Aids: un sieropositivo su quattro non sa di essere infetto
Aids: un sieropositivo su quattro non sa di essere infetto
In Italia un sieropositivo su 4 non sa di esserlo. A fornire il dato è Stefano Vella, direttore del Dipartimento del farmaco dell'Istituto Superiore di Sanità, intervenuto al convegno "Hiv e Hcv: due storie parallele, le sfide del futuro", svoltosi ieri a Roma. "C'e' ancora un preoccupante problema di non conoscenza – ha sottolineato Vella - di sottovalutazione del rischio: un paradosso, se pensiamo a un virus che per 30 anni e' stato sotto i riflettori".
Nel corso di questi decenni l'infezione è passata dall'essere un'emergenza al rappresentare un problema di tipo cronico. Ne Bel Paese le persone affette da Hiv sono stimate tra le 170 e le 180 mila. Di queste, ad avere a che fare con l'Aids sono ben in 40 mila. A fronte di questa situazione, gli esperti convenuti all'incontro hanno sottolineato che mentre il settore privato continua a portare avanti la battaglia contro questo e un altro virus – quello dell'epatite c (Hcv), con cui deve avere a che fare il 30% dei malati di Aids -, è necessario "che chi governa capisca che si tratta di un percorso lungo, oneroso e non privo di rischi".
Secondo Vella nei prossimi 10 anni l'Aids potrebbe rientrare nel numero delle malattie che è possibile sconfiggere, a patto che gli studi non si limitino solo a cercare nuove molecole per il trattamento dell'ifezione. “Bisogna mettere in atto nuove strategie, studiare nuovi farmaci e combinare diversamente quelli a disposizione – ha sottolineato il medico -. È uno scenario nuovo quello del paziente cronico e dobbiamo saperci adattare. Abbiamo capito che il virus deve essere stanato da dentro le cellule. Per questo oltre alle terapie bisognerà chiedere aiuto all'ingegneria genetica”.
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Nel corso di questi decenni l'infezione è passata dall'essere un'emergenza al rappresentare un problema di tipo cronico. Ne Bel Paese le persone affette da Hiv sono stimate tra le 170 e le 180 mila. Di queste, ad avere a che fare con l'Aids sono ben in 40 mila. A fronte di questa situazione, gli esperti convenuti all'incontro hanno sottolineato che mentre il settore privato continua a portare avanti la battaglia contro questo e un altro virus – quello dell'epatite c (Hcv), con cui deve avere a che fare il 30% dei malati di Aids -, è necessario "che chi governa capisca che si tratta di un percorso lungo, oneroso e non privo di rischi".
Secondo Vella nei prossimi 10 anni l'Aids potrebbe rientrare nel numero delle malattie che è possibile sconfiggere, a patto che gli studi non si limitino solo a cercare nuove molecole per il trattamento dell'ifezione. “Bisogna mettere in atto nuove strategie, studiare nuovi farmaci e combinare diversamente quelli a disposizione – ha sottolineato il medico -. È uno scenario nuovo quello del paziente cronico e dobbiamo saperci adattare. Abbiamo capito che il virus deve essere stanato da dentro le cellule. Per questo oltre alle terapie bisognerà chiedere aiuto all'ingegneria genetica”.
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