La Tubercolosi
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La Tubercolosi
La Tubercolosi. La rubrica a cura del dottore Federico Mavilla
I recenti casi dei bambini nati al Policlinico Gemelli di Roma ed entrati in contatto con il BK e l’attuale episodio della piccola Vanessa, deceduta per meningoencefalite tubercolare, m’impongono ad intervenire per chiarire e parlare di una patologia, quasi centenaria, diffusa in tutto il mondo che sta subendo un notevole incremento negli ultimi anni a causa di epidemie come l’HIV,i flussi migratori dai paesi in via di sviluppo e l’incremento della popolazione anziana: la tubercolosi.
La tubercolosi, o TBC, è una malattia provocata dal bacillo di Koch scoperta nel 1882. È una malattia che nella maggior parte dei casi interessa i polmoni, anche se qualsiasi organo del corpo può esserne colpito. Persone di tutte le età, di tutte le nazionalità, di ogni stato sociale possono contrarre la TBC.
Il bacillo tubercolare si trasmette per contagio interumano, cioè da una persona ammalata ad una sana. Chi è affetto da tubercolosi polmonare bacillifera, detta anche “aperta”, in cui la parte malata è comunicante con l’albero bronchiale e, quindi, con l’esterno, fintanto che non viene adeguatamente curato, può emettere bacilli nell’aria circostante con la tosse, gli starnuti o semplicemente parlando, e chiunque si trovi, per molto tempo, negli stessi ambienti con un ammalato “bacillifero”, può inspirare il bacillo e acquisire l’infezione tubercolare.
La TBC non viene trasmessa da indumenti, lenzuola, né da oggetti personali in genere. Le persone non possono essere infettate dal bacillo attraverso la stretta di mano, sedendosi in una toilette, o facendo uso di piatti e posate in comune con un malato di TBC. La TBC di altri organi, come reni o ossa usualmente non è contagiosa.
Quando un organismo viene a contatto con il bacillo tubercolare, presente nell’aria, il suo sistema immunitario produce specifici anticorpi e mette il germe sotto controllo impedendone la crescita e la diffusione. Il bacillo può così rimanere per anni in uno stato inattivo. Questa condizione di presenza inoffensiva del bacillo in un individuo viene chiamata “infezione tubercolare”. Le persone con infezione tubercolare non presentano sintomi, non sono malati, non possono in alcun modo trasmettere la TBC agli altri. Più del 90% delle persone che hanno contratto l’infezione tubercolare non svilupperanno mai la malattia. In queste persone il bacillo rimane inattivo per tutta la vita.
Le persone a più alto rischio di contrarre l’infezione TBC sono i soggetti a stretto contatto con ammalati di TBC bacillifera in fase contagiosa (non curati), gli anziani, i bambini, i diabetici, le persone con HIV, i tossicodipendenti, le persone che vivono in ospizi, istituti di correzione, e in tutti gli ambienti affollati e poco arieggiati, le persone che possono essere esposte alla TBC sul posto di lavoro come gli operatori sanitari.
Come si fa a sapere se si ha l’infezione tubercolare?
La diagnosi di avvenuto contatto con il bacillo della TBC, è dimostrata dalla positività del test cutaneo alla tubercolina.
Il test cutaneo alla tubercolina è l’unico modo per scoprire chi è stato infettato con il bacillo della tubercolosi. Viene inoculata qualche goccia di una sostanza innocua chiamata tubercolina sulla parte interna dell’avambraccio. L’iniezione provoca solamente una sensazione simile alla puntura di spillo, non è dolorosa. È un esame innocuo per tutti: bambini, donne in stato interessante, soggetti immunodepressi. Due o tre giorni dopo, si stabilisce se la reazione è negativa o positiva. In caso di reazione positiva si forma un piccolo indurimento sottocute, di solito inferiore al centimetro. Un test è negativo quando non succede nulla.
Un risultato positivo del test tubercolinico usualmente indica che il soggetto ha contratto l’infezione tubercolare. Ciò significa che il bacillo tubercolare si trova nell’organismo, ma non che vi sia la malattia attiva. Se si ha un test cutaneo positivo, viene prescritto un esame radiografico del torace. Se l’esame radiografico del torace è normale, in alcuni casi può essere indicato un trattamento antibiotico preventivo detto chemioprofilassi. Se l’esame radiografico del torace non è normale il medico disporrà quanto necessario per verificare l’esistenza di malattia tubercolare in atto o di qualche altra patologia
La positività della Mantoux, cioé della tubercolina non è una malattia. Se non avvengono eventi particolari, come malattie intercorrenti di una certa importanza, prolungati periodi di sovraffaticamento psico-fisico, contatti con persone ammalate e in mancanza di sintomi, non ci sono particolari motivi di fare controlli periodici.
In una piccola minoranza (meno del 10%) di persone con infezione tubercolare, il bacillo può diventare attivo, provocando la malattia tubercolare vera e propria. La malattia può manifestarsi anche diversi anni o decenni dopo il contagio. Di regola avviene quando il sistema immunitario si indebolisce per motivi quali: età avanzata, diabete mellito, silicosi, abuso di droghe o di alcol, prolungati stress psicofisici, basso peso corporeo, e naturalmente gravi malattie quali l’infezione da HIV (AIDS), tumori, leucemie, gravi nefropatie, trapianto di organi.
Il modo più importante per evitare di trasmettere la TBC è assumere i farmaci antitubercolari esattamente come prescritto dal medico. Dopo 2 o 3 settimane di terapia i pazienti non potranno più trasmettere i bacilli agli altri. La TBC si propaga negli spazi chiusi e confinati dove manca il ricambio d’aria. A livello domestico quindi è necessario arieggiare frequentemente gli ambienti, ed evitare che persone a rischio siano a prolungato contatto con l’ammalato o negli ambienti dove questo ha soggiornato. Nella fase di contagiosità, che verrà definita dal medico, i pazienti devono sempre coprirsi la bocca con un tessuto quando tossiscono, starnutiscono o ridono, non devono andare al lavoro o a scuola
Ricordiamoci che ogni paziente è stato a sua volta contagiato, anche se non sappiamo quando è avvenuto il contatto con un ammalato di TBC bacillifera. Per scoprire la fonte o i possibili nuovi contagi il Servizio di Igiene Pubblica territoriale potrebbe decidere di sottoporre a test tubercolinico i familiari, i colleghi di lavoro o i compagni di scuola, gli amici e tutti coloro che siano stati a stretto contatto con l’ammalato.
La maggior parte dei pazienti affetti da TBC vivono a casa e continuano le loro normali attività. Durante le prime settimane di terapia, i contatti e le attività devono essere limitati finché il medico li informa che non sono più contagiosi. Solo allora essi potranno avvicinarsi ad altre persone, incluso i bambini. Non c’è bisogno di vivere in camere isolate o di fare uso di posate a parte. Fintanto che i pazienti affetti da TBC assumono la terapia come prescritto, nessuno deve avere timore di avvicinarsi a loro.
Quale è la relazione tra TB e HIV/AIDS?
Anche se una persona può presentare entrambe le infezioni (TBC e HIV) negli stadi iniziali e non essere malata, avere sia l’infezione tubercolare che l’infezione HIV aumenta enormemente il rischio di sviluppare la malattia tubercolare. Ciò è dovuto al fatto che il virus HIV può colpire e indebolire il sistema immunitario, permettendo alla malattia tubercolare di svilupparsi. Delle malattie associate all’HIV, la TBC è tra le più frequenti.
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I recenti casi dei bambini nati al Policlinico Gemelli di Roma ed entrati in contatto con il BK e l’attuale episodio della piccola Vanessa, deceduta per meningoencefalite tubercolare, m’impongono ad intervenire per chiarire e parlare di una patologia, quasi centenaria, diffusa in tutto il mondo che sta subendo un notevole incremento negli ultimi anni a causa di epidemie come l’HIV,i flussi migratori dai paesi in via di sviluppo e l’incremento della popolazione anziana: la tubercolosi.
La tubercolosi, o TBC, è una malattia provocata dal bacillo di Koch scoperta nel 1882. È una malattia che nella maggior parte dei casi interessa i polmoni, anche se qualsiasi organo del corpo può esserne colpito. Persone di tutte le età, di tutte le nazionalità, di ogni stato sociale possono contrarre la TBC.
Il bacillo tubercolare si trasmette per contagio interumano, cioè da una persona ammalata ad una sana. Chi è affetto da tubercolosi polmonare bacillifera, detta anche “aperta”, in cui la parte malata è comunicante con l’albero bronchiale e, quindi, con l’esterno, fintanto che non viene adeguatamente curato, può emettere bacilli nell’aria circostante con la tosse, gli starnuti o semplicemente parlando, e chiunque si trovi, per molto tempo, negli stessi ambienti con un ammalato “bacillifero”, può inspirare il bacillo e acquisire l’infezione tubercolare.
La TBC non viene trasmessa da indumenti, lenzuola, né da oggetti personali in genere. Le persone non possono essere infettate dal bacillo attraverso la stretta di mano, sedendosi in una toilette, o facendo uso di piatti e posate in comune con un malato di TBC. La TBC di altri organi, come reni o ossa usualmente non è contagiosa.
Quando un organismo viene a contatto con il bacillo tubercolare, presente nell’aria, il suo sistema immunitario produce specifici anticorpi e mette il germe sotto controllo impedendone la crescita e la diffusione. Il bacillo può così rimanere per anni in uno stato inattivo. Questa condizione di presenza inoffensiva del bacillo in un individuo viene chiamata “infezione tubercolare”. Le persone con infezione tubercolare non presentano sintomi, non sono malati, non possono in alcun modo trasmettere la TBC agli altri. Più del 90% delle persone che hanno contratto l’infezione tubercolare non svilupperanno mai la malattia. In queste persone il bacillo rimane inattivo per tutta la vita.
Le persone a più alto rischio di contrarre l’infezione TBC sono i soggetti a stretto contatto con ammalati di TBC bacillifera in fase contagiosa (non curati), gli anziani, i bambini, i diabetici, le persone con HIV, i tossicodipendenti, le persone che vivono in ospizi, istituti di correzione, e in tutti gli ambienti affollati e poco arieggiati, le persone che possono essere esposte alla TBC sul posto di lavoro come gli operatori sanitari.
Come si fa a sapere se si ha l’infezione tubercolare?
La diagnosi di avvenuto contatto con il bacillo della TBC, è dimostrata dalla positività del test cutaneo alla tubercolina.
Il test cutaneo alla tubercolina è l’unico modo per scoprire chi è stato infettato con il bacillo della tubercolosi. Viene inoculata qualche goccia di una sostanza innocua chiamata tubercolina sulla parte interna dell’avambraccio. L’iniezione provoca solamente una sensazione simile alla puntura di spillo, non è dolorosa. È un esame innocuo per tutti: bambini, donne in stato interessante, soggetti immunodepressi. Due o tre giorni dopo, si stabilisce se la reazione è negativa o positiva. In caso di reazione positiva si forma un piccolo indurimento sottocute, di solito inferiore al centimetro. Un test è negativo quando non succede nulla.
Un risultato positivo del test tubercolinico usualmente indica che il soggetto ha contratto l’infezione tubercolare. Ciò significa che il bacillo tubercolare si trova nell’organismo, ma non che vi sia la malattia attiva. Se si ha un test cutaneo positivo, viene prescritto un esame radiografico del torace. Se l’esame radiografico del torace è normale, in alcuni casi può essere indicato un trattamento antibiotico preventivo detto chemioprofilassi. Se l’esame radiografico del torace non è normale il medico disporrà quanto necessario per verificare l’esistenza di malattia tubercolare in atto o di qualche altra patologia
La positività della Mantoux, cioé della tubercolina non è una malattia. Se non avvengono eventi particolari, come malattie intercorrenti di una certa importanza, prolungati periodi di sovraffaticamento psico-fisico, contatti con persone ammalate e in mancanza di sintomi, non ci sono particolari motivi di fare controlli periodici.
In una piccola minoranza (meno del 10%) di persone con infezione tubercolare, il bacillo può diventare attivo, provocando la malattia tubercolare vera e propria. La malattia può manifestarsi anche diversi anni o decenni dopo il contagio. Di regola avviene quando il sistema immunitario si indebolisce per motivi quali: età avanzata, diabete mellito, silicosi, abuso di droghe o di alcol, prolungati stress psicofisici, basso peso corporeo, e naturalmente gravi malattie quali l’infezione da HIV (AIDS), tumori, leucemie, gravi nefropatie, trapianto di organi.
Il modo più importante per evitare di trasmettere la TBC è assumere i farmaci antitubercolari esattamente come prescritto dal medico. Dopo 2 o 3 settimane di terapia i pazienti non potranno più trasmettere i bacilli agli altri. La TBC si propaga negli spazi chiusi e confinati dove manca il ricambio d’aria. A livello domestico quindi è necessario arieggiare frequentemente gli ambienti, ed evitare che persone a rischio siano a prolungato contatto con l’ammalato o negli ambienti dove questo ha soggiornato. Nella fase di contagiosità, che verrà definita dal medico, i pazienti devono sempre coprirsi la bocca con un tessuto quando tossiscono, starnutiscono o ridono, non devono andare al lavoro o a scuola
Ricordiamoci che ogni paziente è stato a sua volta contagiato, anche se non sappiamo quando è avvenuto il contatto con un ammalato di TBC bacillifera. Per scoprire la fonte o i possibili nuovi contagi il Servizio di Igiene Pubblica territoriale potrebbe decidere di sottoporre a test tubercolinico i familiari, i colleghi di lavoro o i compagni di scuola, gli amici e tutti coloro che siano stati a stretto contatto con l’ammalato.
La maggior parte dei pazienti affetti da TBC vivono a casa e continuano le loro normali attività. Durante le prime settimane di terapia, i contatti e le attività devono essere limitati finché il medico li informa che non sono più contagiosi. Solo allora essi potranno avvicinarsi ad altre persone, incluso i bambini. Non c’è bisogno di vivere in camere isolate o di fare uso di posate a parte. Fintanto che i pazienti affetti da TBC assumono la terapia come prescritto, nessuno deve avere timore di avvicinarsi a loro.
Quale è la relazione tra TB e HIV/AIDS?
Anche se una persona può presentare entrambe le infezioni (TBC e HIV) negli stadi iniziali e non essere malata, avere sia l’infezione tubercolare che l’infezione HIV aumenta enormemente il rischio di sviluppare la malattia tubercolare. Ciò è dovuto al fatto che il virus HIV può colpire e indebolire il sistema immunitario, permettendo alla malattia tubercolare di svilupparsi. Delle malattie associate all’HIV, la TBC è tra le più frequenti.
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