Fuga dei cervelli, dove sono? Valgono 1 mld di euro, Italia li “regala”
Fuga dei cervelli, dove sono? Valgono 1 mld di euro, Italia li “regala”
ROMA – Dove sono finiti i ricercatori italiani? E che fine ha fatto Barbara Foglieni? Non è una velina, difficile che la cronaca si ricordi di lei. La scienza però lo fa. La Foglieni è una ricercatrice italiana che nel 2008 scoprì una variante del virus Hiv, ma con un contratto da ricercatrice in scadenza. Finita nel dimenticatoio, come tutte le eccellenze nella ricerca di cui l’Italia potrebbe vantarsi, ma che dimentica spingendo alla “fuga dei cervelli“. Un fenomeno che costa all’Italia 1 miliardo di euro in meno ogni anno, tante giovani speranze e tanti redditizi brevetti in meno. Non sorprende allora che un giovane su due dichiari di voler emigrare, più corretto forse fuggire da un paese che nulla ormai offre.
Era dicembre 2008 quanto il Corriere della sera raccontava la storia della giovane e brillante ricercatrice italiana Barbara Foglieni, che a 32 anni scoprì un’importate variante del virus dell’Hiv all’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco. Una variante difficile da rivelare nel sangue, tanto che persone malate ad un primo esame risultassero negative. Un problema per le donazioni di sangue, con l’alto rischio di una contaminazione delle trasfusioni.
Una scoperta che non la rendeva però immune da una scadenza di contratto ad appena pochi mesi dall’importante risultato ottenuto. La Foglieni nel 2008 era convinta che anche in un ospedale di provincia si potesse fare “dell’ottima ricerca, basta tantissima buona volontà”. Ma se la volontà non è supportata dai giusti fondi e dai giusti riconoscimenti, quanto può contare la ricerca svolta?
La storia della Foglieni è solo una delle tante. C’è quella della biotecnologa farmaceutica Luisa Luciani, che ha abbandonato l’italia per un posto da ricercatrice in America, al Cancer center del Memorial Sloan Kettering, New York. Il più antico e famoso centro privato del mondo, che si occupa di prevenzione, cura e ricerca sul cancro. C’è la storia del chirurgo fiorentino Paolo Macchiarini, unico al mondo ad eseguire trapianti di trachea, corteggiato da università e ospedali di tutto il mondo, che lo scorso anno aveva scelto di restare nella sua Italia, che non sembrava però aver intenzione di riconoscere meriti ed una cattedra vacante all’università di Firenze.
Storie come queste in Italia ne esistono (tristemente) molte. Alcune giungono all’attenzione della stampa, altre no. Le attenzioni e l’indignazione durano poco. E così, dopo oltre 3 anni, delle tante meritevoli Barbara Fogliena non si ha più notizia. Un oblio in cui le eccellenze italiane si perdono e in cui lo stato ha perso, in 20 anni, miliardi di euro. Quei miliardi che oggi Mario Monti cerca di recuperare con pesanti tagli e riforme. C’è da chiedersi allora come sia possibile per uno stato moderno ripartire e crescere, se si rinuncia ad investimenti che potrebbero portare 1 miliardo l’anno nelle casse, e non solo prestigio e merito per i cervelli non fuggiti, ma sempre più disillusi da scarse prospettive future.
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Era dicembre 2008 quanto il Corriere della sera raccontava la storia della giovane e brillante ricercatrice italiana Barbara Foglieni, che a 32 anni scoprì un’importate variante del virus dell’Hiv all’ospedale Alessandro Manzoni di Lecco. Una variante difficile da rivelare nel sangue, tanto che persone malate ad un primo esame risultassero negative. Un problema per le donazioni di sangue, con l’alto rischio di una contaminazione delle trasfusioni.
Una scoperta che non la rendeva però immune da una scadenza di contratto ad appena pochi mesi dall’importante risultato ottenuto. La Foglieni nel 2008 era convinta che anche in un ospedale di provincia si potesse fare “dell’ottima ricerca, basta tantissima buona volontà”. Ma se la volontà non è supportata dai giusti fondi e dai giusti riconoscimenti, quanto può contare la ricerca svolta?
La storia della Foglieni è solo una delle tante. C’è quella della biotecnologa farmaceutica Luisa Luciani, che ha abbandonato l’italia per un posto da ricercatrice in America, al Cancer center del Memorial Sloan Kettering, New York. Il più antico e famoso centro privato del mondo, che si occupa di prevenzione, cura e ricerca sul cancro. C’è la storia del chirurgo fiorentino Paolo Macchiarini, unico al mondo ad eseguire trapianti di trachea, corteggiato da università e ospedali di tutto il mondo, che lo scorso anno aveva scelto di restare nella sua Italia, che non sembrava però aver intenzione di riconoscere meriti ed una cattedra vacante all’università di Firenze.
Storie come queste in Italia ne esistono (tristemente) molte. Alcune giungono all’attenzione della stampa, altre no. Le attenzioni e l’indignazione durano poco. E così, dopo oltre 3 anni, delle tante meritevoli Barbara Fogliena non si ha più notizia. Un oblio in cui le eccellenze italiane si perdono e in cui lo stato ha perso, in 20 anni, miliardi di euro. Quei miliardi che oggi Mario Monti cerca di recuperare con pesanti tagli e riforme. C’è da chiedersi allora come sia possibile per uno stato moderno ripartire e crescere, se si rinuncia ad investimenti che potrebbero portare 1 miliardo l’anno nelle casse, e non solo prestigio e merito per i cervelli non fuggiti, ma sempre più disillusi da scarse prospettive future.
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