VENTICINQUE ANNI DI LILA
VENTICINQUE ANNI DI LILA
Venticinque anni fa, il 21 gennaio 1987, nasceva la LILA. Da un gruppo di persone e organizzazioni che di fronte alla drammaticità e alla violenza con cui l’HIV si diffondeva nel Paese stavano provando ad attivare le prime risposte concrete, creando e sperimentando servizi e interventi innovativi e pilota servizi e interventi innovativi e pilota (case alloggio per persone con AIDS, gruppi di autoaiuto, centralini informativi, riduzione del danno, eccetera), non limitandosi solo agli aspetti medico-clinici legati all’infezione ma concentrandosi da subito sugli aspetti sociali così fortemente legati all’AIDS. A quel gruppo promotore è stato immediatamente chiaro che la lotta contro l'AIDS coinvolgeva aspetti privati e sociali ed evidenziava contraddizioni presenti nel nostro sistema sociale e di garanzia dei diritti umani che andavano molto al di là dello specifico sanitario.
La LILA è stata pensata e costruita da persone molto diverse tra loro: medici, infermieri, operatori e operatrici dei servizi pubblici per le dipendenze e di comunità di accoglienza per persone con problemi di dipendenza, attivisti del movimento GLBT, uomini e donne del sindacato, avvocati e avvocate, psicologi e sociologi e operatori dei media. Che insieme a un gruppo di persone con HIV, di fronte alla mancanza di risposte, sia mediche che sociali, si attivarono innanzitutto per contrastare il fortissimo stigma e la discriminazione crescente.
Erano gli anni della lotta contro la visione cieca, bigotta e non scientifica dell’infezione da HIV. Gli anni in cui, con gravità inaudita e superficialità inaccettabile la comunicazione istituzionale parlava di categorie a rischio, e non di comportamenti a rischio, concentrando erroneamente l’attenzione su alcuni gruppi di popolazione, mentre le forme di discriminazione andavano a ledere i più elementari diritti di chi aveva contratto l’HIV.
Da allora, in questi 25 anni la LILA si è radicata nel territorio italiano con le sue 15 sedi, e ha sostenuto tante battaglie: per la difesa dei diritti delle PLHIV (People Living with HIV, persone che vivono con l'HIV), per una corretta informazione e prevenzione, per garantire l'accesso alle cure e ai farmaci, per l'avvio di servizi socio-assistenziali maggiormente rispondenti ai bisogni e alle domande che le persone con HIV o AIDS hanno posto in questi anni, per il rispetto dei diritti civili e di cittadinanza, per una più attenta, pragmatica e trasparente gestione delle risposte istituzionali e territoriali.
Gli sforzi di tante donne e uomini che hanno dato voce, anima, pensiero, competenze oltre ad uno straordinario impegno sociale volontario, talvolta non sono bastati a risolvere alcune problematicità forse solo italiane. Tanto che oggi, a trent'anni dalla comparsa del virus, nel nostro paese tutto si può dire tranne che l'infezione da HIV sia sotto controllo, e che la discriminazione sia superata nella nostra società. Ma sicuramente la LILA ha contribuito a modificare stereotipi e pregiudizi che hanno accompagnato questa patologia, spronando le istituzioni nazionali e locali ad assumersi le loro responsabilità.
A tutte queste persone, ai soci fondatori e alle organizzazioni che hanno dato vita alla LILA va il nostro ringraziamento: Gruppo Abele, Arcigay, Cgil, Cisl, Uil, Comitato per diritti civili delle prostitute, Medicina democratica e Psichiatria democratica, Gruppo di Fiesole (composto da giornalisti). Così come va a don Luigi Ciotti, Beppe Ramina, Vittorio Agnoletto, Bruno Vegro, Filippo Manassero, in qualità di presidenti nazionali, insieme a tutti i presidenti e le presidenti locali, che in questi 25 anni hanno lavorato per abbattere barriere e promuovere una cultura di rispetto e riconoscimento delle persone con HIV. Non possiamo poi dimenticare tutte le persone con HIV, e le tantissime che hanno lavorato con noi e che troppo tardi hanno potuto usufruire delle terapie antiretrovirali e sono scomparse.
Da 25 anni la Lila si batte per i diritti delle persone, non solo sieropositive, e offre ascolto, sostegno e orientamento, promuovendo buone prassi nella lotta all'HIV. Ci sono state fragilità e fatiche, in questi anni, ma anche importanti conquiste. La nostra storia continua, anche negli ambiti internazionali, perché i virus non conoscono confini e l'umanità neppure.
Per noi LILA sarebbe un bel venticinquennale se la lotta contro l'Aids tornasse a essere in Italia una priorità, per far sì che le importanti conquiste finora raggiunte non vadano disperse, ma soprattutto per colmare alcune imbarazzanti mancanze che ancora esistono nel nostro Paese.
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La LILA è stata pensata e costruita da persone molto diverse tra loro: medici, infermieri, operatori e operatrici dei servizi pubblici per le dipendenze e di comunità di accoglienza per persone con problemi di dipendenza, attivisti del movimento GLBT, uomini e donne del sindacato, avvocati e avvocate, psicologi e sociologi e operatori dei media. Che insieme a un gruppo di persone con HIV, di fronte alla mancanza di risposte, sia mediche che sociali, si attivarono innanzitutto per contrastare il fortissimo stigma e la discriminazione crescente.
Erano gli anni della lotta contro la visione cieca, bigotta e non scientifica dell’infezione da HIV. Gli anni in cui, con gravità inaudita e superficialità inaccettabile la comunicazione istituzionale parlava di categorie a rischio, e non di comportamenti a rischio, concentrando erroneamente l’attenzione su alcuni gruppi di popolazione, mentre le forme di discriminazione andavano a ledere i più elementari diritti di chi aveva contratto l’HIV.
Da allora, in questi 25 anni la LILA si è radicata nel territorio italiano con le sue 15 sedi, e ha sostenuto tante battaglie: per la difesa dei diritti delle PLHIV (People Living with HIV, persone che vivono con l'HIV), per una corretta informazione e prevenzione, per garantire l'accesso alle cure e ai farmaci, per l'avvio di servizi socio-assistenziali maggiormente rispondenti ai bisogni e alle domande che le persone con HIV o AIDS hanno posto in questi anni, per il rispetto dei diritti civili e di cittadinanza, per una più attenta, pragmatica e trasparente gestione delle risposte istituzionali e territoriali.
Gli sforzi di tante donne e uomini che hanno dato voce, anima, pensiero, competenze oltre ad uno straordinario impegno sociale volontario, talvolta non sono bastati a risolvere alcune problematicità forse solo italiane. Tanto che oggi, a trent'anni dalla comparsa del virus, nel nostro paese tutto si può dire tranne che l'infezione da HIV sia sotto controllo, e che la discriminazione sia superata nella nostra società. Ma sicuramente la LILA ha contribuito a modificare stereotipi e pregiudizi che hanno accompagnato questa patologia, spronando le istituzioni nazionali e locali ad assumersi le loro responsabilità.
A tutte queste persone, ai soci fondatori e alle organizzazioni che hanno dato vita alla LILA va il nostro ringraziamento: Gruppo Abele, Arcigay, Cgil, Cisl, Uil, Comitato per diritti civili delle prostitute, Medicina democratica e Psichiatria democratica, Gruppo di Fiesole (composto da giornalisti). Così come va a don Luigi Ciotti, Beppe Ramina, Vittorio Agnoletto, Bruno Vegro, Filippo Manassero, in qualità di presidenti nazionali, insieme a tutti i presidenti e le presidenti locali, che in questi 25 anni hanno lavorato per abbattere barriere e promuovere una cultura di rispetto e riconoscimento delle persone con HIV. Non possiamo poi dimenticare tutte le persone con HIV, e le tantissime che hanno lavorato con noi e che troppo tardi hanno potuto usufruire delle terapie antiretrovirali e sono scomparse.
Da 25 anni la Lila si batte per i diritti delle persone, non solo sieropositive, e offre ascolto, sostegno e orientamento, promuovendo buone prassi nella lotta all'HIV. Ci sono state fragilità e fatiche, in questi anni, ma anche importanti conquiste. La nostra storia continua, anche negli ambiti internazionali, perché i virus non conoscono confini e l'umanità neppure.
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