Come la gente con HIV/AIDS percepisce i pregiudizi
Come la gente con HIV/AIDS percepisce i pregiudizi
Sono sicuro qui? Come la gente con HIV/AIDS percepisce i pregiudizi nascosti nelle loro Comunita'.
La gente dei gruppi marginalizzati quali i disabili o le minoranze razziali, si sentono stigmatizzati- condannati, temuti, o esclusi- quando altre persone li stigmatizzano. E' ovvio. Ma essi possono anche percepire lo stigma quando nessuno li discrimina in modo flagrante o dice parole negative.
Queste storie non sono paranoie, suggerisce uno studio sulle persone HIV-positive e le loro comunita' , pubblicato in Psychological Science, un giornale dell'Associazione di Scienze Psicologiche. Piuttosto, essi stanno raccogliendo sottili messaggi dalle loro comunita'.
"La societa' sta cambiando quando arriva al pregiudizio"dice il ricercatore psicologico Carol Miller che ha condotto lo studio all'university of Vermont" La maggior parte della gente non vuole essere pregiudicata- ma la cultura ci insegna il biasimo , e nonostante noi stessi "qualche volta lo esprimiamo."
Nello sforzo di sopprimere il pregiudizio, i motivi variano "Internamente motivati" la gente valorizza la tolleranza e aborre lo stereotipo.
Lo "esternamente motivato" risponde alla pressione sociale. In ogni gruppo, il biasimo "esce" dice Miller. Ma quelli che albergano piu' pregiudizio sono piu' propensi a sentire la norme antidiscriminatorie come coercitive, o "politically correct" - e vogliono non far caso ad esse.
In un'epoca in cui la discriminazione flagrante e' rara, come potrebbero queste motivazioni, espresse dalle comunita', danneggiare i loro potenziali obiettivi? Per avere una risposta i ricercatori hanno seguito varie comunita' riguardo le condizioni sociali che permettono ai loro membri con HIV/AIDS di sentirsi sicuri-oppure no- di svelare la loro malattia ad altri.
La squadra ha reclutato 203 abitanti del New England con HIV/AIDS. La maggioranza erano uomini, e circa la meta' erano gay o bisessuali; avevano vissuto con la malattia per una media di 11 anni. I partecipanti hanno risposto a 19 domande raccontando le loro esperienze di "stigma manifesto" (per esempio "ho perso amici per aver detto loro che ho l'HIV/AIDS) e le loro "preoccupazioni di rivelarlo" ("temo che la gente che lo sa lo dica ad altri").
Nelle ulteriori otto settimane, i ricercatori hanno selezionato a caso circa 12 adulti da ciascuna delle comunita' dove i partecipanti con HIV/AIDS vivevano e li hanno intervistati per telefono riguardo la vita di comunita' ed i loro sentimenti e comportamenti verso la gente con AIDS. Le domande erano fatte in modo da far emergere se la motivazione del rispondente ad agire in modo tollerante era interna o esterna. I risultati sono stati tabulati per caratterizzare ogni comunita' nello stesso modo.
La gente con HIV/AIDS ha sperimentato pochi atti di aperta ostilita', secondo quanto dimostrato dallo studio. Ma molti erano ancora riluttanti a rivelare la loro malattia.
Cosa fa la differenza? Era la fonte di motivazione della comunita'. La gente con HIV/AIDS sentiva maggiore la necessita' di segretezza nelle comunita' dove la gente sentiva di piu' la pressione sociale e meno la personale ad evitare di essere pregiudicata.
Lo studio ha implicazioni tanto per le comunita' che per i loro membri con HIV/AIDS. "Se vogliamo cambiare gli atteggiamenti delle comunita' dobbiamo fare attenzione "dice Miller"Perche' se tutto quello che facciamo e' far sentire la gente sotto pressione, potremmo rendere la cosa peggiore invece che migliore".
Cosi' per la gente con HIV/AIDS Miller non asseconda le loro ansieta'. Quindi, lei indica che assumersi dei rischi puo' comportare ricompense"Se, infatti, sei in una comunita' dove la gente ti accetterebbe e ti aiuterebbe , tu non ti riveli, non dai loro neppure l'opportunita' di farlo."
La gente dei gruppi marginalizzati quali i disabili o le minoranze razziali, si sentono stigmatizzati- condannati, temuti, o esclusi- quando altre persone li stigmatizzano. E' ovvio. Ma essi possono anche percepire lo stigma quando nessuno li discrimina in modo flagrante o dice parole negative.
Queste storie non sono paranoie, suggerisce uno studio sulle persone HIV-positive e le loro comunita' , pubblicato in Psychological Science, un giornale dell'Associazione di Scienze Psicologiche. Piuttosto, essi stanno raccogliendo sottili messaggi dalle loro comunita'.
"La societa' sta cambiando quando arriva al pregiudizio"dice il ricercatore psicologico Carol Miller che ha condotto lo studio all'university of Vermont" La maggior parte della gente non vuole essere pregiudicata- ma la cultura ci insegna il biasimo , e nonostante noi stessi "qualche volta lo esprimiamo."
Nello sforzo di sopprimere il pregiudizio, i motivi variano "Internamente motivati" la gente valorizza la tolleranza e aborre lo stereotipo.
Lo "esternamente motivato" risponde alla pressione sociale. In ogni gruppo, il biasimo "esce" dice Miller. Ma quelli che albergano piu' pregiudizio sono piu' propensi a sentire la norme antidiscriminatorie come coercitive, o "politically correct" - e vogliono non far caso ad esse.
In un'epoca in cui la discriminazione flagrante e' rara, come potrebbero queste motivazioni, espresse dalle comunita', danneggiare i loro potenziali obiettivi? Per avere una risposta i ricercatori hanno seguito varie comunita' riguardo le condizioni sociali che permettono ai loro membri con HIV/AIDS di sentirsi sicuri-oppure no- di svelare la loro malattia ad altri.
La squadra ha reclutato 203 abitanti del New England con HIV/AIDS. La maggioranza erano uomini, e circa la meta' erano gay o bisessuali; avevano vissuto con la malattia per una media di 11 anni. I partecipanti hanno risposto a 19 domande raccontando le loro esperienze di "stigma manifesto" (per esempio "ho perso amici per aver detto loro che ho l'HIV/AIDS) e le loro "preoccupazioni di rivelarlo" ("temo che la gente che lo sa lo dica ad altri").
Nelle ulteriori otto settimane, i ricercatori hanno selezionato a caso circa 12 adulti da ciascuna delle comunita' dove i partecipanti con HIV/AIDS vivevano e li hanno intervistati per telefono riguardo la vita di comunita' ed i loro sentimenti e comportamenti verso la gente con AIDS. Le domande erano fatte in modo da far emergere se la motivazione del rispondente ad agire in modo tollerante era interna o esterna. I risultati sono stati tabulati per caratterizzare ogni comunita' nello stesso modo.
La gente con HIV/AIDS ha sperimentato pochi atti di aperta ostilita', secondo quanto dimostrato dallo studio. Ma molti erano ancora riluttanti a rivelare la loro malattia.
Cosa fa la differenza? Era la fonte di motivazione della comunita'. La gente con HIV/AIDS sentiva maggiore la necessita' di segretezza nelle comunita' dove la gente sentiva di piu' la pressione sociale e meno la personale ad evitare di essere pregiudicata.
Lo studio ha implicazioni tanto per le comunita' che per i loro membri con HIV/AIDS. "Se vogliamo cambiare gli atteggiamenti delle comunita' dobbiamo fare attenzione "dice Miller"Perche' se tutto quello che facciamo e' far sentire la gente sotto pressione, potremmo rendere la cosa peggiore invece che migliore".
Cosi' per la gente con HIV/AIDS Miller non asseconda le loro ansieta'. Quindi, lei indica che assumersi dei rischi puo' comportare ricompense"Se, infatti, sei in una comunita' dove la gente ti accetterebbe e ti aiuterebbe , tu non ti riveli, non dai loro neppure l'opportunita' di farlo."
Rafael- Messaggi : 814
Data d'iscrizione : 21.12.10
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