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VERBANIA: impennata di casi

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Messaggio Da Gex Mer 1 Giu - 20:45

Nel Vco nel 2011 si viaggia a un ritmo doppio di diagnosi rispetto al passato. Viaggio nel mondo del "tanto di Aids non si muore più"

Gli anni Novanta sono archiviati. All'epoca il Vco era secondo in Italia per densità di sieropositivi. Un'epidemia dilagata soprattutto tra i tossicodipendenti, gli eroinomani degli anni Settanta e Ottanta. Molti di loro in questi anni sono stati stroncati dall'Aids e il Vco è sceso nelle classifiche nazionali (ora è 80esimo). Il virus Hiv non è dunque più qualcosa di cui preoccuparsi? Tutt'altro visto gli ultimi dati del reparto di Malattie infettive del Castelli di Verbania. "Difficile dire se si tratti di un caso o meno - spiega il dirigente medico Vincenzo Mondino -, ma nei primi cinque mesi del 2011 abbiamo avuto già nove nuovi casi di sieropositività scoperta, mentre normalmente, come nel 2010, si viaggiava sui dieci l'anno. Ovviamente niente a che vedere con realtà come Milano dove si viaggia su uno-due nuovi sieropositivi diagnosticati al giorno". Chi sono i nuovi sieropositivi? "Diciamo un 60 per cento omosessuali e un 40 per cento etero. Di questi ultimi nove, due donne, una l'ha scoperto in gravidanza, e sette uomini". L'età? "Sopra i trenta. Il problema è che non ci si sottopone all'esame prima, perché uno dice: tanto sto bene, e si arriva in alcuni casi, come due degli ultimi, quando l'Aids è conclamato, mentre una diagnosi precoce consente di iniziare prima con le terapie e di avere più successo in un sistema immunitario meno danneggiato".

Quali spiegazioni possono esserci a questo aumento di sieropositivi? "Innanzitutto va detto che quelli diagnosticati sono la punta dell'iceberg, poichè nonostante l'esame sia gratuito e segreto in pochi lo fanno. Poi con il fatto che ormai esistono delle terapie che funzionano, che non guariscono dal virus ma che assicurano una lunga aspettativa di vita, - c'è chi teorizza anche quarant'anni ma non sappiamo ancora sul lungo periodo queste terapie cosa possono comportare -, sta passando una mentalità per la quale l'Aids non è un pericolo, che si può anche rischiare nell'avere rapporti non protetti con soggetti a rischio. Ma va ricordato che essere sieropositivi vuol dire doversi sottoporre per tutta la vita a particolari terapie".



Il medico si ferma qui, risalire all'occasione del contagio: prostituzione, partner occasionali o altri eventi accidentali, non è compito di chi deve curare il paziente. Per un'analisi sulle modalità di trasmissione più comuni ci rivolgiamo ad Andrea Gnemmi di Contorno Viola, associazione verbanese che da decenni si occupa di prevenzione dell'Hiv. "Noi facciamo da anni educazione nelle scuole con la peer-education - spiega Gnemmi -, e ci consola il fatto che per ora non ci sono under 30 della zona sieropositivi, ma è vero che in molti casi lo si scopre a distanza di anni, le donne in gravidanza per esempio, oppure perché la malattia si è ormai conclamata. La via di trasmissione è ormai quasi unicamente quella dei rapporti sessuali non protetti. E non è detto che occorra andare con prostitute. Basta avere una vita sessuale normale etero o gay e avere avuto magari 3-4 partner in una decina d'anni, cosa non infrequente, se uno di loro era sieropositivo e non si è usato il profilattico, non solo si è contagiati, ma lo si può trasmettere ad altri partner se non si è a conoscenza di averlo. Anche alcuni insospettabili hanno l'Hiv".

Secondo Gnemmi il dato di sieropositivi nel Vco è sottostimato: "Molti si fanno l'esame e si fanno curare fuori provincia poiché hanno paura che possa venire a sapersi all'esterno nonostante le disposizioni di legge sulla privacy" (si legga la lettera inviataci da un lettore sieropositivo, ndr).



Ma nel Vco non va dimenticato che esiste anche un pendolarismo-frontalierato verso Lombardia e Canton Ticino del sesso a pagamento. Una nostra fonte ci riferisce di essere a conoscenza di una ragazza dell'Est che lavora in un noto locale di escort del Luganese frequentato da italiani, anche del Vco, che offre prestazioni non protette. "La crisi e la concorrenza da alcuni anni - ci riferisce - hanno cambiato il mercato, e ci sono prostitute che pur di guadagnare sono disposte anche a esaudire richieste dei clienti come quella di non utilizzare il preservativo".

La lotta contro l'Hiv, ma prima di tutto contro la mentalità del "tanto non capiterà a me" è ancora lunga.
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Gex
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