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Messaggio Da Gex Sab 24 Set - 13:54

Una donna candidata alle presidenziali egiziane

Il nuovo Egitto non è solo Fratelli Musulmani, c'è anche Bothaina Kamel

Per la prima volta dalla morte di Cleopatra (31 a. C.), una donna può aspirare a governare la terra dei Faraoni come presidente. Si chiama di Bothaina Kamel e ha 49 anni. Ex anchorwoman, recentemente ha commentato la sua candidatura dichiarando: “Mettendomi in gioco sto trasformando questo diritto democratico – il diritto di una donna di essere Presidente – in una realtà concreta, che cambia le prospettive”. In un’intervista alla CNN ha ammesso: “All'inizio la gente era scioccata, poi non mi hanno dato peso, adesso mi prendono più seriamente. Mi avevano detto che non avrebbero mai accettato una donna presidente, ma ora accettano me: lo stereotipo è che gli egiziani non voteranno mai una donna, ma la gente vota qualcuno che li può aiutare. Se sono pronta ad aiutarli, mi voteranno. Sono persone molto pratiche”. Tanti, dice sorridendo, ora sostengono: “Bothaina Kamel è più di cento uomini, è più maschio di un uomo”.

“Qualcuno, intendo una donna, doveva candidarsi, ci ho pensato io e non lo considero un grande gesto. Non possiamo passare la vita a dire che ci sono negati i diritti, i diritti le donne se li devono prendere: tutte le donne, e tutti i diritti”. Le possibilità che Bothaina possa vincere sono scarse, ma il solo fatto di essersi potuta candidate definisce il volto sperato della presunta “primavera araba” egiziana, il cui iniziale risultato tangibile è però (e purtroppo) l’ascesa al potere dei Fratelli Musulmani. L’ex giornalista è diventata famosa per le sue dimissioni dalla tv di Stato al culmine delle proteste che hanno portato alla caduta di Mubarak e del suo governo, e ora intende presentarsi alle presidenziali d’inizio 2012. Per questa ragione sta girando per l’Egitto in lungo e in largo: per toccare con mano i problemi della gente.

Da studentessa, all’Università del Cairo, Bothaina si occupava già di politica e ha continuato a farlo lavorando in radio e in tv. Per sei anni ha condotto un programma radiofonico, che andava in onda a tarda notte, dal titolo “Confessioni Notturne” (“Eterafat al-Leyali”), nel quale si parlava di tutto, spaziando dall’infedeltà agli abusi di potere, dai diritti delle minoranze alla religione. Persino di AIDS e omosessualità. Si sa però come vanno a finire certi programmi liberi nei Paesi che non lo sono: ‘Confessioni Notturne’ fu improvvisamente sospeso, con l’accusa di “diffamare l’Egitto” e in particolare il Mar Rosso, dopo che un ragazzo di là – e per il quale da presentatrice aveva lottato perché potesse parlare in trasmissione – confessò in diretta di aver contratto il virus dell’HIV.

Per dieci anni Bothaina Kamel ha presentato uno show televisivo, a sua volta interrotto, che parlava con le donne di maltrattamenti, violenze sessuali e aborto, dal nome “Per favore, capitemi” (‘Argook Efhamni’), mandato in onda su Orbit, canale di proprietà saudita. Nel 2005, con due amiche, Kamel fonda il Movimento ‘Vi stiamo guardando’ (‘Shayfeen’). Lo scopo era quello di monitorare le prime elezioni multipartitiche decise da Mubarak su pressione americana (quelle durante le quali, per intenderci, fu arrestato Ayman Nour, leader del Partito ‘Al-Ghad’, ‘Domani’, reo di aver ‘osato’ sfidare il presidente uscente, poi risultato ancora vincitore grazie ai brogli; le stesse elezioni in cui per la prima volta i Fratelli Musulmani raccolsero il 20% dei voti per l’elezione del Parlamento). Dall’esperienza di Shayfeen nacque anche un documentario.

Bothaina Kamel è donna coraggiosa (anche la scrittrice, psichiatra e nota militante femminista Nawal El-Saadawi si era candidata per poi ritirarsi) e si batterà contro 7 uomini e tra cui stanno due pesi massimi del post-Mubarak: l'ex direttore dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica, Mohamed El Baradei e l'ex segretario generale della Lega Araba, Amr Moussa. Anche loro, però, senza moltissime speranze di vittoria, se si considera che nel “nuovo Egitto”, in cui il governo militare si è alleato con i Fratelli Musulmani, è vietato eleggere un presidente egiziano con doppia nazionalità. Il Nobel per la Pace 2005 El Baradei è stato addirittura preso a sassate, ai seggi di marzo per cambiare la Costituzione.

Bothaina, che ovviamente è esperta di comunicazione e ha sempre al proprio seguito un cameraman nel tour elettorale, promette davanti alle telecamere della CNN che “per quando si voterà, sarò la più informata di tutti sul popolo egiziano: conosco i bisogni dei beduini, del popolo dell'Egitto Superiore, del cristiani copti”, lei che è musulmana ed indossa un ciondolo con la croce e la mezzaluna insieme, simbolo di fratellanza tra musulmani e cristiani. Vuole conoscere le necessità “dei lavoratori”, poiché a livello economico ha annunciato una piattaforma anti-corruzione e anti-povertà, e conoscere ciò di cui hanno bisogno “le altre diverse minoranze”. “Sono una donna, ma i diritti delle donne non sono il mio unico obiettivo. Io combatto per i diritti di tutti gli egiziani”, ha affermato recentemente.

Il suo slogan è proprio “l’Egitto è la mia agenda” e trae ispirazione dal fatto che, durante le rivolte in Piazza Tahrir, i media governativi sostenevano che esse fossero sobillate da un Paese straniero. Questa vuole essere la risposta dell’ex giornalista che, dopo essersi opposta a Mubarak, schierandosi in prima linea, nel 2004, con il Movimento di opposizione “Kifaya” (“Basta”), oggi è considerata dai militari al potere “nemica della rivoluzione”, per aver osato criticare il Consiglio Supremo delle Forze Armate: “Noi non abbiamo ancora cambiato il regime, abbiamo cambiato la testa del regime, ma "loro" sono ancora nei posti chiave e noi dobbiamo essere come i contadini: lavorare la terra sempre, con la pioggia e senza, con l'acqua e senza, ogni giorno con la vanga in mano”. “Rispetto le forze militari del mio Paese”, ha poi assicurato, “ma ho diritto di criticare la politica del Consiglio Supremo. Loro sono in una posizione di potere che è propriamente politica. La democrazia significa essere trasparenti, essere responsabili delle nostre azioni davanti alla popolazione. Criticare non è certo insultare”.

E sui Fratelli Musulmani Bothaina Kamel dice: “Li abbiamo difesi quando andavano in prigione, ma adesso pensano solo al gioco della politica. In Egitto forse non sono l'organizzazione più popolare, ma certamente sono quella più radicata sul territorio e adesso potremmo cambiar loro il nome e chiamarli i ‘Fratelli del Consiglio delle forze armate’. All'ultima manifestazione a piazza Tahrir i ‘Fratelli hanno deciso di non prender parte, ma in quella piazza c'erano invece quelli, come Bothaina Kamel, che combattono per i diritti e per la democrazia. Perché i ‘Fratelli’ non sono venuti a chiedere che la rivoluzione non sia tradita?”. Forse e semplicemente perché essi sono parte integrante di questo tradimento.

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