AIDS: meno morti, meno fondi

‘RARE CANCER SEEN IN 41 HOMOSEXUALS'. Così titolava il ‘New York Times' nel lontano 1981, quando si iniziò a parlare di una strana e pericolosa malattia che colpiva principalmente gli omosessuali. All'epoca si trattava del Sarcoma di Kaposi e nelle colonne dell'importate quotidiano di parlava apertamente di epidemia: "La causa del focolaio è sconosciuta, e non vi è ancora alcuna evidenza di contagio".

La malattia, solitamente rara, iniziava ad avere un'incidenza fuori dal comune tanto da far sospettare una sorta di origine virale delle condizioni che avrebbero permesso il diffondersi del cancro.

Nel 1982 viene coniato il termine Acquired Immune Deficiency Syndrome (AIDS) ovvero Sindrome da Immunodeficienza Umana Acquisita, diventando uno degli acronimi più conosciuti e terribili.

Per buona parte degli anni '80 si credeva che fosse un male destinato ai diversi, omosessuali drogati, prostitute finché non si scoprirono casi fra le persone ‘comuni' portando la dimensione della malattia alla realtà quotidiana di tutti.

Dal 1981 l'AIDS è stata al centro dell'attenzione delle autorità sanitarie anche mondiali. A giugno la comunità internazionale dichiarava, nella Political Declaration on HIV/AIDS: Intensifying Our Efforts to Eliminate HIV/AIDS adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, di ‘riconoscere che l'HIV e l'AIDS costituiscono una emergenza globale, pongono una delle sfide formidabili al progresso sviluppo e la stabilità delle nostre rispettive società e richiedono un'eccezionale e completa risposta globale che tenga conto che la diffusione del virus è spesso una conseguenza e causa della povertà". Inoltre si impegnava "ad accelerare gli sforzi per raggiungere l'accesso universale alla trattamento antiretrovirale per gli aventi diritto, con l'obiettivo di avere 15 milioni di persone con l'HIV in terapia entro il 2015" .

Recentemente l'UNAIDS, Joint United Nations Programme on HIV/AIDS ha diffuso un nuovo rapporto in cui si evidenziano i risultati del 2011, indicato come anno di svolta nella lotta all'AIDS" con progressi senza precedenti nella scienza, nella leadership politica e nei risultati. La relazione indica inoltre che le nuove infezioni da HIV e i decessi da AIDS sono scesi ai livelli più bassi da quando si è verificato il picco dell'epidemia. Le nuove infezioni si sono ridotte del 21% dal 1997, e le morti da malattie correlate sono diminuite del 21% dal 2005".

La cooperazione internazionale è fondamentale perché il virus è largamente presente dei paesi dell'Africa Sub sahariana dove il problema dell'AIDS si somma ad altre carenze mediche strutturali, come l'accesso ai servizi sanitari, cure e medicinali.

Secondo l'UNAIDS e l'OMS "il 47% (6,6 milioni) dei circa 14,2 milioni le persone eleggibili per il trattamento nei paesi a basso e medio reddito hanno avuto accesso alla terapia anti-retrovirale salvavita nel 2010, con un incremento di 1,35 milioni rispetto al 2009".

I risultati mostrati dall'UNAIDS hanno scatenato però alcune reazioni. Medici Senza Frontiere ha sottolineato infatti alcune criticità. Secondo l'associazione "la diminuzione dei decessi dovuti all'HIV/AIDS rappresenta un progresso importante, ma che il numero delle persone sottoposte a trattamento deve aumentare in misura consistente dal momento che le nuove evidenze scientifiche mostrano che grazie alle cure è possibile salvare vite e prevenire il contagio. Ciò richiederà lo stanziamento di ulteriori fondi per i farmaci antiretrovirali".

Invece la tendenza internazionale è di segno opposto. MSF ricorda come negli ultimi due anni i finanziamenti per la lotta all'AIDS siano diminuiti costantemente obbligando il Fondo Globale, per la prima volta dalla sua creazione nel 2002, a sospendere per un anno il finanziamento di nuovi progetti.

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