in un villaggio nel Jitra, Kedah in Malesia. Quando hanno scoperto il sangue contaminato, le loro vite sono state distrutte.
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Living under the stigma of HIV
By Zaihan Mohamed Yusof
Eleven years after discovering what her husband calls "the death sentence", Madam Bashah Mustaffa, 59, has only one wish before she finds peace.
Through the horror of discovering, in 2000, that she received HIV-tainted blood during a blood transfusion at a Kedah hospital, through the turmoil of the following years living under the shadow of death, Madam Bashah yearns for only one thing before she dies - a good wife for her son.
One who would love and care for him, in sickness and in health, just as her son, Mr Mohamed Naim, 23, has cared for her.
But she fears it would not be so simple. She fears the stigma of her disease would affect his chances of marriage.
That stigma has been on her mind ever since her plight made headlines in Malaysia. The mother of four - three girls and a boy - had sued the government hospital RM100 million (S$40 million) for negligence.
She was finally awarded a reduced sum of RM788,000 in 2007, says her husband, Mr Abdul Halim Abdul Hamid, in an interview with The New Paper on Sunday earlier this week.
But every court appearance would result in renewed publicity over her disease, and stoke her fears for her children.
Mr Halim, a 56-year-old labourer, says in a telephone interview: "Fortunately the lengthy court case is over. We accept what God has given us. It's time to move on (with life)."
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