Giocare per la scienza: così si trova la cura per l’Hiv
Giocare per la scienza: così si trova la cura per l’Hiv
Cosa c’è di meglio di un video game divertente da giocare, e che per di più è utile perché insegna qualcosa e può aiutare anche la ricerca scientifica, in particolare quella che indaga su alcune delle più gravi malattie? Di sicuro non l’ennesima simulazione di noiosi scontri tra guerrieri stellari. Ecco perché un gruppo di giocatori (aiutato da tutorial e da livelli progressivi di difficoltà) si è dedicato giorno e notte a Fold it, imparando a interagire con le catene molecolari che formano le proteine, piegandole e interagendo con le loro forme, simulandole in 3 D e accumulando punti quando otteneva una struttura stabile e funzionale.
Fold it è un gioco che è stato messo a punto da Rosetta@home un team di ricerca che ha lanciato anche un programma simile a Seti@home: facendo lavorare il computer di chiunque quando non lo utilizza, vengono utilizzate le sue capacità di calcolo in rete per determinare la forma tridimensionale delle proteine.
Ne caso di Fold it però, invece di usare la Cpu a caso, puntando a un calcolo statistico delle possibilità, il gioco coinvolge le persone attivamente (anche quando non hanno una particolare competenza scientifica) e utilizza la capacità del cervello umano di riconoscere dei modelli per cercare la forma di una proteina che richiede il livello più basso di energia, ed è dunque meno fragile.
Proteine in crowdsourcing. Per uno scienziato, conoscere la forma e la struttura di una proteina è fondamentale per capire come funziona e, nel caso si tratti di una proteina virale o coinvolta in uno stato patologico, per capire come debellarla. Una proteina può essere costituita da un centinaio di amminoacidi. A seconda della loro posizione, si determinano legami che costringono la proteina a piegarsi e a prendere determinate forme. Le possibilità sono moltissime, ma in natura, tra le tante, viene poi utilizzata esclusivamente quella che consente un minore spreco di energia per essere mantenuta. Studiando i modelli teorici dunque, si è capito che per “indovinare” la reale forma di una proteina esistente, non potendola “fotografare”, bisogna provare per tentativi ed errori fino a quando non si trova quella che ha lo stesso stato energetico basso, e dunque la stessa forma.
I giocatori di Fold it hanno già avuto importanti riconoscimenti scientifici: sono riusciti infatti a individuare la struttura cristallina della M-PMV proteasi retrovirale, dando così la possibilità di trovare nuovi farmaci antiretrovirali, in particolare per l’Hiv.
Si tratta in pratica di un’altra declinazione del modello che ha permesso la nascita del sistema operativo Linux e di molti dei programmi più utilizzati: crowdsourcing, collaborazione tra persone con diverse esperienze e uso intelligente e interattivo del computer, il che dimostra che l’intuizione umana, non è sostituibile dalle macchine.
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Fold it è un gioco che è stato messo a punto da Rosetta@home un team di ricerca che ha lanciato anche un programma simile a Seti@home: facendo lavorare il computer di chiunque quando non lo utilizza, vengono utilizzate le sue capacità di calcolo in rete per determinare la forma tridimensionale delle proteine.
Ne caso di Fold it però, invece di usare la Cpu a caso, puntando a un calcolo statistico delle possibilità, il gioco coinvolge le persone attivamente (anche quando non hanno una particolare competenza scientifica) e utilizza la capacità del cervello umano di riconoscere dei modelli per cercare la forma di una proteina che richiede il livello più basso di energia, ed è dunque meno fragile.
Proteine in crowdsourcing. Per uno scienziato, conoscere la forma e la struttura di una proteina è fondamentale per capire come funziona e, nel caso si tratti di una proteina virale o coinvolta in uno stato patologico, per capire come debellarla. Una proteina può essere costituita da un centinaio di amminoacidi. A seconda della loro posizione, si determinano legami che costringono la proteina a piegarsi e a prendere determinate forme. Le possibilità sono moltissime, ma in natura, tra le tante, viene poi utilizzata esclusivamente quella che consente un minore spreco di energia per essere mantenuta. Studiando i modelli teorici dunque, si è capito che per “indovinare” la reale forma di una proteina esistente, non potendola “fotografare”, bisogna provare per tentativi ed errori fino a quando non si trova quella che ha lo stesso stato energetico basso, e dunque la stessa forma.
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