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Ricreando in laboratorio i reservoirs nascosti dell'HIV

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Messaggio Da Rafael Mer 16 Feb - 23:03

Uno degli ostacoli maggiori per curare l'HIV e' la persistenza nei tessuti di virus latenti resistenti agli attacchi delle attuali terapie antiretrovirali (ART). Recenti studi hanno documentato incoraggianti progressi nella ricerca dei reservoirs dove il virus persiste.
Ma anche dopo aver azzerato l'HIV dove si nasconde , gli scienziati hanno bisogno di semplici, clinicamente rilevanti modelli per sperimentare nuovi metodi per attaccare il virus in questi reservoirs. Il Dr. Alberto Bosque, ha aiutato a sviluppare uno di questi sistemi.

Scrivendo nella pubblicazione di gennaio del giornale di ricerca Methods, Bosque ed il suo mentore, il Dr. Vicente Planelles, dell'Universita' dello Utah, hanno rivisto i problemi con i vecchi modelli della latenza HIV. Loro, allora, offrono i loro nuovi modelli per la produzione di grandi numeri di cellule latentemente infette. Queste speciali cellule T, conosciute come CM o cellule di memoria centrale, non sono derivate da linee cellulari artificiali, ma prese direttamente dal sangue umano. Le cellule CM si e' dimostrato che costituiscono il principale reservoir per l'HIV nel sangue, linfoghiandole e intestino.

Il metodo di Bosque coinvolge le cellule T CD4+ "naive" non stimolate che vengono estratte dal sangue di donatori sani, non infetti, usando anticorpi e colonne magnetiche. Egli e i suoi colleghi poi, stimolano ampiamente queste cellule con un cocktail di cinque ormoni immunitari e con anticorpi. Quattro giorni piu' tardi infettano queste cellule con una speciale forma di HIV che e' stata geneticamente disabilitata cosicche' non possa diffondere al di fuori della prima cellula che infetta. Queste cellule, che ospitano l'HIV latente, possono essere mantenute con i fattori di crescita delle celluleT, rilasciando sostanziali quantita' di virus solo quando stimolate. Bosque e Planelles sperano di usare queste cellule per definire come i vari stimoli inducono i virus latenti a cominciare a replicarsi, con cio' rendendoli vulnerabili agli esistenti farmaci antiHIV.

Gli autori concludono che nessun singolo tubo di prova o modello animale per la latenza HIV ha la probabilita' di catturare l'ampio spettro di metodi con cui l'HIV si nasconde o si attiva. Ma il loro nuovo sistema ci porta un passo piu' vicino a definire i fattori critici coinvolti nel mantenere latente l'HIV, con l'ultimo scopo di progettare razionalmente dei farmaci per distruggere tali virus.
Rafael
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