2008, July 2- L'HIV e' debole nelle prime settimane
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2008, July 2- L'HIV e' debole nelle prime settimane
Nelle prime settimane dal contagio, il virus dell'HIV ha un punto debole.
Un recente studio pubblicato in Proceedings of the National Academy of Science (PNAS) ha dimostrato che nelle prime 3-6 settimane dall'infezione da HIV, la popolazione virale in pazienti che hannom contratto il virus per via sessuale e' geneticamente omogenea. Questa popolazione iniziale potra' quindi diventare il target di un vaccino finalmente efficace contro l'HIV.
Il virus dell'HIV utilizza il DNA della cellula ospite per produrre nuove stringhe di RNA (un processo chiamato "trascrizione inversa") e dunque, nuove particellen virali. Il risultato finale e' una nuova generazione di virus che sono copie"imperfette" del virus iniziale, in quanto il loro RNA puo' contenere errori di trascrizione: se pensiamo l'RNA come una stringa di lettere, troveremmo che alcune lettre qua e la' non sono state copiate accuratamente, bensi' scambiate con altre. Di conseguenza, l'informazione genetica trasmessa alla nuova generazione e' modificata.
La maggior parte di questi errori di trascrizione sono deleteri (la particella virale prodotta, risulta difettosa e muore), ma il processo e' talmente rapido che prima o poi emerge una variante genetica che, per puro caso, si adatta meglio delle altre all'ambiente. E' una selezione Darwiniana, ma su scale temporali molto piu' accelerate di quelle degli organismi superiori. Per esempio, in pazienti sieropositivi sottoposti a terapia antivirale emergono relativamente presto varianti resistenti a o due farmaci e, proprio per questo e' necessario usare terapie che sono un cocktail di almeno tre faramaci diversi.
Non solo, gli stessi anticorpi prodotti dall'organismo ospite costituiscono una pressione selettiva: gli anticorpi sono le nostre "sentinelle" e vengono prodotti in continuazione, ciascuno con una piccola variante in grado di riconoscere particelle virali diverse. Quando unindividuo contrae l'influenza, tipicamente nel giro di pochi giorni, il suo corpo riesce a produrre un tipo specifico di anticorpo in grado di annullare completamente il virus. Nel caso dell'HIV questo non succede, perche' la popolazxione virale si diversifica con una rapidita' tale che nuove varianti in grado di "nascondersi" da ciascun nuovo anticorpo emergono continuamente.
Lo studio pubblicato su Proceedings of the National Acdemy of Science ha per la prima volta dimostrato che nelle prime 3-6 settimane dall'infezione, la popolazione virale in pazienti che hanno contratto l'infezione per via sessuale e' geneticamente omogenea. Questo e' un fatto sorprendente, perche', a causa dei frequenti errori di trascrizione inversa, la popolazione virale in pazienti sieropositivi da almeno un anno e' estremamente diversificata, come se, per fare un'analogia, nell'umanita' fossimo in grado di classificare centinaia di razze geneticamente diverse.
Al contrario, dei 102 pazienti analizzati in questo studio, tutti non oltre le 6 settimane dalla contrazione del virus, circa un 20% presentava due o al massimo cinque tipologie genetiche distinte, mentre per il restante 80% e' stato possibile individuare un unico "patriarca" genetico, vale a dire un'unica sequenza genetica della quale l'intera popolazione si e' evoluta.
Un recente studio pubblicato in Proceedings of the National Academy of Science (PNAS) ha dimostrato che nelle prime 3-6 settimane dall'infezione da HIV, la popolazione virale in pazienti che hannom contratto il virus per via sessuale e' geneticamente omogenea. Questa popolazione iniziale potra' quindi diventare il target di un vaccino finalmente efficace contro l'HIV.
Il virus dell'HIV utilizza il DNA della cellula ospite per produrre nuove stringhe di RNA (un processo chiamato "trascrizione inversa") e dunque, nuove particellen virali. Il risultato finale e' una nuova generazione di virus che sono copie"imperfette" del virus iniziale, in quanto il loro RNA puo' contenere errori di trascrizione: se pensiamo l'RNA come una stringa di lettere, troveremmo che alcune lettre qua e la' non sono state copiate accuratamente, bensi' scambiate con altre. Di conseguenza, l'informazione genetica trasmessa alla nuova generazione e' modificata.
La maggior parte di questi errori di trascrizione sono deleteri (la particella virale prodotta, risulta difettosa e muore), ma il processo e' talmente rapido che prima o poi emerge una variante genetica che, per puro caso, si adatta meglio delle altre all'ambiente. E' una selezione Darwiniana, ma su scale temporali molto piu' accelerate di quelle degli organismi superiori. Per esempio, in pazienti sieropositivi sottoposti a terapia antivirale emergono relativamente presto varianti resistenti a o due farmaci e, proprio per questo e' necessario usare terapie che sono un cocktail di almeno tre faramaci diversi.
Non solo, gli stessi anticorpi prodotti dall'organismo ospite costituiscono una pressione selettiva: gli anticorpi sono le nostre "sentinelle" e vengono prodotti in continuazione, ciascuno con una piccola variante in grado di riconoscere particelle virali diverse. Quando unindividuo contrae l'influenza, tipicamente nel giro di pochi giorni, il suo corpo riesce a produrre un tipo specifico di anticorpo in grado di annullare completamente il virus. Nel caso dell'HIV questo non succede, perche' la popolazxione virale si diversifica con una rapidita' tale che nuove varianti in grado di "nascondersi" da ciascun nuovo anticorpo emergono continuamente.
Lo studio pubblicato su Proceedings of the National Acdemy of Science ha per la prima volta dimostrato che nelle prime 3-6 settimane dall'infezione, la popolazione virale in pazienti che hanno contratto l'infezione per via sessuale e' geneticamente omogenea. Questo e' un fatto sorprendente, perche', a causa dei frequenti errori di trascrizione inversa, la popolazione virale in pazienti sieropositivi da almeno un anno e' estremamente diversificata, come se, per fare un'analogia, nell'umanita' fossimo in grado di classificare centinaia di razze geneticamente diverse.
Al contrario, dei 102 pazienti analizzati in questo studio, tutti non oltre le 6 settimane dalla contrazione del virus, circa un 20% presentava due o al massimo cinque tipologie genetiche distinte, mentre per il restante 80% e' stato possibile individuare un unico "patriarca" genetico, vale a dire un'unica sequenza genetica della quale l'intera popolazione si e' evoluta.
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