Italia: 160.000 persone con virus Hiv
Italia: 160.000 persone con virus Hiv
Sono fra 143.000 e 165.000 le persone che in Italia vivono con il virus Hiv responsabile dell’Aids. Secondo le stime presentate oggi a Roma, a margine della Conferenza mondiale della International Aids Society (Ias), ogni 2 ore in Italia una persona viene contagiata dal virus Hiv, per un totale di 4.000 nuove infezioni l’anno. I dati ufficiali del Centro Operativo Aids attivo presso l’Istituto Superiore di Sanità (Iss), relativi al 2009, indicano 2.588 nuove diagnosi con un’incidenza pari a 6 abitanti ogni 100.000, maggiore al Nord rispetto a Sud e Isole.
«Dati – rileva l’Iss – che che inquadrano l’Italia fra i Paesi dell’Europa occidentale con un’incidenza di nuove diagnosi di Hiv medio-alta». Emerge inoltre che l’età al momento della diagnosi è sempre più avanzata: se nel 1985 era di 26 anni per i maschi e 24 anni per le femmine, nel 2009 è aumentata rispettivamente a 39 e 36 anni. Sempre secondo i dati dell’Iss, in un terzo dei casi la malattia viene diagnosticata solo quando la malattia è ormai in fase avanzata e il numero delle cellule immunitarie CD4, che sono il principale bersaglio del virus, è inferiore a 200 per microlitro di sangue. Nel 2010 quasi 60% dei chi ha avuto la diagnosi di Aids conclamato quando ha scoperto di essere sieropositivo: una tendenza che è aumentata progressivamente negli ultimi 15 anni e che ha fatto sì che ben due terzi delle persone che hanno avuto la diagnosi dal 1996 ad oggi non abbia beneficiato delle terapie prima della diagnosi. Cambiano anche le modalità con cui si trasmette il virus: i tossicodipendenti, fra i quali nel 1985 la trasmissione del virus era la più elevata (74,6%), nel 2009 erano appena il 5,4%, mentre attualmente il virus Hiv viene trasmesso nella maggioranza dei casi (79%) per via sessuale (nel 1985 solo il 7,8%). Secondo i dati dell’Iss, il 40,8% delle donne e l’11,8% deli uomini ha avuto rapporti con un partner che sapeva essere sieropositivo. Le nuove diagnosi fra gli stranieri, rileva l’Iss, è aumentata dall’11% del 1992 al 32,9% del 2006, ma da allora ha cominciato a ridursi e nel 2009 sono state pari al 27,2%. «In pratica – rileva l’Iss – nel 2009 quasi una persona su 3, diagnosticata come HIV positiva, è risultata di nazionalità straniera». Tra questi, inoltre, il virus si è trasmesso soprattutto per contatti eterosessuali (dal 24,6% del 1992 al 70% del 2009).
Sempre secondo i dati dell’Iss, le diagnosi di Aids conclamato sono state 62.617 dal 1982, anno della prima diagnosi di Aids in Italia, al 31 dicembre 2010. Di queste, 48.389 (77,3%) riguardavano uomini, 773 (1,2%) bambini al di sotto di 13 anni e 5.335 (8,5%) stranieri. Nel 2010 sono stati notificati 1.079 nuovi casi di Aids (361 dei quali diagnosticati negli anni precedenti). Come per la sieropositività, anche per l’Aids conclamato la diagnosi arriva sempre più in età avanzata. Per la maggior parte ( 66,2%) riguarda persone che hanno fra 30 e 49 anni (44 anni per gli uomini e 40 per le donne nel 2010, contro l’età media di 31 anni per gli uomini e 29 per le donne che si registrava nel 1990).
«Dati – rileva l’Iss – che che inquadrano l’Italia fra i Paesi dell’Europa occidentale con un’incidenza di nuove diagnosi di Hiv medio-alta». Emerge inoltre che l’età al momento della diagnosi è sempre più avanzata: se nel 1985 era di 26 anni per i maschi e 24 anni per le femmine, nel 2009 è aumentata rispettivamente a 39 e 36 anni. Sempre secondo i dati dell’Iss, in un terzo dei casi la malattia viene diagnosticata solo quando la malattia è ormai in fase avanzata e il numero delle cellule immunitarie CD4, che sono il principale bersaglio del virus, è inferiore a 200 per microlitro di sangue. Nel 2010 quasi 60% dei chi ha avuto la diagnosi di Aids conclamato quando ha scoperto di essere sieropositivo: una tendenza che è aumentata progressivamente negli ultimi 15 anni e che ha fatto sì che ben due terzi delle persone che hanno avuto la diagnosi dal 1996 ad oggi non abbia beneficiato delle terapie prima della diagnosi. Cambiano anche le modalità con cui si trasmette il virus: i tossicodipendenti, fra i quali nel 1985 la trasmissione del virus era la più elevata (74,6%), nel 2009 erano appena il 5,4%, mentre attualmente il virus Hiv viene trasmesso nella maggioranza dei casi (79%) per via sessuale (nel 1985 solo il 7,8%). Secondo i dati dell’Iss, il 40,8% delle donne e l’11,8% deli uomini ha avuto rapporti con un partner che sapeva essere sieropositivo. Le nuove diagnosi fra gli stranieri, rileva l’Iss, è aumentata dall’11% del 1992 al 32,9% del 2006, ma da allora ha cominciato a ridursi e nel 2009 sono state pari al 27,2%. «In pratica – rileva l’Iss – nel 2009 quasi una persona su 3, diagnosticata come HIV positiva, è risultata di nazionalità straniera». Tra questi, inoltre, il virus si è trasmesso soprattutto per contatti eterosessuali (dal 24,6% del 1992 al 70% del 2009).
Sempre secondo i dati dell’Iss, le diagnosi di Aids conclamato sono state 62.617 dal 1982, anno della prima diagnosi di Aids in Italia, al 31 dicembre 2010. Di queste, 48.389 (77,3%) riguardavano uomini, 773 (1,2%) bambini al di sotto di 13 anni e 5.335 (8,5%) stranieri. Nel 2010 sono stati notificati 1.079 nuovi casi di Aids (361 dei quali diagnosticati negli anni precedenti). Come per la sieropositività, anche per l’Aids conclamato la diagnosi arriva sempre più in età avanzata. Per la maggior parte ( 66,2%) riguarda persone che hanno fra 30 e 49 anni (44 anni per gli uomini e 40 per le donne nel 2010, contro l’età media di 31 anni per gli uomini e 29 per le donne che si registrava nel 1990).
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