Più vicino un nuovo vaccino contro la TBC

ll virus HIV apre spesso la via alla tubercolosi e mentre in Italia continua il dibattito sul caso dell'infermiera del Policlinico Gemelli, uno studio pubblicato su Nature Medicine offre una nuova prospettiva nella prevenzione dell’infezione. Un batterio geneticamente modificato è in grado di proteggere topi da laboratorio.

La sua messa a punto non è dietro l’angolo, ma un importante passo avanti è stato compiuto verso la realizzazione di un vaccino più efficace contro la tubercolosi. Un gruppo di ricercatori dell’Albert Einstein College of Medicine presso la Yeshiva University di New York, ha infatti creato in laboratorio un batterio ibrido simile al Mycobacterium tubercolosis in grado di stimolare la risposta immunitaria nei topi, che così risultano immuni da successive infezioni.

Una delle caratteristiche del batterio responsabile della Tbc, infatti, è proprio la sua capacità di eludere la prima aggressione del sistema immunitario. È questa caratteristica che lo rende uno degli agenti infettivi più diffusi: nel mondo, stando alle stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, si registra una nuova infezione ogni secondo, tanto che un terzo della popolazione mondiale è stata infettata dal batterio. Nonostante la gran parte delle persone infettate non presenterà mai i sintomi della malattia, la tubercolosi causa ogni anno tra i 2 e i 3 milioni di morti.
Sono questi numeri che hanno reso la Tbc agli occhi dell’Oms una priorità sanitaria globale. A oggi, l’unico strumento di prevenzione farmacologica è un microrganismo, il bacillo di Calmette-Guérin (BCG), un ceppo attenuato di Mycobacterium bovis che somministrato come vaccino è in grado di stimolare la produzione di anticorpi protettivi contro l’infezione. Ma soltanto in alcune persone e per periodi di tempo limitati. Inoltre è poco efficace contro la Tbc polmonare adulta, che rappresenta la forma più frequente.

Come se non bastasse, aumenta il numero di ceppi di Mycobacterium tubercolosis resistenti ai farmaci.

Da qui il forte impegno internazionale nella messa a punto di un vaccino in grado di prevenire tutte le forme di infezione in tutte le categorie di persone.

Ora, lo studio americano pubblicato su Nature Medicine apre lo spiraglio in questa direzione.
Il team, coordinato da William Jacobs, professore di microbiologia e immunologia all’università newyorkese, nella prima parte del lavoro, si è concentrato su un gruppo di geni denominato “esx-3” noto per il suo ruolo nel proteggere il batterio della Tubercolosi dal sistema immunitario dell’organismo ospitante.

I ricercatori ipotizzavano che eliminando questo gruppo di geni, il batterio potesse diventare vulnerabile ed essere debellato. L’esperimento effettuato su topi da laboratorio è stato un successo: dopo aver ingegnerizzato un batterio molto simile al M. Tubercolosis (il Mycobacterium smegmatis che colpisce i topi) eliminando il gruppo esx-3, il team ha infettato i topi con alte dosi del microrganismo. Tuttavia, non hanno subito alcun danno, apparentemente perché il sistema immunitario è stato in grado di uccidere il batterio così modificato.

Peccato che un simile successo non sia stato replicato sull’uomo: infatti, il M. Tubercolosis, se privato del gruppo di geni esx-3 non può vivere.

I ricercatori non si sono però arresi e hanno tentato di “ricucire” nel Dna del Mycobacterium smegmatis (il batterio dei topi) il gruppo di geni esx-3 estratto dal Mycobacterium tubercolosis (il batterio che infetta l’uomo). Il risultato è stato un ulteriore batterio, definito IKEPLUS, che, secondo il team, avrebbe dovuto recuperare la capacità di ingannare il sistema immunitario.

In realtà il nuovo ceppo era vulnerabile al sistema immunitario ed era quindi un candidato ideale per essere impiegato come vaccino. Increduli, i ricercatori, hanno provato a vaccinare 5 topi con IKEPLUS infettandoli di seguito con il Mycobacterium tubercolosis. I risultati sono stati entusiasmanti: tutti i topi sono vissuti per più di 40 giorni, due per 90 giorni, uno addirittura per 343 giorni. I cinque topi di controllo, non vaccinati, sono morti invece 5 giorni dopo l’infezione. Esperimenti con numeri più alti di topi hanno dato gli stessi risultati.

Come se non bastasse, quando i ricercatori hanno analizzato i tessuti estratti da topi immunizzati con IKEPLUS e che erano sopravvissuti per più di 200 giorni dopo l’esposizione al batterio, hanno scoperto che il batterio era stato completamente eliminato dal fegato dell’animale. «È qualcosa che nessuno aveva visto prima. Lo abbiamo sognato per anni: essere in grado di fornire una protezione e un’immunità nel lungo periodo», ha commentato Jacobs.

Il team, nonostante i risultati non si lascia prendere dai facili entusiasmi: «solo il 20 per cento dei topi sopravvive a lungo ed è probabile che sia necessario individuale antigeni addizionali», ha spiegato Jacobs. Inoltre, ha aggiunto, "non sappiamo se funzionerà sull’uomo. Nonostante ciò, IKEPLUS è diverso da ogni altro vaccino individuato finora e [lo studio] è un passo significativo nello sforzo di creare un vaccino migliore contro la Tbc».

Grazie per la notizia..
E per le altre cose che posterai.. e anche se non ti ringraziero' piu e solo per non essere ripetitivo, ma e come se lo avessi fatto..

tranquillo Gex è doveroso da parte mia far questo: vi ho scocciato con le mie paranoie ora mi rimbocco le maniche e nel mio piccolo mi do da fare