I reservoirs dell' Hiv
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I reservoirs dell' Hiv
I reservoirs dell' Hiv sono il vero problema per una cura definitiva.
Quindici anni fa, infatti, quando fu scoperta la Haart, nel mondo si sviluppo' un grande ottimismo e gli scienziati ipotizzarono che tre anni di viremia non rilevabile sarebbero stati sufficienti per eradicare l' HIV.
Nel 1997, pero', furono dimostrati i cosidetti reservoirs, cioe' piccoli serbatoio di cellule latentemente infettati , in pazienti, e molto presto si dimostro che senza Haart questo portavano nuovamente ad una infezione acuta.
Poiché si tratta di cellule quiescenti, che solitamente non producono particelle virali, non sono distrutte dal sistema immunitario e neppure sono accessibili ai farmaci della Haart.
Queste cellule infette fanno parte della memoria a lungo termine del sistema immunitario, e sono in grado di sopravvivere tutta la vita pertanto sarebbero necessari più di 60 anni di viremia non rilevabile per poi essere sostituite da cellule non infette, cosa peraltro difficilmente ipotizzabile.
Nonostante la diminuzione drammatica della morbilità e della mortalità con Haart, purtroppo sono emersi nuovi problemi ed e' ormai chiaro, che non e' possibile prendere questi farmaci per tutta la vita.
Inoltre l'adesione dei pazienti al trattamento è molto variabile, e questo puo' portare alla selezione di ceppi resistenti.
Le tossicità dei farmaci si accumulano nel tempo, in particolare a livello metabolico metabolico con un aumentato rischio di eventi cardiovascolari, osteopenia, lipodistrofia.
L'evoluzione della malattia, d'altro canto non è completamente arrestata e lentamente tende a progreddire portando in alcuni pazienti, e per cause non ancora da accertare, delle disfunzione neurocognitive.
L' infiammazione cronica persistente è un'altro problema che accompagna i pazienti Hiv positivi, questa e' dovuta ai danni causati al sistema immunitario e agli organi linfoidi, non essendo riusciti ancora ad eradicare il virus.
Infine, l'accesso universale ai farmaci della Haart è un gravissimo problema finanziario in quanto la pandemia e' tutt'ora altamente attiva, con più di 7.000 casi ogni giorno di nuove infezioni da HIV in tutto il mondo.
Per risolvere il problema di una cura definitiva , i ricercatori hanno creato in vitro e in vivo (animali) dei modelli di persistenza del virus HIV, in modo da definire i meccanismi virologici e immunologici coinvolti nella persistenza del virus, e scoprire nuovi farmaci che agiscono in modo completamente diverso rispetto alla Haart.
Il primo obiettivo è quello di indurre una "cura funzionale per l'HIV", una situazione in cui il virus non sarebbe piu' in grado di replicarsi e quindi non causera' piu' danni all'organismo pur essendo quest'ultimo in assenza di Haart.
Questa condizione esiste gia in natura, in una percentuale molto piccola di pazienti, chiamato 'controller elite'.
Questi pazienti presentano bassi livelli di reservoirs HIV e forti risposte immunitarie al virus.
L'obiettivo finale dei ricercatori di tutto il mondo è pero', quello di ottenere una "cura dell'HIV sterilizzante", dove cioe', viene eliminato completamente il virus dal corpo.
Diversi farmaci sono già in preparazione per "scovare" i serbatoi dell' HIV, e uno di questi potrebbe essere addirittura italiano l'auranofin, a cui sta lavorando anche il Dr. Savarino.
I ricercatori di tutto il mondo, per raggiungere questo traguardo epocale, si riuniscono ogni anno al Workshop internazionale "HIV Persistence, Reservoirs & Eradication Strategies Workshop".
Quindici anni fa, infatti, quando fu scoperta la Haart, nel mondo si sviluppo' un grande ottimismo e gli scienziati ipotizzarono che tre anni di viremia non rilevabile sarebbero stati sufficienti per eradicare l' HIV.
Nel 1997, pero', furono dimostrati i cosidetti reservoirs, cioe' piccoli serbatoio di cellule latentemente infettati , in pazienti, e molto presto si dimostro che senza Haart questo portavano nuovamente ad una infezione acuta.
Poiché si tratta di cellule quiescenti, che solitamente non producono particelle virali, non sono distrutte dal sistema immunitario e neppure sono accessibili ai farmaci della Haart.
Queste cellule infette fanno parte della memoria a lungo termine del sistema immunitario, e sono in grado di sopravvivere tutta la vita pertanto sarebbero necessari più di 60 anni di viremia non rilevabile per poi essere sostituite da cellule non infette, cosa peraltro difficilmente ipotizzabile.
Nonostante la diminuzione drammatica della morbilità e della mortalità con Haart, purtroppo sono emersi nuovi problemi ed e' ormai chiaro, che non e' possibile prendere questi farmaci per tutta la vita.
Inoltre l'adesione dei pazienti al trattamento è molto variabile, e questo puo' portare alla selezione di ceppi resistenti.
Le tossicità dei farmaci si accumulano nel tempo, in particolare a livello metabolico metabolico con un aumentato rischio di eventi cardiovascolari, osteopenia, lipodistrofia.
L'evoluzione della malattia, d'altro canto non è completamente arrestata e lentamente tende a progreddire portando in alcuni pazienti, e per cause non ancora da accertare, delle disfunzione neurocognitive.
L' infiammazione cronica persistente è un'altro problema che accompagna i pazienti Hiv positivi, questa e' dovuta ai danni causati al sistema immunitario e agli organi linfoidi, non essendo riusciti ancora ad eradicare il virus.
Infine, l'accesso universale ai farmaci della Haart è un gravissimo problema finanziario in quanto la pandemia e' tutt'ora altamente attiva, con più di 7.000 casi ogni giorno di nuove infezioni da HIV in tutto il mondo.
Per risolvere il problema di una cura definitiva , i ricercatori hanno creato in vitro e in vivo (animali) dei modelli di persistenza del virus HIV, in modo da definire i meccanismi virologici e immunologici coinvolti nella persistenza del virus, e scoprire nuovi farmaci che agiscono in modo completamente diverso rispetto alla Haart.
Il primo obiettivo è quello di indurre una "cura funzionale per l'HIV", una situazione in cui il virus non sarebbe piu' in grado di replicarsi e quindi non causera' piu' danni all'organismo pur essendo quest'ultimo in assenza di Haart.
Questa condizione esiste gia in natura, in una percentuale molto piccola di pazienti, chiamato 'controller elite'.
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I ricercatori di tutto il mondo, per raggiungere questo traguardo epocale, si riuniscono ogni anno al Workshop internazionale "HIV Persistence, Reservoirs & Eradication Strategies Workshop".
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