Kap1, proteina cellulare ne blocca diffusione
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Kap1, proteina cellulare ne blocca diffusione
Utile per cercare cure, ma non basta a difesa da infezione
TRENTO, 18 GIU - Una proteina cellulare che non e' sufficiente a difendere la cellula dall'infezione da Hiv, ma puo' bloccarne il passaggio ad altre cellule. E' la kap1, individuata da un gruppo di ricercatori italiani, che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista scientifica 'Cell Host and Microbe'. La scoperta viene presentata come non risolutiva contro l'Aids, ma importante per individuare nuove terapie, basate sulle difese naturali delle cellule umane. Il lavoro, durato sette anni, e' nato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e completato al Cibio dell'Universita' di Trento.
TRENTO, 18 GIU - Una proteina cellulare che non e' sufficiente a difendere la cellula dall'infezione da Hiv, ma puo' bloccarne il passaggio ad altre cellule. E' la kap1, individuata da un gruppo di ricercatori italiani, che hanno pubblicato il loro studio sulla rivista scientifica 'Cell Host and Microbe'. La scoperta viene presentata come non risolutiva contro l'Aids, ma importante per individuare nuove terapie, basate sulle difese naturali delle cellule umane. Il lavoro, durato sette anni, e' nato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e completato al Cibio dell'Universita' di Trento.
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Re: Kap1, proteina cellulare ne blocca diffusione
HIV, allo studio nuove terapie basate sulle difese naturali
I risultati pubblicati sulla rivista scientifica "Cell Host and Microbe". Ricerca approdata al CIBIO grazie a un finanziamento della Provincia di Trento
Trento, 17 giugno 2011 - (e.b.) Nel giugno di 30 anni fa il primo caso di infezione da HIV.
Oggi, anche se dell'HIV sappiamo molto più che di qualsiasi altro agente patogeno, la battaglia contro questo subdolo agente infettivo non è ancora vinta.
Numerosi scienziati a livello mondiale sono impegnati nell'osservare e nell'analizzare i meccanismi di interazione del virus con la cellula umana alla ricerca di possibili, nuovi spunti di terapia contro l'AIDS.
Tra loro c'è un gruppo di ricerca del Laboratorio di Virologia molecolare del CIBIO, Centro Interdipartimentale di Biologia Integrata dell'Università di Trento, che ha svolto un nuovo studio sul meccanismo di infezione di HIV-1.
I risultati della ricerca condotta nel Centro CIBIO di Mattarello (Trento) avranno applicazioni nello sviluppo di nuove terapie, basate sulle difese naturali delle cellule umane.
Non si tratta di una scoperta risolutiva contro l'AIDS, ma i risultati rappresentato un significativo contributo, un passaggio importante.
Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica "Cell Host and Microbe" ed è il risultato di un approfondito studio biomolecolare, nato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e completato al CIBIO, condotto da un gruppo interdisciplinare di ricercatori del centro CIBIO in collaborazione con il Centro internazionale di ingegneria genetica (ICGEB) di Trieste e l'Istituto di Biofisica del CNR di Trento.
Il gruppo è composto da Awatef Allouch, Cristina Di Primio, Emanuele Alpi, Marina Lusic, Daniele Arosio, Mauro Giacca e Anna Cereseto.
Il loro studio è stato reso possibile grazie a un finanziamento europeo (FP7 HEALTH) e a un finanziamento della Provincia autonoma di Trento (COFUND project, Team 2009 Incoming) con il quale il gruppo di ricerca si è spostato a Trento per completare e continuare le attività di ricerca.
La ricerca del Laboratorio di Virologia molecolare del CIBIO si inserisce nell'ambito di un progetto europeo finalizzato all'individuazione di proteine cellulari che interagiscono con HIV-1 dopo l'entrata del virus nella cellula.
Infatti HIV-1, come tutti i virus, dipende dall'apparato cellulare per completare il proprio ciclo replicativo che porta alla genesi di nuove particelle virali in grado di uscire dalla cellula per infettarne di nuove. In particolare, da anni il gruppo si occupa di individuare proteine cellulari che legano una proteina virale (si chiama "integrasi"), che serve al virus per fondere il proprio genoma nei cromosomi cellulari.
Il progetto, durato 7 anni, ha portato all'individuazione di una proteina kap1 che lega l'integrasi inattivandola. Kap1 fa parte di una famiglia più ampia di proteine cellulari che servono alle cellule come prima difesa dall'attacco da virus di vario genere.
Questo sistema di risposta cellulare innata si distingue da quello immunitario perché agisce a livello cellulare e perché è una prima tempestiva risposta dall'attacco di patogeni.
Finora nessuna di queste proteine sembrava coinvolta nell'infezione da HIV se non una di queste, TRIM5alfa, nota per la sua capacità di proteggere completamente le scimmie dall'infezione dal virus umano HIV-1 pur rimanendo sensibili al virus della scimmia SIV.
«Il nostro lavoro - spiegano il gruppo che ha svolto la ricerca - mostra che Kap1, legandosi al virus, modifica l'integrasi rendendola incapace di catalizzare la reazione che porta all'integrazione del virus nel genoma umano. Il virus, quindi, attaccato da Kap1 dopo la sua entrata nella cellula risulta incapace di produrre una nuova progenie virale utile alla propagazione dell'infezione. Tuttavia, anche in questo caso come spesso avviene per HIV, il virus ha dimostrato di essere capace di sfuggire alla difesa della cellula ospite. Infatti, benché le cellule del nostro organismo contengano il fattore Kap1, risultano comunque sensibili all'infezione. Dalla comprensione del meccanismo di fuga del virus da questo antico sistema di difesa cellulare avremo l'opportunità di utilizzare una difesa innata e naturale della cellula come possibile nuovo strumento per la sconfitta di HIV e quindi dell'AIDS».
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I risultati pubblicati sulla rivista scientifica "Cell Host and Microbe". Ricerca approdata al CIBIO grazie a un finanziamento della Provincia di Trento
Trento, 17 giugno 2011 - (e.b.) Nel giugno di 30 anni fa il primo caso di infezione da HIV.
Oggi, anche se dell'HIV sappiamo molto più che di qualsiasi altro agente patogeno, la battaglia contro questo subdolo agente infettivo non è ancora vinta.
Numerosi scienziati a livello mondiale sono impegnati nell'osservare e nell'analizzare i meccanismi di interazione del virus con la cellula umana alla ricerca di possibili, nuovi spunti di terapia contro l'AIDS.
Tra loro c'è un gruppo di ricerca del Laboratorio di Virologia molecolare del CIBIO, Centro Interdipartimentale di Biologia Integrata dell'Università di Trento, che ha svolto un nuovo studio sul meccanismo di infezione di HIV-1.
I risultati della ricerca condotta nel Centro CIBIO di Mattarello (Trento) avranno applicazioni nello sviluppo di nuove terapie, basate sulle difese naturali delle cellule umane.
Non si tratta di una scoperta risolutiva contro l'AIDS, ma i risultati rappresentato un significativo contributo, un passaggio importante.
Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica "Cell Host and Microbe" ed è il risultato di un approfondito studio biomolecolare, nato alla Scuola Normale Superiore di Pisa e completato al CIBIO, condotto da un gruppo interdisciplinare di ricercatori del centro CIBIO in collaborazione con il Centro internazionale di ingegneria genetica (ICGEB) di Trieste e l'Istituto di Biofisica del CNR di Trento.
Il gruppo è composto da Awatef Allouch, Cristina Di Primio, Emanuele Alpi, Marina Lusic, Daniele Arosio, Mauro Giacca e Anna Cereseto.
Il loro studio è stato reso possibile grazie a un finanziamento europeo (FP7 HEALTH) e a un finanziamento della Provincia autonoma di Trento (COFUND project, Team 2009 Incoming) con il quale il gruppo di ricerca si è spostato a Trento per completare e continuare le attività di ricerca.
La ricerca del Laboratorio di Virologia molecolare del CIBIO si inserisce nell'ambito di un progetto europeo finalizzato all'individuazione di proteine cellulari che interagiscono con HIV-1 dopo l'entrata del virus nella cellula.
Infatti HIV-1, come tutti i virus, dipende dall'apparato cellulare per completare il proprio ciclo replicativo che porta alla genesi di nuove particelle virali in grado di uscire dalla cellula per infettarne di nuove. In particolare, da anni il gruppo si occupa di individuare proteine cellulari che legano una proteina virale (si chiama "integrasi"), che serve al virus per fondere il proprio genoma nei cromosomi cellulari.
Il progetto, durato 7 anni, ha portato all'individuazione di una proteina kap1 che lega l'integrasi inattivandola. Kap1 fa parte di una famiglia più ampia di proteine cellulari che servono alle cellule come prima difesa dall'attacco da virus di vario genere.
Questo sistema di risposta cellulare innata si distingue da quello immunitario perché agisce a livello cellulare e perché è una prima tempestiva risposta dall'attacco di patogeni.
Finora nessuna di queste proteine sembrava coinvolta nell'infezione da HIV se non una di queste, TRIM5alfa, nota per la sua capacità di proteggere completamente le scimmie dall'infezione dal virus umano HIV-1 pur rimanendo sensibili al virus della scimmia SIV.
«Il nostro lavoro - spiegano il gruppo che ha svolto la ricerca - mostra che Kap1, legandosi al virus, modifica l'integrasi rendendola incapace di catalizzare la reazione che porta all'integrazione del virus nel genoma umano. Il virus, quindi, attaccato da Kap1 dopo la sua entrata nella cellula risulta incapace di produrre una nuova progenie virale utile alla propagazione dell'infezione. Tuttavia, anche in questo caso come spesso avviene per HIV, il virus ha dimostrato di essere capace di sfuggire alla difesa della cellula ospite. Infatti, benché le cellule del nostro organismo contengano il fattore Kap1, risultano comunque sensibili all'infezione. Dalla comprensione del meccanismo di fuga del virus da questo antico sistema di difesa cellulare avremo l'opportunità di utilizzare una difesa innata e naturale della cellula come possibile nuovo strumento per la sconfitta di HIV e quindi dell'AIDS».
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