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Hiv Aids, record di casi a Brescia

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Messaggio Da Gex Ven 21 Ott - 22:12

In Lombardia lo scorso anno i sieropositivi erano 23-27 mila mentre i casi di Aids a partire dall’inizio dell’epidemia risultano 18.576 (l’Aids è la fase finale della sieropositività, che può restare in incubazione diversi anni). 2500 sono i casi registrati nel Bresciano.
I dati sono stati elaborati dall’Istituto superiore di Sanità e presentati giovedì a una conferenza stampa sulle terapie per l’Hiv.
A livello nazionale i nuovi casi di infezione, nel 2010, si stima siano stati tra i 3.500 e 4.300, di cui 570-700 in Lombardia. I casi di Aids in Italia, cioè quando la malattia è in fase conclamata, dall’inizio dell’epidemia si calcola che siano stati 62.617.
A Milano il numero più alto di contagi, con 8.378 nuovi casi, ma la maggiore incidenza si è registrata a Brescia che, con 2456 ammalati, detiene il record regionale con il 3,8%, seguita da Bergamo (3,6%) e Lecco (3,3%).
”Il paziente sieropositivo tipico che arriva nei centri di malattie infettive ha 40 anni, è stato contagiato per via sessuale e in oltre la metà dei casi arriva tardi, quando la malattia è avanzata, perchè pensava di non essere malato”. Lo ha spiegato Giuliano Rizzardini, direttore della divisione di malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, a una conferenza stampa sui nuovi approcci terapeutici per l’aids.
”L’epidemia di hiv e aids è cambiata in questi anni”; ha aggiunto, perchè adesso il contagio avviene principalmente per via sessuale. E’ il 75% dei casi, il 29% dei quali per via omosessuale. Sono calati di molto i pazienti tossicodipendenti. Le trasmissioni da madre a figlio non dovrebbero più esserci, ma nel 2008 ci sono stati sei casi di bambini nati sieropositivi, e si trattava di madri straniere. Sono cose che non dovrebbero succedere”.
Si è anche allungata l’età in cui si scopre di essere sieropositivi, 35 anni per le donne, 40 per gli uomini. ”Ma il dato allarmante”, ha concluso Rizzardini, è che una persona su 4 tra quelle sieropositive in Italia non sa di esserlo. E ovviamente, più tardi arriva la diagnosi, più è difficile curare bene la persona”.
Ripensare la terapia antiretrovirale (art) combinata con tre farmaci: è questo l’invito che arriva dagli infettivologi che, dopo i progressi raggiunti in questi anni, pensano che si possa passare alla monoterapia in alcuni casi, nei pazienti che hanno risposto molto bene alla cura, risparmiandogli un eccesso di tossicità nel lungo periodo, o nel caso presentino effetti collaterali pesanti. Tanto che in Lombardia è appena partita una sperimentazione in 19 centri di malattie infettive per testare gli effetti della monoterapia, come hanno spiegato a Milano medici, associazioni ed economisti.
”La terapia antiretrovirale combinata con tre farmaci, introdotta nel 1995 in Italia”, ha spiegato Massimo Galli, direttore della scuola di Malattie infettive dell’ospedale Sacco di Milano, “ha segnato una svolta, rivelandosi estremamente efficace, migliorando la qualità della vita dei malati e riducendo la quantità di virus in circolazione. Ma nel lungo periodo può portare a pesanti effetti collaterali, di tipo renale e di indebolimento osseo, nonchè a un esborso economico per le casse del servizio sanitario non indifferente”.
Basti pensare che in Lombardia, ”dove vi è il numero più alto di sieropositivi e malati di aids”, ha proseguito Galli, “per i farmaci antiretrovirali si spendono 11mila euro a paziente ogni anno, pari a un totale di 189 milioni di euro, con un aumento del 10% circa l’anno”.
In un momento in cui anche le risorse da destinare alla sanità sono sempre meno, i medici hanno iniziato a considerare l’ipotesi della monoterapia, che avrebbe anche una minore tossicità nel lungo periodo. Il Crems (Centro ricerca in economia e management in sanità) dell’università Liuc di Castellanza ha calcolato che implementando la monoterapia con gli inibitori delle proteasi come una delle alternative si potrebbero risparmiare dai 10 ai 22 milioni di euro, cioè dal 4 all’8% circa. Lo studio Molo appena partito in Lombardia valuterà il rapporto di efficacia, tollerabilità e costi/benefici tra le due terapie con tre farmaci e uno solo.

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