Una proteina potrebbe fermare l'Aids: SAMHD1
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Una proteina potrebbe fermare l'Aids: SAMHD1
Il funzionamento di SAMHD1 alla base di nuovi trattamenti
Un team di ricercatori inglesi ha analizzato il comportamento di una proteina nel quadro di un organismo infetto da Hiv, scoprendone le potenzialità terapeutiche. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, è stato in parte finanziato dal progetto NIMBL dell'Unione Europea.
Gli scienziati dell'Università di Manchester e dell'Istituto nazionale per la ricerca medica del Medical Research Council sottolineano con il loro lavoro la possibilità di introdurre nuovi trattamenti per combattere l'infezione da Hiv.
In uno studio precedente, un team di scienziati francesi e americani aveva osservato che una proteina chiamata SAMHD1 può frenare la replicazione dell'Hiv in un gruppo di globuli bianchi chiamati cellule mieloidi. In quest'ultima ricerca, il team britannico ha dimostrato come la SAMHD1 impedisce al virus di riprodursi all'interno di queste cellule, aprendo così la strada allo
la strada allo sviluppo di farmaci che imitano questo processo biologico per assicurare che l'Hiv non si possa riprodurre nelle cellule sentinella del sistema immunitario.
Il team ha espresso la SAMHD1 nel ceppo BL21 di Escherichia coli e l'ha purificata usando l'affinità alla Strep-Tactin e la cromatografia di esclusione molecolare. Hanno incorporato selenio per la determinazione nella proteina mediante l'aggiunta di mezzi di coltura definiti con selenometionina. I ricercatori hanno anche analizzato i prodotti dell'idrolisi dell'acido nucleico con elettroforesi su gel usando gel al 15% di poliacrillamide per i substrati di acido deossiribonucleico (DNA) e gel al 1,5% di agar per i substrati di acido ribonucleico (RNA). "L'Hiv è una delle malattie infettive croniche più comuni sul pianeta, quindi comprendere la sua biologia è fondamentale per lo sviluppo di nuovi composti antivirali", ha detto la dott.ssa Michelle Webb, una delle autrici dello studio.
"Era stato dimostrato che la SAMHD1 impedisce al virus Hiv di riprodursi in determinate cellule, ma non si sapeva precisamente come questo accadesse", ha spiegato. "La nostra ricerca ha scoperto che la SAMHD1 è capace di degradare i deossinucleotidi, che sono i mattoni necessari alla riproduzione del virus. Se possiamo impedire al virus di riprodursi all'interno di queste cellule, possiamo evitare che si diffonda ad altre cellule e siamo quindi in grado di arrestare il progresso dell'infezione".
Commentando le conclusioni dello studio, il coautore dott. Ian Taylor dell'Istituto nazionale per la ricerca medica dice: "ora vogliamo definire in modo più preciso, a livello molecolare, come funziona la SAMHD1. Questo aprirà la strada a nuovi approcci terapeutici all'Hiv-1, e persino alla sviluppo di un vaccino".
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Un team di ricercatori inglesi ha analizzato il comportamento di una proteina nel quadro di un organismo infetto da Hiv, scoprendone le potenzialità terapeutiche. Lo studio, pubblicato sulla rivista Nature, è stato in parte finanziato dal progetto NIMBL dell'Unione Europea.
Gli scienziati dell'Università di Manchester e dell'Istituto nazionale per la ricerca medica del Medical Research Council sottolineano con il loro lavoro la possibilità di introdurre nuovi trattamenti per combattere l'infezione da Hiv.
In uno studio precedente, un team di scienziati francesi e americani aveva osservato che una proteina chiamata SAMHD1 può frenare la replicazione dell'Hiv in un gruppo di globuli bianchi chiamati cellule mieloidi. In quest'ultima ricerca, il team britannico ha dimostrato come la SAMHD1 impedisce al virus di riprodursi all'interno di queste cellule, aprendo così la strada allo
la strada allo sviluppo di farmaci che imitano questo processo biologico per assicurare che l'Hiv non si possa riprodurre nelle cellule sentinella del sistema immunitario.
Il team ha espresso la SAMHD1 nel ceppo BL21 di Escherichia coli e l'ha purificata usando l'affinità alla Strep-Tactin e la cromatografia di esclusione molecolare. Hanno incorporato selenio per la determinazione nella proteina mediante l'aggiunta di mezzi di coltura definiti con selenometionina. I ricercatori hanno anche analizzato i prodotti dell'idrolisi dell'acido nucleico con elettroforesi su gel usando gel al 15% di poliacrillamide per i substrati di acido deossiribonucleico (DNA) e gel al 1,5% di agar per i substrati di acido ribonucleico (RNA). "L'Hiv è una delle malattie infettive croniche più comuni sul pianeta, quindi comprendere la sua biologia è fondamentale per lo sviluppo di nuovi composti antivirali", ha detto la dott.ssa Michelle Webb, una delle autrici dello studio.
"Era stato dimostrato che la SAMHD1 impedisce al virus Hiv di riprodursi in determinate cellule, ma non si sapeva precisamente come questo accadesse", ha spiegato. "La nostra ricerca ha scoperto che la SAMHD1 è capace di degradare i deossinucleotidi, che sono i mattoni necessari alla riproduzione del virus. Se possiamo impedire al virus di riprodursi all'interno di queste cellule, possiamo evitare che si diffonda ad altre cellule e siamo quindi in grado di arrestare il progresso dell'infezione".
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