HIV, una piaga nel mondo arabo
HIV, una piaga nel mondo arabo
L’inattività dei governi e l’accesso limitato all’educazione e alle cure mediche nel mondo arabo accresce il rischio di un' espansione dell’epidemia di HIV in Medio Oriente e Africa del nord dove la malattia è stigmatizzata , stimano gli esperti. “La Regione Medio Oriente /Africa del Nord è una delle due Regioni del mondo che conosce la più forte progressione dell’epidemia da HIV”, dichiara all’AFP Aleksandar Sacha Bodiroza, consigliere sulla questione HIV al Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) .“Il numero di persone che ha bisogno di cure mediche nella regione è passato da circa 45 000 nel 2010 a circa 160 000 nel 2011” precisa l’uomo.
Secondo un rapporto delle Nazione Unite pubblicato il 30 novembre, il virus del AIDS ha infettato 2,7 milioni di persone nel 2010 nel mondo, ossia un calo del 15% in confronto al 2001, mentre che il numero di decessi legati al virus è in calo per via di un miglior accesso alle cure mediche. Pero nel mondo arabo il tasso di infezione e di decessi è in aumento. Causa: la mancanza di azioni da parte dei governi, di accesso ai servizi medici e della presa di coscienza del pubblico. Le Nazioni Unite stimano tra 350 000 e 570 000 il numero di persone che vive con l’HIV in Medio Oriente e in Africa del Nord, regione che conta oltre 367 milioni di abitanti.
L’infezione è concentrata in gruppo a rischio: omosessuali, consumatori di droga (siringhe), prostitute e i loro clienti. Uno studio pubblicato di recente dal Public Library of Science valuta il tasso di infezione tra gli uomini omosessuali a 5,7% al Cairo e 9,3% a Khartoum. Se certi paesi hanno iniziato a prendere delle misure, la stigmatizzazione delle persone infette resta molto forte in questa regione dove le relazione sessuali tra persone dello stesso e prima del matrimonio sono spesso considerate come un crimine. “La vita dei portatori di HIV è molto difficile […] non possono parlare liberamente della loro malattia con i loro cari. Ci sono stati casi di persone messe fuori dalla porta di casa dalle loro famiglie”nota Brigitte Khoury, psicologa al centro medicale dell’Università americana di Beirut. “Certe famiglie offrono aiuto,ma la vita dei sieropositivi è essenzialmente fatta di segreti e di paura” ha aggiunto. Questo timore spesso spinge i sieropositivi a non chieder le cure. “Il filo conduttore che lega tutti questi paese della regione è l’impatto della stigmatizzazione e della discriminazione, che sono le principali ragioni per le quali le persone sieropositive di appartenenza a gruppi a rischio non hanno accesso ai servizi essenziali “ spiega Bodiroza. Numerosi Paesi arabi esigono, prima di rilasciare un visto o un permesso di soggiorno, che gli stranieri facciano un test del HIV. Un giornalista sud-africano è cosi stato espulso dal Qatar questo mese e licenziato dal canale televisivo AL-Jazeera dopo che gli è stato diagnosticato l’AIDS. Certi Paesi più liberali , come l’Egitto e il Libano,evocano apertamente il problema con campagne nei media. Gli esperti considerano che gli sconvolgimenti in corso legati alle “Primavere arabe” portano i governi ad essre meno inclini ad interessarsi al problema. “Senza un governo forte, è poco probabile che questa questione sia sistemata in modo adeguato “ stima Bodiroza.
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Secondo un rapporto delle Nazione Unite pubblicato il 30 novembre, il virus del AIDS ha infettato 2,7 milioni di persone nel 2010 nel mondo, ossia un calo del 15% in confronto al 2001, mentre che il numero di decessi legati al virus è in calo per via di un miglior accesso alle cure mediche. Pero nel mondo arabo il tasso di infezione e di decessi è in aumento. Causa: la mancanza di azioni da parte dei governi, di accesso ai servizi medici e della presa di coscienza del pubblico. Le Nazioni Unite stimano tra 350 000 e 570 000 il numero di persone che vive con l’HIV in Medio Oriente e in Africa del Nord, regione che conta oltre 367 milioni di abitanti.
L’infezione è concentrata in gruppo a rischio: omosessuali, consumatori di droga (siringhe), prostitute e i loro clienti. Uno studio pubblicato di recente dal Public Library of Science valuta il tasso di infezione tra gli uomini omosessuali a 5,7% al Cairo e 9,3% a Khartoum. Se certi paesi hanno iniziato a prendere delle misure, la stigmatizzazione delle persone infette resta molto forte in questa regione dove le relazione sessuali tra persone dello stesso e prima del matrimonio sono spesso considerate come un crimine. “La vita dei portatori di HIV è molto difficile […] non possono parlare liberamente della loro malattia con i loro cari. Ci sono stati casi di persone messe fuori dalla porta di casa dalle loro famiglie”nota Brigitte Khoury, psicologa al centro medicale dell’Università americana di Beirut. “Certe famiglie offrono aiuto,ma la vita dei sieropositivi è essenzialmente fatta di segreti e di paura” ha aggiunto. Questo timore spesso spinge i sieropositivi a non chieder le cure. “Il filo conduttore che lega tutti questi paese della regione è l’impatto della stigmatizzazione e della discriminazione, che sono le principali ragioni per le quali le persone sieropositive di appartenenza a gruppi a rischio non hanno accesso ai servizi essenziali “ spiega Bodiroza. Numerosi Paesi arabi esigono, prima di rilasciare un visto o un permesso di soggiorno, che gli stranieri facciano un test del HIV. Un giornalista sud-africano è cosi stato espulso dal Qatar questo mese e licenziato dal canale televisivo AL-Jazeera dopo che gli è stato diagnosticato l’AIDS. Certi Paesi più liberali , come l’Egitto e il Libano,evocano apertamente il problema con campagne nei media. Gli esperti considerano che gli sconvolgimenti in corso legati alle “Primavere arabe” portano i governi ad essre meno inclini ad interessarsi al problema. “Senza un governo forte, è poco probabile che questa questione sia sistemata in modo adeguato “ stima Bodiroza.
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