Aumento di pena per un malato di Hiv Aids ed epatite C
Aumento di pena per un malato di Hiv Aids ed epatite C
Posto questa notizia solo per far sapere quante giustizie ci sono in Italia, da un lato si fanno i peggio reati, si rubano milioni allo stato, (killer che vengono ricoverati per anoressia e poi scappano), ci si arricchisce sulle spalle dei cittadini (vedi catastrofi quali terremoto dell'Aquila, spargimento di rifiuti tossici in ogni dove che poi porteranno il cancro a milioni di cittadini.. ma chi se ne frega!!) e dall'altro un cittadino che ha commesso reati minori gia condannato al carcere da non so quanti anni, e vede prolungarsi la pena di altri 10 anni sebbene malato di Hiv AIDS ed epatite C, e sebbene (come dicono gli stessi polizziotti ridotto molto male)...
Ma che giustizia e' questa!!
IL CASO
Detenuto evaso dall'ospedale
minaccia di gettarsi nel vuoto
Massimiliano Galimberti, malato di epatice c e Hiv, era piantonato allo Spallanzani. Si è rifugiato dai parenti, in viale della Primavera a Centocelle. Quando gli agenti sono arrivati ha scavalcato il cornicione. Dopo una lunga trattativa si è deciso a scendere. Ora è piantonato al Pertini
di SARA PICARDO
Era salito sullo stretto cornicione del tetto delle case popolari di viale della primavera a Roma intorno alle 15 e minacciava di buttarsi di sotto se lo riportavano in prigione. Felpa grigia, cappello nero, jeans e marsupio. Massimiliano Galimberti, nato a Nettuno nel 1971, era scappato ieri pomeriggio dallo Spallanzani di Roma, dove era piantonato a vista dalla polizia penitenziaria. Aveva appena saputo dai genitori che la sua pena, che inizialmente doveva durare fino al 2014, sarebbe stata aggravata di altri 11 anni per accumulo di reati minori. Troppi per lui, malato di Hiv ed epatite c.
GUARDA LE FOTO
"La giustizia a volte è lenta ma funziona", dice M. F. del nucleo traduzioni della polizia penitenziaria di Rebibbia, uno delle decine di poliziotti e carabinieri presenti sotto il palazzo. Lo cercavano dal pomeriggio del giorno prima. "Era ridotto male e non poteva andare lontano", racconta l'agente, "abbiamo subito effettuato indagini tradizionali e una soffiata ci ha detto che aveva passato la notte al campo nomadi di Casal Bruciato dentro una roulotte. Solo che quando siamo arrivati, a mezzogiorno, si era già allontanato".
Così sono andati a cercarlo dai parenti. "Sapevamo che gli zii abitavano a Centocelle, ma quando abbiamo suonato alla porta non hanno aperto. In questo modo hanno dato tempo al nipote di salire sul tetto e scavalcare il cornicione".
Gli agenti hanno sfondato il portone e sono entrati nel palazzo. "La polizia non ci ha fatto uscire da casa - raccontano dei ragazzi che abitano nel palazzo - non sapevamo quello che stava succedendo ma dagli spioncini vedevamo decine di divise e armi, polizia in tenuta speciale. Solo ora che è sceso ci hanno permesso di uscire".
Non è servito il grande gonfiabile montato dai vigili del fuoco. A convincerlo, dopo quasi un'ora di trattattiva, alle 15.50 è stato il direttore del carcere di Rebibbia, che gli ha promesso che non avrebbe fatto niente ai parenti che lo avevano coperto e che lo avrebbe subito riportato in ospedale e poi in carcere.
Ora Massimiliano G. si trova al Sandro Pertini di Roma, piantonato a vista. Di nuovo.
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Ma che giustizia e' questa!!
IL CASO
Detenuto evaso dall'ospedale
minaccia di gettarsi nel vuoto
Massimiliano Galimberti, malato di epatice c e Hiv, era piantonato allo Spallanzani. Si è rifugiato dai parenti, in viale della Primavera a Centocelle. Quando gli agenti sono arrivati ha scavalcato il cornicione. Dopo una lunga trattativa si è deciso a scendere. Ora è piantonato al Pertini
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Era salito sullo stretto cornicione del tetto delle case popolari di viale della primavera a Roma intorno alle 15 e minacciava di buttarsi di sotto se lo riportavano in prigione. Felpa grigia, cappello nero, jeans e marsupio. Massimiliano Galimberti, nato a Nettuno nel 1971, era scappato ieri pomeriggio dallo Spallanzani di Roma, dove era piantonato a vista dalla polizia penitenziaria. Aveva appena saputo dai genitori che la sua pena, che inizialmente doveva durare fino al 2014, sarebbe stata aggravata di altri 11 anni per accumulo di reati minori. Troppi per lui, malato di Hiv ed epatite c.
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"La giustizia a volte è lenta ma funziona", dice M. F. del nucleo traduzioni della polizia penitenziaria di Rebibbia, uno delle decine di poliziotti e carabinieri presenti sotto il palazzo. Lo cercavano dal pomeriggio del giorno prima. "Era ridotto male e non poteva andare lontano", racconta l'agente, "abbiamo subito effettuato indagini tradizionali e una soffiata ci ha detto che aveva passato la notte al campo nomadi di Casal Bruciato dentro una roulotte. Solo che quando siamo arrivati, a mezzogiorno, si era già allontanato".
Così sono andati a cercarlo dai parenti. "Sapevamo che gli zii abitavano a Centocelle, ma quando abbiamo suonato alla porta non hanno aperto. In questo modo hanno dato tempo al nipote di salire sul tetto e scavalcare il cornicione".
Gli agenti hanno sfondato il portone e sono entrati nel palazzo. "La polizia non ci ha fatto uscire da casa - raccontano dei ragazzi che abitano nel palazzo - non sapevamo quello che stava succedendo ma dagli spioncini vedevamo decine di divise e armi, polizia in tenuta speciale. Solo ora che è sceso ci hanno permesso di uscire".
Non è servito il grande gonfiabile montato dai vigili del fuoco. A convincerlo, dopo quasi un'ora di trattattiva, alle 15.50 è stato il direttore del carcere di Rebibbia, che gli ha promesso che non avrebbe fatto niente ai parenti che lo avevano coperto e che lo avrebbe subito riportato in ospedale e poi in carcere.
Ora Massimiliano G. si trova al Sandro Pertini di Roma, piantonato a vista. Di nuovo.
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