Cellulari e salute, l’allarme degli scienziati
Cellulari e salute, l’allarme degli scienziati
SCIENZA. Giovedì a Roma si è svolto un convegno col Nobel Montagnier. «Rischi potenziali anche per l’esposizione a campi elettromagnetici deboli».
Fino a pochi anni fa si pensava di poter conoscere i meccanismi della vita solo attraverso gli strumenti della biologia e della chimica, ma è ormai sempre più evidente che è l’integrazione con la fisica a promettere le prospettive più sorprendenti di ricerca. Il convegno “Campi elettromagnetici: nuovo metodo fisico per la diagnosi e il trattamento delle malattie degenerative”, che si è tenuto giovedì scorso alla Biblioteca del Senato Giovanni Spadolini, ha fatto il punto sulle attuali conoscenze delle interazioni tra campi elettromagnetici e materia vivente, con alcune conclusioni interessanti sul piano medico, ma anche della sicurezza ambientale. Il Premio Nobel Luc Montagnier ha presentato una nuova proprietà del Dna: l’induzione di onde elettromagnetiche in diluzioni acquose. «Il Dna emette dei segnali elettromagnetici che sono specifici per i diversi virus e batteri”, secondo il Nobel. Il Dna si comporterebbe cioè come “un’antenna” capace di emettere un segnale caratteristico, se stimolato con determinate frequenze di bassa intensità.
«Esiste una specie di riserva del Dna», ricorda Montagnier, «che riesce a persistere nelle nano strutture dell’acqua che lo contiene e che si ritrova nelle altissime diluizioni». Questo permetterà di individuare microbi e virus in modo molto più sofisticato di quanto non avvenga oggi per via chimica, attraverso l’ individuazione del loro specifico spettro di emissione. Secondo lo scienziato francese, questa nuova metodologia avrà ripercussioni anche sulla sicurezza del sangue e sulla possibilità di studiare l’eventuale ruolo di virus e batteri in alcune malattie degenerative, come quelle autoimmunitarie o l’Alzheimer. «Nel caso dell’Hiv», aggiunge Montagnier, «abbiamo regolarmente individuato segnali provenienti dalle sequenze del Dna dell’Hiv nel sangue di pazienti trattati con terapia retro virale e che rispondevano bene al trattamento con la scomparsa delle copie virali di Rna nel sangue.
Questo indica che tale Dna deriva da una riserva non accessibile al trattamento classico e non da particelle virali circolanti nel sangue. Bisogna verificare quindi come l’informazione dell’agente patogeno possa persistere e sfuggire alle difese immunitarie e al trattamento». Con questa nuova tecnica, cioè, si potrà forse spiegare perché certi virus, come l’Aids per esempio, persistano nonostante le cure farmacologiche al fine di trovare nuove terapie. Un’altra ricerca straordinaria è stata presentata da Natalia V. Bobkova, biologa dell’Istituto di Biofisica Cellulare di Pushchino in Russia, che ha illustrato il trattamento con bassi campi elettromagnetici di cavie con morbo di Alzheimer. I risultati preliminari mostrano che certi campi producono un miglioramento della memoria e una riduzione delle placche amieloidi.
E' curioso osservare che, secondo la Bobkova, la stessa debole emissione elettromagnetica in grado di produrre effetti benefici in cellule malate potrebbe, però, produrne di negativi in cellule sane. Questo sembra dare vita a tutto un nuovo ambito di ricerca sulla suscettibilità individuale, o per gruppi, alle esposizioni elettromagnetiche. Anche alcuni ricercatori italiani stanno sperimentando l’uso dei campi elettromagnetici a fini terapeutici. Il gruppo che vede uniti Livio Giuliani, portavoce dell’Icems e dirigente di ricerca ex-Ispesl, e alcuni ricercatori del Cnr di Tor Vergata ha pubblicato nel 2009 due studi sulla moltiplicazione e differenziazione di cellule cardiache prelevate da pazienti attraverso un apparecchio nominato “magneto differenziatore”, un brevetto Ispesl-Cnr che permette di differenziare le cellule attraverso la stimolazione con campi elettromagnetici deboli.
Questo gruppo ha presentato al convegno la Ricerca Finalizzata Ispesl che dovrà trasferire in vivo, cioè sugli animali, quanto già dimostrato in vitro, per verificare se le cellule staminali cardiache così ottenute attecchiscono sul cuore infartuato. Questa ricerca dalle straordinarie prospettive terapeutiche si è scontrata, però, con un ostacolo burocratico. Nonostante il parere favorevole da parte del comitato scientifico internazionale, infatti, il progetto non è ancora partito perché il ministero della Salute avrebbe richiesto la rimodulazione dei finanziamenti, con l’inserimento di una nuova voce di spesa per il coordinamento. Questa rappresenterebbe secondo Giuliani «una distrazione dei fondi dagli oggetti della ricerca come materiali, spese di laboratorio, spese di staff, ecc.» e sarebbe incomprensibile soprattutto perché «il progetto già prevedeva le spese generali di gestione per l’ente destinatario».
Le difficoltà relative ai finanziamenti per la ricerca sono state argomento centrale nelle presentazioni di diversi relatori. Morando Soffritti, il direttore scientifico dell’Istituto di ricerca sul cancro “B. Ramazzini”, per esempio, sta conducendo esperimenti importantissimi sugli effetti cancerogeni su animali di campi elettromagnetici generati da antenne di stazioni radio base. Nonostante la prima fase dello studio si sia già conclusa di fatto ci vorranno due anni per completare gli esami istologici e realizzare l’analisi statistica, e non sarà possibile farlo prima proprio a causa della carenza di fondi. Il convegno ha disegnato una concezione nuova della materia vivente che non è più da considerarsi “un aggregato di molecole separate”, ma molecole tenute insieme da quella che Emilio del Giudice, fisico Premio Prigogine di Milano, padre dell’elettrodinamica quantistica, ha definito la «luce scura» della materia vivente, cioè quel campo elettromagnetico intrappolato in essa che può spiegare le interazioni di lungo raggio tra le molecole.
E' evidente che più avanzano gli studi sulle interazioni della vita cellulare con i campi elettromagnetici, anche debolissimi, maggiori sono gli interrogativi sui limiti di esposizione per i campi dei dispositivi mobili e impianti elettrici. A tal proposito è intervenuto il senatore Felice Casson, organizzatore dell’evento insieme ad Icems, esprimendo preoccupazione per la bozza del Decreto Sviluppo presentata dal Governo pochi giorni fa che minaccia di ampliare i limiti di esposizione dei campi elettromagnetici e ribadisce l’assenza di limiti specifici italiani per i dispositivi mobili.
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Fino a pochi anni fa si pensava di poter conoscere i meccanismi della vita solo attraverso gli strumenti della biologia e della chimica, ma è ormai sempre più evidente che è l’integrazione con la fisica a promettere le prospettive più sorprendenti di ricerca. Il convegno “Campi elettromagnetici: nuovo metodo fisico per la diagnosi e il trattamento delle malattie degenerative”, che si è tenuto giovedì scorso alla Biblioteca del Senato Giovanni Spadolini, ha fatto il punto sulle attuali conoscenze delle interazioni tra campi elettromagnetici e materia vivente, con alcune conclusioni interessanti sul piano medico, ma anche della sicurezza ambientale. Il Premio Nobel Luc Montagnier ha presentato una nuova proprietà del Dna: l’induzione di onde elettromagnetiche in diluzioni acquose. «Il Dna emette dei segnali elettromagnetici che sono specifici per i diversi virus e batteri”, secondo il Nobel. Il Dna si comporterebbe cioè come “un’antenna” capace di emettere un segnale caratteristico, se stimolato con determinate frequenze di bassa intensità.
«Esiste una specie di riserva del Dna», ricorda Montagnier, «che riesce a persistere nelle nano strutture dell’acqua che lo contiene e che si ritrova nelle altissime diluizioni». Questo permetterà di individuare microbi e virus in modo molto più sofisticato di quanto non avvenga oggi per via chimica, attraverso l’ individuazione del loro specifico spettro di emissione. Secondo lo scienziato francese, questa nuova metodologia avrà ripercussioni anche sulla sicurezza del sangue e sulla possibilità di studiare l’eventuale ruolo di virus e batteri in alcune malattie degenerative, come quelle autoimmunitarie o l’Alzheimer. «Nel caso dell’Hiv», aggiunge Montagnier, «abbiamo regolarmente individuato segnali provenienti dalle sequenze del Dna dell’Hiv nel sangue di pazienti trattati con terapia retro virale e che rispondevano bene al trattamento con la scomparsa delle copie virali di Rna nel sangue.
Questo indica che tale Dna deriva da una riserva non accessibile al trattamento classico e non da particelle virali circolanti nel sangue. Bisogna verificare quindi come l’informazione dell’agente patogeno possa persistere e sfuggire alle difese immunitarie e al trattamento». Con questa nuova tecnica, cioè, si potrà forse spiegare perché certi virus, come l’Aids per esempio, persistano nonostante le cure farmacologiche al fine di trovare nuove terapie. Un’altra ricerca straordinaria è stata presentata da Natalia V. Bobkova, biologa dell’Istituto di Biofisica Cellulare di Pushchino in Russia, che ha illustrato il trattamento con bassi campi elettromagnetici di cavie con morbo di Alzheimer. I risultati preliminari mostrano che certi campi producono un miglioramento della memoria e una riduzione delle placche amieloidi.
E' curioso osservare che, secondo la Bobkova, la stessa debole emissione elettromagnetica in grado di produrre effetti benefici in cellule malate potrebbe, però, produrne di negativi in cellule sane. Questo sembra dare vita a tutto un nuovo ambito di ricerca sulla suscettibilità individuale, o per gruppi, alle esposizioni elettromagnetiche. Anche alcuni ricercatori italiani stanno sperimentando l’uso dei campi elettromagnetici a fini terapeutici. Il gruppo che vede uniti Livio Giuliani, portavoce dell’Icems e dirigente di ricerca ex-Ispesl, e alcuni ricercatori del Cnr di Tor Vergata ha pubblicato nel 2009 due studi sulla moltiplicazione e differenziazione di cellule cardiache prelevate da pazienti attraverso un apparecchio nominato “magneto differenziatore”, un brevetto Ispesl-Cnr che permette di differenziare le cellule attraverso la stimolazione con campi elettromagnetici deboli.
Questo gruppo ha presentato al convegno la Ricerca Finalizzata Ispesl che dovrà trasferire in vivo, cioè sugli animali, quanto già dimostrato in vitro, per verificare se le cellule staminali cardiache così ottenute attecchiscono sul cuore infartuato. Questa ricerca dalle straordinarie prospettive terapeutiche si è scontrata, però, con un ostacolo burocratico. Nonostante il parere favorevole da parte del comitato scientifico internazionale, infatti, il progetto non è ancora partito perché il ministero della Salute avrebbe richiesto la rimodulazione dei finanziamenti, con l’inserimento di una nuova voce di spesa per il coordinamento. Questa rappresenterebbe secondo Giuliani «una distrazione dei fondi dagli oggetti della ricerca come materiali, spese di laboratorio, spese di staff, ecc.» e sarebbe incomprensibile soprattutto perché «il progetto già prevedeva le spese generali di gestione per l’ente destinatario».
Le difficoltà relative ai finanziamenti per la ricerca sono state argomento centrale nelle presentazioni di diversi relatori. Morando Soffritti, il direttore scientifico dell’Istituto di ricerca sul cancro “B. Ramazzini”, per esempio, sta conducendo esperimenti importantissimi sugli effetti cancerogeni su animali di campi elettromagnetici generati da antenne di stazioni radio base. Nonostante la prima fase dello studio si sia già conclusa di fatto ci vorranno due anni per completare gli esami istologici e realizzare l’analisi statistica, e non sarà possibile farlo prima proprio a causa della carenza di fondi. Il convegno ha disegnato una concezione nuova della materia vivente che non è più da considerarsi “un aggregato di molecole separate”, ma molecole tenute insieme da quella che Emilio del Giudice, fisico Premio Prigogine di Milano, padre dell’elettrodinamica quantistica, ha definito la «luce scura» della materia vivente, cioè quel campo elettromagnetico intrappolato in essa che può spiegare le interazioni di lungo raggio tra le molecole.
E' evidente che più avanzano gli studi sulle interazioni della vita cellulare con i campi elettromagnetici, anche debolissimi, maggiori sono gli interrogativi sui limiti di esposizione per i campi dei dispositivi mobili e impianti elettrici. A tal proposito è intervenuto il senatore Felice Casson, organizzatore dell’evento insieme ad Icems, esprimendo preoccupazione per la bozza del Decreto Sviluppo presentata dal Governo pochi giorni fa che minaccia di ampliare i limiti di esposizione dei campi elettromagnetici e ribadisce l’assenza di limiti specifici italiani per i dispositivi mobili.
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