Perche' i vaccini spaventano?
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Perche' i vaccini spaventano?
Bellissima analisi su tutte le paure (per lo piu' infondate) che ruotano intorno ai vaccini..
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21 Gennaio 2011
Vaccino MMR e autismo, segreti e bugie
Perché attorno ai vaccini si crea sempre polemica? Perché i vaccini fanno più paura al pubblico di trattamenti dati alla mano molto più pericolosi? Perché per esempio tanti genitori premurosi non esitano a somministrare uno sciroppo contro la tosse a un bambino sotto i 5 anni malgrado sia vietatissimo (centinaia di morti pediatriche ogni anno a causa dei principi attivi utilizzati negli inibitori della tosse, nei decongestionanti, negli espettoranti e in molti antistaminici) ma esitano quando devono portarlo a vaccinarsi?
Una corrente di pensiero suggerisce che dietro ci siano motivazioni culturali e politiche più che sanitarie. La relazione tra Stato e individuo ha sempre – sin dal XIX secolo – costituito un elemento di ‘antipatia’ che ha nuociuto ai programmi di vaccinazione della popolazione: “La nostra società è atomizzata, individualista, e quindi non sempre pensiamo a noi in termini di membri di una comunità”, spiega Mike Fitzpatrick, medico di famiglia con studio a Londra. Altri motivi possono risiedere nell’apatia da parte di medici e genitori verso la vaccinazione dei bambini dovuta alla non abitudine a combattere patologie ormai quasi scomparse dalla circolazione (ma attenzione: sono scomparse proprio grazie ai vaccini!) e la scarsissima fiducia nelle autorità tipica di molti Paesi occidentali, per esempio quelli dell’ex blocco sovietico, oppure nella diffidenza verso le aziende farmaceutiche, accusate – a volte a ragione, attenzione - di pensare più al profitto che alla salute dei cittadini. O semplicemente – senza tanti discorsi - tante persone avvertono un disagio, un sospetto, una piccola ombra inquietante nell’anima quando pensano alle vaccinazioni infantili. Sembra che pensino “Ok, i vaccini sono utili, ma forse anche un po’ pericolosi, quindi se posso li evito”: forse influiscono su questa opinione la storia e la natura dei vaccini, che originariamente inserivano nell’organismo una forma lieve di una data malattia per scatenare il processo di immunizzazione. Giova ricordare che questo avveniva nel XIX e in parte nel XX secolo, nel XXI secolo le nuove tecnologie hanno portato alla sintesi di vaccini tutti non attivi: cioè i vaccini di oggi non possono in nessun caso causare la malattia che vaccinano.
L'evidenza scientifica dell'efficacia del meccanismo delle vaccinazioni è ormai diffusa a livello planetario, eppure ricorrenti campagne anti-vaccinazione hanno spesso vasta eco, soprattutto a livello locale. Negli anni '70 ad esempio si diffuse in Inghilterra l'allarme che la vaccinazione contro la pertosse causasse danni neurologici; negli anni '90 la preoccupazione riguardante il vaccino per l'epatite B, accusato di causare la sclerosi multipla dilagò in Francia. Un'altra vittima illustre dell'attivismo locale anti-vaccinazioni è stata la campagna di eradicazione globale della polio (una campagna di grande successo, peraltro) avviata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità qualche anno fa: un gruppo di musulmani nigeriani decise di boicottare la vaccinazione sostenendo che si trattava di una macchinazione ordita dagli Usa per diffondere il virus HIV e la sterilità nel mondo islamico.
Ma il caso forse più controverso è quello riguardante la supposta correlazione tra vaccini e autismo. Ancora oggi, dopo innumerevoli prese di posizione ufficiali, appelli di luminari, servizi sui mass-media, smentite categoriche una vasta comunità di persone in buona fede ritiene che alcune vaccinazioni, o tutte le vaccinazioni, oppure la quantità troppo elevata di vaccinazioni che si somministrano ai lattanti – causino una sorta di ‘overreaction’ nei bambini che in alcuni casi porta all’insorgenza di patologie gravissime o disturbi dello sviluppo. O all’autismo.
Tutto questo è stato scatenato – abbastanza incredibilmente, visto che la letteratura scientifica non è certo un fenomeno di massa – dalla pubblicazione sulla rivista britannica Lancet nel febbraio 1998 di uno studio firmato dall’allora 41enne ricercatore Andrew Wakefield e da una dozzina di co-autori che riportava i casi clinici di 12 bambini con disturbi legati allo sviluppo e ricoverati nel reparto di Gastroenterologia del Royal Free Hospital di Hampstead, a nord di Londra, tra luglio 1996 e febbraio 1997. Accompagnata da una conferenza stampa (evento tutt’altro che frequente nell’ambito accademico-scientifico), l’uscita dello studio attirò una grandissima attenzione da parte dei media e l’uscita di diversi articoli – alcuni a firma dello stesso Wakefield - che attaccavano la pratica della vaccinazione infantile e hanno causato grande sconcerto nella popolazione. Perché tanto allarme? Nello studio in questione si sosteneva che i genitori dei due terzi dei 12 bambini presi in esame davano la colpa al vaccino MMR (acronimo da Measles, Mumps e Rubella, cioè morbillo, orecchioni e rosolia) dell’insorgenza - nell’arco di 14 giorni dalla somministrazione - di una sindrome che veniva descritta come una combinazione di patologie infiammatorie intestinali e quello che Wakefield definiva “autismo regressivo”, un disturbo mentale a causa del quale le capacità linguistico-motorie dei bambini andavano progressivamente perdute. Nonostante il campione di bambini fosse molto esiguo, i dati erano davvero molto preoccupanti. Durante la suddetta conferenza stampa del 1998, Wakefield dichiarò tra l’altro: “È un dovere morale, il mio. Non posso supportare l’utilizzo di questi tre vaccini in combinazione finché non verrà dissipato qualsiasi dubbio”, suggerendo che le vaccinazioni per morbillo, orecchioni e rosolia andassero piuttosto effettuate singolarmente a distanza di un anno l’una dall’altra.
Da subito prese piede una ampia campagna di controinformazione contro la vaccinazione MMR, anche grazie all’adesione di alcuni esponenti del mondo dell’entertainment, a volte toccati da dolorose storie personali come la showgirl Jenny McCarthy. I tassi di vaccinazione per morbillo, orecchioni e rosolia in Gran Bretagna scesero sensibilmente a causa del panico tra i genitori, e altrettanto successe negli Usa dopo la partecipazione di Wakefield alla seguitissima trasmissione televisiva CBS “60 Minutes” nel novembre 2000, durante la quale il medico parlò di una “epidemia di autismo”. Un trend simile, sebbene meno marcato, si è registrato in tutto il mondo occidentale. Ben presto quasi tutti i vaccini – non più solo quello MMR – finirono nel mirino della controinformazione, e spuntarono come funghi libri e siti internet che davano spazio a tesi complottiste anche molto estreme.
Andrew Wakefield nell’immaginario collettivo era ormai un ricercatore coraggioso, magari controverso ma sicuramente controcorrente, lontano dagli interessi delle aziende farmaceutiche e in trincea al fianco di bambini e genitori. Ed è rimasto tale finché nel febbraio 2004 il giornalista britannico Brian Deer, che si era occupato dell’argomento per il quotidiano Sunday Times e l’emittente televisiva Channel 4, non ha scoperto alcuni inquietanti scheletri nell’armadio. Due anni prima della pubblicazione del suo celebre trial clinico Wakefield infatti avrebbe stilato un contratto come consulente per lo studio legale dell’avvocato Richard Barr di King's Lynn, nell’ambito della pianificazione di una class action ‘speculativa’ da intentare a nome di 1600 famiglie reclutate all’occorrenza. Per tale consulenza Barr avrebbe versato a Wakefield – rivela la UK Legal Services Commission – un onorario di 435.643 sterline (circa 750.000 dollari, otto volte il salario annuo di Wakefield all’epoca dei fatti) più le spese, peraltro utilizzando illegittimamente lo UK legal aid fund, cioè il fondo governativo per l’assistenza legale ai non abbienti. Un clamoroso conflitto d’interessi che secondo Barr avrebbe condizionato il lavoro del ricercatore, interessato a quel punto a lanciare un allarme-vaccini e a mantenerlo vivo più a lungo possibile: non a caso risulta che nella corrispondenza con Barr facesse riferimento a una misteriosa sindrome autistica causata dai vaccini prima ancora di fare ricerche in tal senso! In una lettera venuta alla luce durante le indagini l’avvocato scrive: “Come menzionato in precedenza, il nostro primo obiettivo è produrre evidenza inattaccabile così da convincere la giuria che questi vaccini sono pericolosi”.
Come se non bastasse, l’inchiesta del Sunday Times e di Channel 4 ha rivelato che nel 1997 Wakefield ha registrato una serie di prodotti farmaceutici, tra i quali un presunto vaccino ‘sicuro’ per il morbillo e una cura per l’autismo. Per giunta Wakefield si è guardato bene dal dichiarare tali giganteschi conflitti d’interesse – come sarebbe stato tenuto per legge – alla redazione della rivista Lancet e al pubblico. Ma lo scandalo – e la conseguente ritrattazione da parte del board editoriale del Lancet per mancata comunicazione di conflitto d’interessi – purtroppo non ha fermato la paura nei confronti dei vaccini, che ha portato a conseguenze epidemiologiche gravi.
Basti pensare che nel 2006 nella civilissima Gran Bretagna si è tornati a morire di morbillo e nel 2008-2009 i casi di ricovero ospedaliero per morbillo sono stati più di 2500 contro i 56 del 1998. A nulla è servito l’intervento pubblico di istituzioni anche prestigiose come l’American Academy of Pediatrics che nel 2009 ha dichiarato pubblicamente: “Numerosi studi hanno confutato la teoria secondo la quale esiste un legame tra vaccini MMR e sindromi autistiche o patologie intestinali. Ogni singolo aspetto della teoria di Andrew Wakefield è stato smentito”.
Nel gennaio 2010 succede qualcosa di decisivo: un'indagine minuziosa del General Medical Council (GMC), l’istituzione che in Gran Bretagna governa la pratica clinica e che ha il potere di inibire la professione medica a chi viola il codice deontologico, arriva a compimento dopo 197 giorni, e sono dolori per Wakefield. Il ricercatore viene giudicato colpevole di più di 30 accuse, incluse 12 relative all’abuso di bambini. La ricerca del 1998 viene dichiarata ufficialmente fraudolenta e disonesta, e il Lancet si affretta a ritrattarla ufficialmente. Nel maggio 2010 Wakefield – che nel frattempo ha pensato bene di trasferirsi in Texas - viene espulso dall’ordine e gli viene revocata la licenza. Scavando nei dati, nei documenti e nelle dichiarazioni relative a questo procedimento, Brian Deer scopre particolari incredibili: i 12 bambini che nello studio del 1998 vengono presentati come pazienti routinari capitati al Royal Free Hospital per risolvere i loro problemi di salute (lo ricordiamo, stati infiammatori intestinali e disturbi relativi allo sviluppo) in realtà erano stati arruolati nell’ambiente delle associazioni anti-vaccini, e la maggioranza dei loro genitori erano clienti dell’avvocato Barr. Nessuno dei 12 bambini era di Londra, e alcuni avevano affrontato lunghi viaggi per raggiungere il reparto nel quale Wakefield avrebbe fatto la sua ‘casuale’, drammatica scoperta. I documenti clinici dei 12 bambini inoltre non riportavano in nessun caso diagnosi ufficiali di sindromi autistiche o di patologie intestinali effettuate nell’ospedale londinese (anzi, tutti presentavano biopsie intestinali del tutto normali), ma Wakefield li ha modificati illegalmente per far sembrare che fosse così.
Inoltre, le indagini ufficiali hanno verificato che:
- in alcuni casi i genitori dei bambini avevano denunciato ai loro medici di famiglia sintomi di sindromi autistiche prima di aver effettuato la vaccinazione MMR e non dopo
- in alcuni casi i bambini – per fortuna - hanno avuto uno sviluppo del tutto normale negli anni successivi
- in alcuni casi i bambini non hanno mai presentato né prima di aver effettuato la vaccinazione MMR né dopo sintomi in qualche modo riconducibili all’autismo
- per provare le sue teorie, Wakefield ha sottoposto (contro ogni deontologia e contro il giuramento di Ippocrate) i bambini dello studio a procedure diagnostiche molto invasive e in parte pericolose, come anestesia, ileo colonscopia, punture lombari, lastre al cervello, elettroencefalogrammi, lastre con somministrazione di isotopi radioattivi.
Tutto invano. L’indagine del GMC ha verificato che nessun segno del virus del morbillo è stato riscontrato nel sangue e nei tessuti intestinali dei bambini, presenza che secondo la teoria di Wakefield avrebbe provato il link tra vaccinazione MMR e insorgenza della patologia infiammatoria intestinale. Chi ha truccato lo studio? L’istruttoria ha stabilito che la risposta è chiara: Andrew Wakefield. Può essersi trattato solo di incompetenza e non di dolo? No. Impossibile credere che lui non fosse in grado di descrivere compiutamente il suo progetto o di non fornire dati corretti e veritieri in nessuno dei 12 casi clinici presi in esame, impossibile che le discrepanze tendessero tutte guarda caso alle conclusioni volute dall’autore. Senza parlare del fatto che a Wakefield è stata offerta la possibilità di replicare (e non l’ha fatto) e ritrattare (e non l’ha fatto, contrariamente a tutti i suoi co-autori).
Qual è stata la reazione dei fan di Wakefield alla condanna per frode? Negare tutto. Spiega Brian Deer: “Negano che possa aver mai ricevuto denaro per le sue ricerche, insistono che il dottore è un eroe, un campione degli interessi dei bambini. Non pensano al fatto che invece ha causato il ritorno del morbillo, che è potenzialmente fatale, in Paesi in cui era stato sconfitto, e che ha gettato migliaia di genitori nel terrore e nel senso di colpa perché credono di aver causato ai figli una gravissima malattia come l’autismo facendoli vaccinare”. Non sono mancate anche le accuse personali al giornalista britannico, che nei siti legati alla controinformazione sull’autismo viene bollato come ‘pagato dalle industrie farmaceutiche’ o dalla British Medical Association per svolgere il suo ruolo di giornalista investigativo. Deer in tutta risposta ha reso pubblica la documentazione completa dei suoi guadagni e ha sfidato Wakefield: “Se ritiene di essere innocente e che io abbia dichiarato il falso accusandolo di frode scientifica, non ha che da farmi causa, fare causa al Sunday Times e al British Medical Journal, vincere la causa e diventare un uomo ricco. Ma non lo fa. Anzi, ci ha provato una volta anni fa, e ha perso”.
La direttrice del prestigioso British Medical Journal Fiona Goodle commenta in un editoriale la decisione della rivista medica di dedicare alla triste vicenda dei vaccini MMR e dell’enterocolite autistica un ciclo di approfondimenti: “Sono parecchie le dure lezioni che questa dannosa saga ci ha impartito. Innanzitutto ai coautori del famigerato studio del Lancet: l’indagine GMC ha concluso che fu Wakefield da solo a scrivere la versione finale del paper e che loro non solo erano all’oscuro delle sue frodi, ma addirittura nemmeno sapevano a quale bambino arruolato nello studio erano riferiti i vari insiemi di dati pubblicati anonimi, ma questo non li assolve affatto. Sebbene solo due di loro – John Walker-Smith e Simon Murch – siano stati inquisiti dal GMC e solo il primo dei due sia stato ritenuto responsabile di condotta scorretta, questa esperienza rappresenta una grave macchia per la loro reputazione di autori. La soddisfazione di aggiungere al curriculum una pubblicazione su una rivista prestigiosa non deve mai prevalere sul dovere di assicurarsi di non esser complici inconsapevoli di una frode: i coautori hanno la responsabilità di controllare tutti i dati degli studi che firmano, oppure di specificare su quale parte dei dati o del procedimento hanno responsabilità personali e su quale no. In secondo luogo, i comitati etici non dovrebbero limitarsi ad approvare o bocciare le proposte di ricerca che ricevono ma dovrebbero in seguito controllare che ciò che era stato approvato e ciò che è stato fatto coincidano, comminando eventuali sanzioni. Infine, la vicenda deve spingere il Royal Free Hospital, il Lancet e la comunità medico-scientifica in generale a profonde riflessioni sui meccanismi che regolano la ricerca e la pubblicazione dei trial”.
E cosa pensare delle successive pubblicazioni di Wakefield? Alla luce di quanto scoperto sul suo studio più famoso, il dubbio che ci siano state irregolarità si fa concreto. L’esperienza ci dice che le condotte fraudolente nel campo della ricerca scientifica raramente sono casi isolati. Nel corso degli anni, riviste importanti come il BMJ, Gut o gli Archives of Disease in Childhood hanno pubblicato numerosi paper, abstract o lettere a firma Wakefield. È stata avviata un’indagine su questi lavori per controllare eventuali frodi. Non è ancora finita, pare.
Bibliografia: Goodle F, Smith J, Marcovitch H. Wakefield’s article linking MMR vaccine and autism was fraudulent. BMJ 2011; 342:c7452.
Deer B. How the case against the MMR vaccine was fixed. BMJ 2011; 342:c5347 doi: 10.1136/bmj.c5347.
Deer B. How the vaccine crisis was meant to make money . BMJ 2011; 342:c5258 doi: 10.1136/bmj.c5258
Deer B. The Lancet scandal. The Wakefield factor. Solved – the riddle of MMR. Brian Deer official webstite 2011.
david frati
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21 Gennaio 2011
Vaccino MMR e autismo, segreti e bugie
Perché attorno ai vaccini si crea sempre polemica? Perché i vaccini fanno più paura al pubblico di trattamenti dati alla mano molto più pericolosi? Perché per esempio tanti genitori premurosi non esitano a somministrare uno sciroppo contro la tosse a un bambino sotto i 5 anni malgrado sia vietatissimo (centinaia di morti pediatriche ogni anno a causa dei principi attivi utilizzati negli inibitori della tosse, nei decongestionanti, negli espettoranti e in molti antistaminici) ma esitano quando devono portarlo a vaccinarsi?
Una corrente di pensiero suggerisce che dietro ci siano motivazioni culturali e politiche più che sanitarie. La relazione tra Stato e individuo ha sempre – sin dal XIX secolo – costituito un elemento di ‘antipatia’ che ha nuociuto ai programmi di vaccinazione della popolazione: “La nostra società è atomizzata, individualista, e quindi non sempre pensiamo a noi in termini di membri di una comunità”, spiega Mike Fitzpatrick, medico di famiglia con studio a Londra. Altri motivi possono risiedere nell’apatia da parte di medici e genitori verso la vaccinazione dei bambini dovuta alla non abitudine a combattere patologie ormai quasi scomparse dalla circolazione (ma attenzione: sono scomparse proprio grazie ai vaccini!) e la scarsissima fiducia nelle autorità tipica di molti Paesi occidentali, per esempio quelli dell’ex blocco sovietico, oppure nella diffidenza verso le aziende farmaceutiche, accusate – a volte a ragione, attenzione - di pensare più al profitto che alla salute dei cittadini. O semplicemente – senza tanti discorsi - tante persone avvertono un disagio, un sospetto, una piccola ombra inquietante nell’anima quando pensano alle vaccinazioni infantili. Sembra che pensino “Ok, i vaccini sono utili, ma forse anche un po’ pericolosi, quindi se posso li evito”: forse influiscono su questa opinione la storia e la natura dei vaccini, che originariamente inserivano nell’organismo una forma lieve di una data malattia per scatenare il processo di immunizzazione. Giova ricordare che questo avveniva nel XIX e in parte nel XX secolo, nel XXI secolo le nuove tecnologie hanno portato alla sintesi di vaccini tutti non attivi: cioè i vaccini di oggi non possono in nessun caso causare la malattia che vaccinano.
L'evidenza scientifica dell'efficacia del meccanismo delle vaccinazioni è ormai diffusa a livello planetario, eppure ricorrenti campagne anti-vaccinazione hanno spesso vasta eco, soprattutto a livello locale. Negli anni '70 ad esempio si diffuse in Inghilterra l'allarme che la vaccinazione contro la pertosse causasse danni neurologici; negli anni '90 la preoccupazione riguardante il vaccino per l'epatite B, accusato di causare la sclerosi multipla dilagò in Francia. Un'altra vittima illustre dell'attivismo locale anti-vaccinazioni è stata la campagna di eradicazione globale della polio (una campagna di grande successo, peraltro) avviata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità qualche anno fa: un gruppo di musulmani nigeriani decise di boicottare la vaccinazione sostenendo che si trattava di una macchinazione ordita dagli Usa per diffondere il virus HIV e la sterilità nel mondo islamico.
Ma il caso forse più controverso è quello riguardante la supposta correlazione tra vaccini e autismo. Ancora oggi, dopo innumerevoli prese di posizione ufficiali, appelli di luminari, servizi sui mass-media, smentite categoriche una vasta comunità di persone in buona fede ritiene che alcune vaccinazioni, o tutte le vaccinazioni, oppure la quantità troppo elevata di vaccinazioni che si somministrano ai lattanti – causino una sorta di ‘overreaction’ nei bambini che in alcuni casi porta all’insorgenza di patologie gravissime o disturbi dello sviluppo. O all’autismo.
Tutto questo è stato scatenato – abbastanza incredibilmente, visto che la letteratura scientifica non è certo un fenomeno di massa – dalla pubblicazione sulla rivista britannica Lancet nel febbraio 1998 di uno studio firmato dall’allora 41enne ricercatore Andrew Wakefield e da una dozzina di co-autori che riportava i casi clinici di 12 bambini con disturbi legati allo sviluppo e ricoverati nel reparto di Gastroenterologia del Royal Free Hospital di Hampstead, a nord di Londra, tra luglio 1996 e febbraio 1997. Accompagnata da una conferenza stampa (evento tutt’altro che frequente nell’ambito accademico-scientifico), l’uscita dello studio attirò una grandissima attenzione da parte dei media e l’uscita di diversi articoli – alcuni a firma dello stesso Wakefield - che attaccavano la pratica della vaccinazione infantile e hanno causato grande sconcerto nella popolazione. Perché tanto allarme? Nello studio in questione si sosteneva che i genitori dei due terzi dei 12 bambini presi in esame davano la colpa al vaccino MMR (acronimo da Measles, Mumps e Rubella, cioè morbillo, orecchioni e rosolia) dell’insorgenza - nell’arco di 14 giorni dalla somministrazione - di una sindrome che veniva descritta come una combinazione di patologie infiammatorie intestinali e quello che Wakefield definiva “autismo regressivo”, un disturbo mentale a causa del quale le capacità linguistico-motorie dei bambini andavano progressivamente perdute. Nonostante il campione di bambini fosse molto esiguo, i dati erano davvero molto preoccupanti. Durante la suddetta conferenza stampa del 1998, Wakefield dichiarò tra l’altro: “È un dovere morale, il mio. Non posso supportare l’utilizzo di questi tre vaccini in combinazione finché non verrà dissipato qualsiasi dubbio”, suggerendo che le vaccinazioni per morbillo, orecchioni e rosolia andassero piuttosto effettuate singolarmente a distanza di un anno l’una dall’altra.
Da subito prese piede una ampia campagna di controinformazione contro la vaccinazione MMR, anche grazie all’adesione di alcuni esponenti del mondo dell’entertainment, a volte toccati da dolorose storie personali come la showgirl Jenny McCarthy. I tassi di vaccinazione per morbillo, orecchioni e rosolia in Gran Bretagna scesero sensibilmente a causa del panico tra i genitori, e altrettanto successe negli Usa dopo la partecipazione di Wakefield alla seguitissima trasmissione televisiva CBS “60 Minutes” nel novembre 2000, durante la quale il medico parlò di una “epidemia di autismo”. Un trend simile, sebbene meno marcato, si è registrato in tutto il mondo occidentale. Ben presto quasi tutti i vaccini – non più solo quello MMR – finirono nel mirino della controinformazione, e spuntarono come funghi libri e siti internet che davano spazio a tesi complottiste anche molto estreme.
Andrew Wakefield nell’immaginario collettivo era ormai un ricercatore coraggioso, magari controverso ma sicuramente controcorrente, lontano dagli interessi delle aziende farmaceutiche e in trincea al fianco di bambini e genitori. Ed è rimasto tale finché nel febbraio 2004 il giornalista britannico Brian Deer, che si era occupato dell’argomento per il quotidiano Sunday Times e l’emittente televisiva Channel 4, non ha scoperto alcuni inquietanti scheletri nell’armadio. Due anni prima della pubblicazione del suo celebre trial clinico Wakefield infatti avrebbe stilato un contratto come consulente per lo studio legale dell’avvocato Richard Barr di King's Lynn, nell’ambito della pianificazione di una class action ‘speculativa’ da intentare a nome di 1600 famiglie reclutate all’occorrenza. Per tale consulenza Barr avrebbe versato a Wakefield – rivela la UK Legal Services Commission – un onorario di 435.643 sterline (circa 750.000 dollari, otto volte il salario annuo di Wakefield all’epoca dei fatti) più le spese, peraltro utilizzando illegittimamente lo UK legal aid fund, cioè il fondo governativo per l’assistenza legale ai non abbienti. Un clamoroso conflitto d’interessi che secondo Barr avrebbe condizionato il lavoro del ricercatore, interessato a quel punto a lanciare un allarme-vaccini e a mantenerlo vivo più a lungo possibile: non a caso risulta che nella corrispondenza con Barr facesse riferimento a una misteriosa sindrome autistica causata dai vaccini prima ancora di fare ricerche in tal senso! In una lettera venuta alla luce durante le indagini l’avvocato scrive: “Come menzionato in precedenza, il nostro primo obiettivo è produrre evidenza inattaccabile così da convincere la giuria che questi vaccini sono pericolosi”.
Come se non bastasse, l’inchiesta del Sunday Times e di Channel 4 ha rivelato che nel 1997 Wakefield ha registrato una serie di prodotti farmaceutici, tra i quali un presunto vaccino ‘sicuro’ per il morbillo e una cura per l’autismo. Per giunta Wakefield si è guardato bene dal dichiarare tali giganteschi conflitti d’interesse – come sarebbe stato tenuto per legge – alla redazione della rivista Lancet e al pubblico. Ma lo scandalo – e la conseguente ritrattazione da parte del board editoriale del Lancet per mancata comunicazione di conflitto d’interessi – purtroppo non ha fermato la paura nei confronti dei vaccini, che ha portato a conseguenze epidemiologiche gravi.
Basti pensare che nel 2006 nella civilissima Gran Bretagna si è tornati a morire di morbillo e nel 2008-2009 i casi di ricovero ospedaliero per morbillo sono stati più di 2500 contro i 56 del 1998. A nulla è servito l’intervento pubblico di istituzioni anche prestigiose come l’American Academy of Pediatrics che nel 2009 ha dichiarato pubblicamente: “Numerosi studi hanno confutato la teoria secondo la quale esiste un legame tra vaccini MMR e sindromi autistiche o patologie intestinali. Ogni singolo aspetto della teoria di Andrew Wakefield è stato smentito”.
Nel gennaio 2010 succede qualcosa di decisivo: un'indagine minuziosa del General Medical Council (GMC), l’istituzione che in Gran Bretagna governa la pratica clinica e che ha il potere di inibire la professione medica a chi viola il codice deontologico, arriva a compimento dopo 197 giorni, e sono dolori per Wakefield. Il ricercatore viene giudicato colpevole di più di 30 accuse, incluse 12 relative all’abuso di bambini. La ricerca del 1998 viene dichiarata ufficialmente fraudolenta e disonesta, e il Lancet si affretta a ritrattarla ufficialmente. Nel maggio 2010 Wakefield – che nel frattempo ha pensato bene di trasferirsi in Texas - viene espulso dall’ordine e gli viene revocata la licenza. Scavando nei dati, nei documenti e nelle dichiarazioni relative a questo procedimento, Brian Deer scopre particolari incredibili: i 12 bambini che nello studio del 1998 vengono presentati come pazienti routinari capitati al Royal Free Hospital per risolvere i loro problemi di salute (lo ricordiamo, stati infiammatori intestinali e disturbi relativi allo sviluppo) in realtà erano stati arruolati nell’ambiente delle associazioni anti-vaccini, e la maggioranza dei loro genitori erano clienti dell’avvocato Barr. Nessuno dei 12 bambini era di Londra, e alcuni avevano affrontato lunghi viaggi per raggiungere il reparto nel quale Wakefield avrebbe fatto la sua ‘casuale’, drammatica scoperta. I documenti clinici dei 12 bambini inoltre non riportavano in nessun caso diagnosi ufficiali di sindromi autistiche o di patologie intestinali effettuate nell’ospedale londinese (anzi, tutti presentavano biopsie intestinali del tutto normali), ma Wakefield li ha modificati illegalmente per far sembrare che fosse così.
Inoltre, le indagini ufficiali hanno verificato che:
- in alcuni casi i genitori dei bambini avevano denunciato ai loro medici di famiglia sintomi di sindromi autistiche prima di aver effettuato la vaccinazione MMR e non dopo
- in alcuni casi i bambini – per fortuna - hanno avuto uno sviluppo del tutto normale negli anni successivi
- in alcuni casi i bambini non hanno mai presentato né prima di aver effettuato la vaccinazione MMR né dopo sintomi in qualche modo riconducibili all’autismo
- per provare le sue teorie, Wakefield ha sottoposto (contro ogni deontologia e contro il giuramento di Ippocrate) i bambini dello studio a procedure diagnostiche molto invasive e in parte pericolose, come anestesia, ileo colonscopia, punture lombari, lastre al cervello, elettroencefalogrammi, lastre con somministrazione di isotopi radioattivi.
Tutto invano. L’indagine del GMC ha verificato che nessun segno del virus del morbillo è stato riscontrato nel sangue e nei tessuti intestinali dei bambini, presenza che secondo la teoria di Wakefield avrebbe provato il link tra vaccinazione MMR e insorgenza della patologia infiammatoria intestinale. Chi ha truccato lo studio? L’istruttoria ha stabilito che la risposta è chiara: Andrew Wakefield. Può essersi trattato solo di incompetenza e non di dolo? No. Impossibile credere che lui non fosse in grado di descrivere compiutamente il suo progetto o di non fornire dati corretti e veritieri in nessuno dei 12 casi clinici presi in esame, impossibile che le discrepanze tendessero tutte guarda caso alle conclusioni volute dall’autore. Senza parlare del fatto che a Wakefield è stata offerta la possibilità di replicare (e non l’ha fatto) e ritrattare (e non l’ha fatto, contrariamente a tutti i suoi co-autori).
Qual è stata la reazione dei fan di Wakefield alla condanna per frode? Negare tutto. Spiega Brian Deer: “Negano che possa aver mai ricevuto denaro per le sue ricerche, insistono che il dottore è un eroe, un campione degli interessi dei bambini. Non pensano al fatto che invece ha causato il ritorno del morbillo, che è potenzialmente fatale, in Paesi in cui era stato sconfitto, e che ha gettato migliaia di genitori nel terrore e nel senso di colpa perché credono di aver causato ai figli una gravissima malattia come l’autismo facendoli vaccinare”. Non sono mancate anche le accuse personali al giornalista britannico, che nei siti legati alla controinformazione sull’autismo viene bollato come ‘pagato dalle industrie farmaceutiche’ o dalla British Medical Association per svolgere il suo ruolo di giornalista investigativo. Deer in tutta risposta ha reso pubblica la documentazione completa dei suoi guadagni e ha sfidato Wakefield: “Se ritiene di essere innocente e che io abbia dichiarato il falso accusandolo di frode scientifica, non ha che da farmi causa, fare causa al Sunday Times e al British Medical Journal, vincere la causa e diventare un uomo ricco. Ma non lo fa. Anzi, ci ha provato una volta anni fa, e ha perso”.
La direttrice del prestigioso British Medical Journal Fiona Goodle commenta in un editoriale la decisione della rivista medica di dedicare alla triste vicenda dei vaccini MMR e dell’enterocolite autistica un ciclo di approfondimenti: “Sono parecchie le dure lezioni che questa dannosa saga ci ha impartito. Innanzitutto ai coautori del famigerato studio del Lancet: l’indagine GMC ha concluso che fu Wakefield da solo a scrivere la versione finale del paper e che loro non solo erano all’oscuro delle sue frodi, ma addirittura nemmeno sapevano a quale bambino arruolato nello studio erano riferiti i vari insiemi di dati pubblicati anonimi, ma questo non li assolve affatto. Sebbene solo due di loro – John Walker-Smith e Simon Murch – siano stati inquisiti dal GMC e solo il primo dei due sia stato ritenuto responsabile di condotta scorretta, questa esperienza rappresenta una grave macchia per la loro reputazione di autori. La soddisfazione di aggiungere al curriculum una pubblicazione su una rivista prestigiosa non deve mai prevalere sul dovere di assicurarsi di non esser complici inconsapevoli di una frode: i coautori hanno la responsabilità di controllare tutti i dati degli studi che firmano, oppure di specificare su quale parte dei dati o del procedimento hanno responsabilità personali e su quale no. In secondo luogo, i comitati etici non dovrebbero limitarsi ad approvare o bocciare le proposte di ricerca che ricevono ma dovrebbero in seguito controllare che ciò che era stato approvato e ciò che è stato fatto coincidano, comminando eventuali sanzioni. Infine, la vicenda deve spingere il Royal Free Hospital, il Lancet e la comunità medico-scientifica in generale a profonde riflessioni sui meccanismi che regolano la ricerca e la pubblicazione dei trial”.
E cosa pensare delle successive pubblicazioni di Wakefield? Alla luce di quanto scoperto sul suo studio più famoso, il dubbio che ci siano state irregolarità si fa concreto. L’esperienza ci dice che le condotte fraudolente nel campo della ricerca scientifica raramente sono casi isolati. Nel corso degli anni, riviste importanti come il BMJ, Gut o gli Archives of Disease in Childhood hanno pubblicato numerosi paper, abstract o lettere a firma Wakefield. È stata avviata un’indagine su questi lavori per controllare eventuali frodi. Non è ancora finita, pare.
Bibliografia: Goodle F, Smith J, Marcovitch H. Wakefield’s article linking MMR vaccine and autism was fraudulent. BMJ 2011; 342:c7452.
Deer B. How the case against the MMR vaccine was fixed. BMJ 2011; 342:c5347 doi: 10.1136/bmj.c5347.
Deer B. How the vaccine crisis was meant to make money . BMJ 2011; 342:c5258 doi: 10.1136/bmj.c5258
Deer B. The Lancet scandal. The Wakefield factor. Solved – the riddle of MMR. Brian Deer official webstite 2011.
david frati
Gex- Admin
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Data d'iscrizione : 20.12.10
Re: Perche' i vaccini spaventano?
lunghissimo, ma l'ho letto tutto. davvero interessante. avevo sentito qualcosa di questi fatti, ma qui è spiegato tutto. manca solo che la gente si informi e capisca quello che davvero è successo
Loris- Messaggi : 279
Data d'iscrizione : 21.12.10
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