Aids, paziente tipo arriva tardi alla cura

Allarme: il 25% dei sieropositivi in Italia non sa di esserlo.


Negli ultimi anni è forse calata l'attenzione dei media nei confronti dell'aids, la malattia che venne definita la peste del XX secolo. Nonostante ciò il male non è ancora stato debellato: Giuliano Rizzardini, direttore della divisione di malattie infettive dell'ospedale Sacco di Milano, a una conferenza stampa sui nuovi approcci terapeutici per l'aids ha sottolineato come «una persona su 4 tra quelle sieropositive in Italia» non sappia di esserlo.
Il medico ha spiegato che il paziente tipico arriva nei centri di malattie infettive intorno ai 40 anni ed «è stato contagiato per via sessuale». Inoltre «la metà dei casi arriva tardi, quando la malattia è avanzata, perché pensava di non essere malato».
CALATI PAZIENTI TOSSICODIPENDENTI. «L'epidemia di hiv e aids è cambiata in questi anni», ha aggiunto, «perché adesso il contagio avviene principalmente per via sessuale. È il 75% dei casi, il 29% dei quali per via omosessuale. Sono calati di molto i pazienti tossicodipendenti».
Rizzardini ha poi chiarito che «le trasmissioni da madre a figlio non dovrebbero più esserci, ma nel 2008 ci sono stati 6 casi di bambini nati sieropositivi, e si trattava di madri straniere. Sono cose che non dovrebbero succedere».
Secondo lo studioso si è anche allungata l'età in cui si scopre di essere sieropositivi, 35 anni per le donne, 40 per gli uomini. «Ma il dato allarmante», ha concluso, «è che una persona su 4 tra quelle sieropositive in Italia non sa di esserlo. E ovviamente, più tardi arriva la diagnosi, più è difficile curare bene la persona».


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