Così l’Asia si riprende i suoi cervelli in fuga
Così l’Asia si riprende i suoi cervelli in fuga
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Così l’Asia si riprende i suoi cervelli in fuga
Pubblicato il 24 aprile 2011 da Giulia Cimpanelli in News Esperienza all'estero News 0 Commenti
Tags: fuga di cervelli, studenti asiatici, università usa
La fuga dei cervelli? Sembra essere diventata un problema “globale”. Nell’ultimo decennio l’Asia è stata la principale fonte di studenti stranieri nelle università occidentali e la maggior parte dei migliori laureati e ricercatori di origine asiatica sono rimasti in occidente a lavorare. Ora, il boom delle economie asiatiche e l’espansione del settore ricerca e sviluppo nei Paesi del Sol levante, unito alla recessione del settore ricerca nei paesi occidentali, saranno presto ragioni di una plausibile inversione di rotta.
“La crescita delle economie asiatiche sta invertendo la direzione del flusso degli studenti – ha commentato Tony Chan, Presidente della Hong Kong University of Science and Technology – Un altro cambiamento è dovuto ai grossi investimenti che i governi asiatici stanno facendo nel settore istruzione”. Ciò è particolarmente vero per Singapore, Malesia, Corea del Sud, Cina e Hong Kong, dove l’istruzione superiore si sta espandendo rapidamente, forte di enormi investimenti pubblici. Ma anche molti laureati indiani stanno tornando a casa.
Negli Stati Uniti il flusso inverso si è pronunciato negli ultimi quattro o cinque anni: “Stanno vendendo le loro case negli Usa per acquistare un biglietto di sola andata e tornare nel loro Paese di origine”, ha detto Vivek Wadhwa, ricercatore associato senior di Harvard, che ha pubblicato uno studio sul flusso inverso di talenti provenienti da India e Cina.
Il governo cinese ha verificato che i rimpatriati laureandi e post-laurea nel 2007 sono stati circa 44.000 nel 2007, ma oltre 1,3 milioni hanno lasciato la Cina per studiare all’estero dal 1980. Nel 2009, ultimo anno sul quale sono disponibili dati del ministero dell’Istruzione, il numero dei rimpatriati è salito a 108.000, la maggior parte di loro attirati da migliori prospettive di lavoro in Cina che in Occidente.
La tendenza coincide anche con un rallentamento del settore in Occidente che probabilmente è proprio la causa dell’effetto. Paesi come Cina, Malesia e Singapore hanno messo però in atto politiche anche per attirare talenti scientifici da Ovest offrendo loro alti incentivi economici. La Cina è decisa ad attirare nomi prestigiosi, offrendo loro somme a sei cifre. Il reclutamento di alto profilo verso la Cina include il premio Nobel francese Luc Montagnier, che ha vinto il premio 2008 per la scoperta del virus Hiv, mentre tre su quattro università vice-cancellieri dell’università di Singapore vengono dall’Europa o dagli Stati Uniti.
“Gli atenei statunitensi hanno capito ciò che sta accadendo ma il governo Usa non ancora – commenta Wadhwa – Tutto ciò gioca a favore dello sviluppo dei Paesi asiatici”. “Il futuro appartiene all’Asia”, ha detto Christopher Brown, direttore del Collegio Internazionale della Zayed University, negli Emirati Arabi Uniti, in occasione della conferenza di Hong Kong il mese scorso. “Le discussioni sulla fuga dei cervelli saranno presto sostituite dal problema dei “cervelli da recuperare” – ha continuato – e il focus sarà sempre più su come attrarre docenti e studenti ‘preziosi’ nei Paesi asiatici”.
Così l’Asia si riprende i suoi cervelli in fuga
Pubblicato il 24 aprile 2011 da Giulia Cimpanelli in News Esperienza all'estero News 0 Commenti
Tags: fuga di cervelli, studenti asiatici, università usa
La fuga dei cervelli? Sembra essere diventata un problema “globale”. Nell’ultimo decennio l’Asia è stata la principale fonte di studenti stranieri nelle università occidentali e la maggior parte dei migliori laureati e ricercatori di origine asiatica sono rimasti in occidente a lavorare. Ora, il boom delle economie asiatiche e l’espansione del settore ricerca e sviluppo nei Paesi del Sol levante, unito alla recessione del settore ricerca nei paesi occidentali, saranno presto ragioni di una plausibile inversione di rotta.
“La crescita delle economie asiatiche sta invertendo la direzione del flusso degli studenti – ha commentato Tony Chan, Presidente della Hong Kong University of Science and Technology – Un altro cambiamento è dovuto ai grossi investimenti che i governi asiatici stanno facendo nel settore istruzione”. Ciò è particolarmente vero per Singapore, Malesia, Corea del Sud, Cina e Hong Kong, dove l’istruzione superiore si sta espandendo rapidamente, forte di enormi investimenti pubblici. Ma anche molti laureati indiani stanno tornando a casa.
Negli Stati Uniti il flusso inverso si è pronunciato negli ultimi quattro o cinque anni: “Stanno vendendo le loro case negli Usa per acquistare un biglietto di sola andata e tornare nel loro Paese di origine”, ha detto Vivek Wadhwa, ricercatore associato senior di Harvard, che ha pubblicato uno studio sul flusso inverso di talenti provenienti da India e Cina.
Il governo cinese ha verificato che i rimpatriati laureandi e post-laurea nel 2007 sono stati circa 44.000 nel 2007, ma oltre 1,3 milioni hanno lasciato la Cina per studiare all’estero dal 1980. Nel 2009, ultimo anno sul quale sono disponibili dati del ministero dell’Istruzione, il numero dei rimpatriati è salito a 108.000, la maggior parte di loro attirati da migliori prospettive di lavoro in Cina che in Occidente.
La tendenza coincide anche con un rallentamento del settore in Occidente che probabilmente è proprio la causa dell’effetto. Paesi come Cina, Malesia e Singapore hanno messo però in atto politiche anche per attirare talenti scientifici da Ovest offrendo loro alti incentivi economici. La Cina è decisa ad attirare nomi prestigiosi, offrendo loro somme a sei cifre. Il reclutamento di alto profilo verso la Cina include il premio Nobel francese Luc Montagnier, che ha vinto il premio 2008 per la scoperta del virus Hiv, mentre tre su quattro università vice-cancellieri dell’università di Singapore vengono dall’Europa o dagli Stati Uniti.
“Gli atenei statunitensi hanno capito ciò che sta accadendo ma il governo Usa non ancora – commenta Wadhwa – Tutto ciò gioca a favore dello sviluppo dei Paesi asiatici”. “Il futuro appartiene all’Asia”, ha detto Christopher Brown, direttore del Collegio Internazionale della Zayed University, negli Emirati Arabi Uniti, in occasione della conferenza di Hong Kong il mese scorso. “Le discussioni sulla fuga dei cervelli saranno presto sostituite dal problema dei “cervelli da recuperare” – ha continuato – e il focus sarà sempre più su come attrarre docenti e studenti ‘preziosi’ nei Paesi asiatici”.
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