Scoperti possibili indizi sul perchè il vaccino HIV ha dimostrato una modesta protezione
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Scoperti possibili indizi sul perchè il vaccino HIV ha dimostrato una modesta protezione
In sintesi: dalla vaccinazione effettuata in Tahilandia si è visto che coloro che venivano protetti producevano alte percentuali di anticorpi appartenenti alla classe delle immunoglobuline G o IgG mentre meno protezione avevano coloro che producevano alte percentuali di immunoglobuline A, IgA.
Percezioni su come il primo vaccino mai avuto abbia riportato ad una modesta prevenzione dell’infezione HIV nelle persone, sono state pubblicate online sul New England Journal of Medicine. Scienziati hanno scoperto che fra gli adulti che avevano ricevuto il vaccino sperimentale HIV durante il trial clinico marcato come RV144, quelli che producevano relativamente alti livelli di uno specifico anticorpo dopo la vaccinazione erano meno soggetti ad essere infettati col virus di quelli che non lo producevano. Il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) parte del National Institutes of Health , ha co-finanziato la ricerca.
“Questa analisi ha prodotto alcuni spunti intriganti riguardo quali tipi di risposte immunitarie umane può essere necessario che induca un vaccino preventivo HIV” ha detto il direttore NIAID Anthony Fauci M.D. “Con un’ulteriore esplorazione questa nuova conoscenza può portarci ad un passo ulterore per sviluppare un vaccino HIV più ampiamente protettivo.”
Nel trial clinico RV144, che ha coinvolto più di 16.000 adulti volontari in Tailandia, il gruppo che ha ricevuto il vaccino aveva una percentuale del 31% più bassa a diventare infetta che il gruppo che ha ricevuto il placebo. Da quando i risultati dello studio sono stati riportati nel 2009, un consorzio di più di 100 scienziati di 25 istituzioni ha cercato indizi molecolari per spiegare perché il vaccino ha dimostrato un effetto protettivo modesto.
Il nuovo rapporto descrive le analisi dei ricercatori su campioni di sangue prese da un gruppo rappresentativo di partecipanti allo studio : 41 fra coloro che erano stati vaccinati e si sono poi infettati con l’HIV e 205 partecipanti vaccinati che sono rimasti indenni. I partecipanti che hanno prodotto relativamente alti livelli di un anticorpo all’HIV sono stati significativamente meno predisposti ad infettarsi di quelli che no. Questo particolare anticorpo legante si attacca ad una parte del rivestimento esterno del virus chiamato prima e seconda regione variabile o V1V2, che può giocare un ruolo importante nell’infezione HIV delle cellule umane. L’anticorpo appartiene ad una famiglia chiamata immunoglobuline G o IgG.
I partecipanti vaccinati allo studio che avevano relativamente alti livelli di un differente tipo di anticorpo legante HIV, tuttavia, sembravano avere meno protezione dal virus che i partecipanti vaccinati che avevano bassi livelli di questa proteina. L’anticorpo si attacca ad una parte del rivestimento esterno del virus chiamato prima costante regione, o C1, ed appartiene ad una famiglia chiamata immunoglobuline A, o IgA. L’equipe allo studio ipotizza che l’anticorpo C1 IgA fosse associato con meno benefici di una vaccinazione HIV o direttamente ridotto il beneficio della vaccinazione.
"La rimarchevole collaborazione internazionale per comprendere lo studio RV144 ha generato importanti ipotesi di investigazione per gli scienziati" ha detto Barton F. Haynes MD, il capo delle nuove analisi e direttore del NIAID fondo di ricerca per l'HIV/AIDS.
Il piano dei ricercatori per valutare ulteriormente le nuove scoperte negli studi dev'essere condotto nei primati usando il vaccino RV144 e altri vaccini. Gli scienziati devono condurre altri test per determinare se alti livelli di anticorpi V1V2 causavano direttamente il modesto effetto protettivo visto nello studio RV144 o semplicemente erano legati ad altri fattori non ancora identificati responsabili del risultato incoraggiante del trial. Tali test determineranno anche se la risposta anticorpale V1V2 è propriamente un marker dell'esposizione all'HIV o ha diminuito la suscettibilità all'infezione HIV.
Gli autori dello studio notano che differenti vaccini candidati possono proteggere contro l'HIV in differenti modi. Perciò è richiesta ulteriore ricerca per comprendere se queste nuove scoperte saranno rilevanti per altri tipi di vaccini HIV o per simili vaccini testati contro ceppi HIV da altre regioni o contro differenti vie di esposizione al virus.
Percezioni su come il primo vaccino mai avuto abbia riportato ad una modesta prevenzione dell’infezione HIV nelle persone, sono state pubblicate online sul New England Journal of Medicine. Scienziati hanno scoperto che fra gli adulti che avevano ricevuto il vaccino sperimentale HIV durante il trial clinico marcato come RV144, quelli che producevano relativamente alti livelli di uno specifico anticorpo dopo la vaccinazione erano meno soggetti ad essere infettati col virus di quelli che non lo producevano. Il National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID) parte del National Institutes of Health , ha co-finanziato la ricerca.
“Questa analisi ha prodotto alcuni spunti intriganti riguardo quali tipi di risposte immunitarie umane può essere necessario che induca un vaccino preventivo HIV” ha detto il direttore NIAID Anthony Fauci M.D. “Con un’ulteriore esplorazione questa nuova conoscenza può portarci ad un passo ulterore per sviluppare un vaccino HIV più ampiamente protettivo.”
Nel trial clinico RV144, che ha coinvolto più di 16.000 adulti volontari in Tailandia, il gruppo che ha ricevuto il vaccino aveva una percentuale del 31% più bassa a diventare infetta che il gruppo che ha ricevuto il placebo. Da quando i risultati dello studio sono stati riportati nel 2009, un consorzio di più di 100 scienziati di 25 istituzioni ha cercato indizi molecolari per spiegare perché il vaccino ha dimostrato un effetto protettivo modesto.
Il nuovo rapporto descrive le analisi dei ricercatori su campioni di sangue prese da un gruppo rappresentativo di partecipanti allo studio : 41 fra coloro che erano stati vaccinati e si sono poi infettati con l’HIV e 205 partecipanti vaccinati che sono rimasti indenni. I partecipanti che hanno prodotto relativamente alti livelli di un anticorpo all’HIV sono stati significativamente meno predisposti ad infettarsi di quelli che no. Questo particolare anticorpo legante si attacca ad una parte del rivestimento esterno del virus chiamato prima e seconda regione variabile o V1V2, che può giocare un ruolo importante nell’infezione HIV delle cellule umane. L’anticorpo appartiene ad una famiglia chiamata immunoglobuline G o IgG.
I partecipanti vaccinati allo studio che avevano relativamente alti livelli di un differente tipo di anticorpo legante HIV, tuttavia, sembravano avere meno protezione dal virus che i partecipanti vaccinati che avevano bassi livelli di questa proteina. L’anticorpo si attacca ad una parte del rivestimento esterno del virus chiamato prima costante regione, o C1, ed appartiene ad una famiglia chiamata immunoglobuline A, o IgA. L’equipe allo studio ipotizza che l’anticorpo C1 IgA fosse associato con meno benefici di una vaccinazione HIV o direttamente ridotto il beneficio della vaccinazione.
"La rimarchevole collaborazione internazionale per comprendere lo studio RV144 ha generato importanti ipotesi di investigazione per gli scienziati" ha detto Barton F. Haynes MD, il capo delle nuove analisi e direttore del NIAID fondo di ricerca per l'HIV/AIDS.
Il piano dei ricercatori per valutare ulteriormente le nuove scoperte negli studi dev'essere condotto nei primati usando il vaccino RV144 e altri vaccini. Gli scienziati devono condurre altri test per determinare se alti livelli di anticorpi V1V2 causavano direttamente il modesto effetto protettivo visto nello studio RV144 o semplicemente erano legati ad altri fattori non ancora identificati responsabili del risultato incoraggiante del trial. Tali test determineranno anche se la risposta anticorpale V1V2 è propriamente un marker dell'esposizione all'HIV o ha diminuito la suscettibilità all'infezione HIV.
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