Abruzzo: De Fanis, misure contro infezione Hiv in istituti di pena
Abruzzo: De Fanis, misure contro infezione Hiv in istituti di pena
L'Aquila, 14 giu - La Giunta regionale d'Abruzzo, su proposta dell'assessore alla Prevenzione collettiva, Luigi De Fanis, ha recepito l'intesa, raggiunta in sede di Conferenza unificata tra Regioni e Governo, sugli interventi di contrasto all'infezione da HIV negli istituti di pena.
L'accordo, tra gli altri interventi, contempla a carico del Servizio sanitario nazionale: azioni stabili e continuative di consulenza infettivologica e multiprofessionale in tutti gli Istituti di pena; la reiterazione del test di screening HIV fino ad un tasso di esecuzione di almeno il 60 per cento in ogni Istituto; l'offerta, in caso di accertata sieropositivita', di livelli diagnostici non inferiori a quelli offerti esternamente; terapie ARV, distribuzione di farmaci e contolli ematochimici, virologici e immunologici.
''In considerazione del fatto che le funzioni sanitarie negli Istituti di pena sono state affidate alle Asl - spiega De Fanis - e' necessario garantire una serie di azioni volte a superare i principali problemi e le attuali disomogeneita' nell'assistenza e cura della persona sieropositiva per HIV.
Nello specifico,l'assistenza dei detenuti con infezioni da HIV puo' essere guidata da unita' operative di malattie infettive del territorio dove insiste ogni singolo istituto penitenziario''. Molti dei detenuti risultano gia' affetti da patoligie infettive al loro ingresso in carcere. Non puo' pero' essere sottovalutata la possibilita' che fattori quali l'eccessivo affollamento, l'inadeguatezza delle strutture che si riflette sulla possibilita' di osservare correttamene le norme igienico-sanitarie e la carenza di politiche sanitarie realmente efficaci possano favorire la diffusione delle infezioni all'interno degli stessi Istituti''.
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L'accordo, tra gli altri interventi, contempla a carico del Servizio sanitario nazionale: azioni stabili e continuative di consulenza infettivologica e multiprofessionale in tutti gli Istituti di pena; la reiterazione del test di screening HIV fino ad un tasso di esecuzione di almeno il 60 per cento in ogni Istituto; l'offerta, in caso di accertata sieropositivita', di livelli diagnostici non inferiori a quelli offerti esternamente; terapie ARV, distribuzione di farmaci e contolli ematochimici, virologici e immunologici.
''In considerazione del fatto che le funzioni sanitarie negli Istituti di pena sono state affidate alle Asl - spiega De Fanis - e' necessario garantire una serie di azioni volte a superare i principali problemi e le attuali disomogeneita' nell'assistenza e cura della persona sieropositiva per HIV.
Nello specifico,l'assistenza dei detenuti con infezioni da HIV puo' essere guidata da unita' operative di malattie infettive del territorio dove insiste ogni singolo istituto penitenziario''. Molti dei detenuti risultano gia' affetti da patoligie infettive al loro ingresso in carcere. Non puo' pero' essere sottovalutata la possibilita' che fattori quali l'eccessivo affollamento, l'inadeguatezza delle strutture che si riflette sulla possibilita' di osservare correttamene le norme igienico-sanitarie e la carenza di politiche sanitarie realmente efficaci possano favorire la diffusione delle infezioni all'interno degli stessi Istituti''.
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