Hiv e malattia pneumococcica
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Hiv e malattia pneumococcica
Malattie infettive
Malattia pneumococcica invasiva frequente in Hiv-positivi
Nonostante siano disponibili mezzi efficaci per prevenire negli individui Hiv-positivi la malattia da pneumococco, come la terapia antiretrovirale e il vaccino polisaccaridico 23-valente (Ppv-23), l'incidenza - e di conseguenza la morbilità e la mortalità - della malattia pneumococcica invasiva (Pdi) restano elevate. È la conclusione di uno studio osservazionale di coorte effettuato da un team guidato da Reed A.C. Siemieniuk, della McMaster university di Hamilton (Canada), tra il 2000 e il 2010 nella regione dell'Alberta meridionale, basandosi su dati di sorveglianza di laboratorio e ospedalieri. Su un totale di 1.946 soggetti Hiv-positivi, con un follow-up di 11.099 anni-persona, si sono avuti 68 episodi distinti di malattia pneumococcica in 50 pazienti. Si è notato un rischio maggiore nei soggetti di genere femminile, di età >60 anni, con livello di istruzione più basso, nei fumatori, negli utilizzatori di farmaci per via iniettiva, negli individui con nadir dei Cd4 <200/uL, in pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva oppure da epatite C. Complessivamente, l'incidenza della Pdi è risultata pari a 342/100.000 anni-persona, e si è ridotta a 187/100.000 entro 3 anni dall'immunizzazione con Ppv-23. Nonostante il 78% dei pazienti abbia ricevuto il Ppv-23, il 74% degli episodi di Pdi è stato causato proprio da sierotipi Ppv-23. In un'analisi caso-controllo la carica virale al momento dell'immunizzazione (ma non la conta Cd4) è apparsa significativamente predittiva del fallimento del Ppv-23. L'80% dei casi di Ipd, infine, ha richiesto l'ospedalizzazione, con una durata media di ricovero di 7 giorni.
Malattia pneumococcica invasiva frequente in Hiv-positivi
Nonostante siano disponibili mezzi efficaci per prevenire negli individui Hiv-positivi la malattia da pneumococco, come la terapia antiretrovirale e il vaccino polisaccaridico 23-valente (Ppv-23), l'incidenza - e di conseguenza la morbilità e la mortalità - della malattia pneumococcica invasiva (Pdi) restano elevate. È la conclusione di uno studio osservazionale di coorte effettuato da un team guidato da Reed A.C. Siemieniuk, della McMaster university di Hamilton (Canada), tra il 2000 e il 2010 nella regione dell'Alberta meridionale, basandosi su dati di sorveglianza di laboratorio e ospedalieri. Su un totale di 1.946 soggetti Hiv-positivi, con un follow-up di 11.099 anni-persona, si sono avuti 68 episodi distinti di malattia pneumococcica in 50 pazienti. Si è notato un rischio maggiore nei soggetti di genere femminile, di età >60 anni, con livello di istruzione più basso, nei fumatori, negli utilizzatori di farmaci per via iniettiva, negli individui con nadir dei Cd4 <200/uL, in pazienti affetti da broncopneumopatia cronica ostruttiva oppure da epatite C. Complessivamente, l'incidenza della Pdi è risultata pari a 342/100.000 anni-persona, e si è ridotta a 187/100.000 entro 3 anni dall'immunizzazione con Ppv-23. Nonostante il 78% dei pazienti abbia ricevuto il Ppv-23, il 74% degli episodi di Pdi è stato causato proprio da sierotipi Ppv-23. In un'analisi caso-controllo la carica virale al momento dell'immunizzazione (ma non la conta Cd4) è apparsa significativamente predittiva del fallimento del Ppv-23. L'80% dei casi di Ipd, infine, ha richiesto l'ospedalizzazione, con una durata media di ricovero di 7 giorni.
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