Hiv, metformina rallenta calcificazione coronarica
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Hiv, metformina rallenta calcificazione coronarica
Stando ai risultati di uno studio presentato all’ultima Conference on Retroviruses and Opportunistic infections (CROI), a Seattle, un trattamento quotidiano per un anno con l’antidiabetico metformina sembra rallentare in modo significativo la progressione della calcificazione coronarica nei pazienti sieropositivi con sindrome metabolica.
Dopo 12 mesi di trattamento con l’ipoglicemizzante, nei pazienti del gruppo in trattamento attivo si è osservata infatti una riduzione di 1 punto dei punteggi di calcificazione coronarica, che sono invece aumentati in media di 33 punti tra i pazienti del gruppo di controllo, trattato con placebo (P = 0,004).
Tuttavia, l’aggiunta di modificazioni dello stile di vita al trattamento con metformina non ha portato a variazioni significative di tali punteggi.
Anomalie metaboliche come la resistenza all’insulina, la dislipiodemia e la sindrome metabolica sono frequenti nei pazienti sieropositivi e sono associate a un aumento della calcificazione coronarica, che contribuisce all’aumento del rischio cardiovascolare in questa popolazione di pazienti.
Anche se nessuno dei pazienti arruolati nello studio aveva un diabete franco, gli autori del lavoro (guidati da Kathleen Fitch, del Massachusetts General Hospital di Boston) hanno scelto di trattarli con metformina perché questo farmaco ha dimostrato di poter migliorare la resistenza insulinica e inibire le risposte pro-infiammatorie.
Allo studio hanno partecipato 50 pazienti con sindrome metabolica, di cui 11 trattati solo con placebo, 11 con placebo e sottoposti a un intervento di modificazioni dello stile di vita, 13 con la sola metformina e 15 con metformina abbinata alle modifiche dello stile di vita.
I partecipanti sottoposti al programma di modificazioni dello stile di vita effettuavano 3 sedute alla settimana do un’ora ciascuna di potenziamento muscolare e allenamento cardiovascolare. Quelli assegnati al trattamento con metformina sono stati trattati 500 mg due volte al giorno per 3 mesi, dopodiché la dose è stata aumentata a 850 mg due volte al giorno fino alla fine dello studio. La compliance è stata buona sia al trattamento col farmaco sia al programma di attività fisica: rispettivamente 88% e 84% senza differenze statisticamente significative tra i gruppi.
Al basale, le caratteristiche cliniche e demografiche dei pazienti erano simili. Circa il 70% dei partecipanti erano uomini e i parametri relativi all’HIV erano simili tra i diversi gruppi. La maggior parte dei partecipanti (il 70%) era in soppressione virologica e non vi erano differenze per quanto riguarda la classe di antiretrovirali utilizzati.
L’endpoint primario dello studio era la variazione del punteggio di calcificazione coronarica dopo 12 mesi di trattamento.
Oltre che rallentare la progressione della calcificazione coronarica, il trattamento con metformina ha mostrato di frenare l’aumento di volume delle placche calcificate rispetto al placebo (-0,4 contro 27,6 mm3; P = 0,008) e di migliorare la resistenza all’insulina (HOMA-IR -0,1 contro 1,1; P = 0,05).
Invece, le modificazioni dello stile di vita non hanno mostrato di produrre variazioni significative della calcificazione coronarica rispetto al placebo. Nel gruppo sottoposto al programma di attività fisica si è registrato infatti un aumento di 8 punti della calcificazione contro un aumento di 20 punti nel gruppo di controllo (P =0,82).
D’altro canto, i pazienti del primo gruppo hanno mostrato un miglioramento significativo dei livelli del colesterolo HDL, che è aumentato di 3 mg/dl contro una riduzione di 1 mg/dl nel gruppo di controllo (P = 0,03).
Durante lo studio non si è verificato nessun evento coronarico.
“La metformina potrebbe essere un farmaco utile per modificare il rischio cardiovascolare” ha detto la Fitch durante la presentazione del lavoro, aggiungendo che sarebbe utile fare studi più ampi e più lunghi sui pazienti sieropositivi con sindrome metabolica e resistenza all’insulina per valutare se il trattamento con metformina possa prevenire le malattie cardiovascolari.
K. Fitch et al. Effects of Life-style Modification and Metformin on Coronary Calcium in HIV Patients with the Metabolic Syndrome. CROI 2012; abstract 119.
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Dopo 12 mesi di trattamento con l’ipoglicemizzante, nei pazienti del gruppo in trattamento attivo si è osservata infatti una riduzione di 1 punto dei punteggi di calcificazione coronarica, che sono invece aumentati in media di 33 punti tra i pazienti del gruppo di controllo, trattato con placebo (P = 0,004).
Tuttavia, l’aggiunta di modificazioni dello stile di vita al trattamento con metformina non ha portato a variazioni significative di tali punteggi.
Anomalie metaboliche come la resistenza all’insulina, la dislipiodemia e la sindrome metabolica sono frequenti nei pazienti sieropositivi e sono associate a un aumento della calcificazione coronarica, che contribuisce all’aumento del rischio cardiovascolare in questa popolazione di pazienti.
Anche se nessuno dei pazienti arruolati nello studio aveva un diabete franco, gli autori del lavoro (guidati da Kathleen Fitch, del Massachusetts General Hospital di Boston) hanno scelto di trattarli con metformina perché questo farmaco ha dimostrato di poter migliorare la resistenza insulinica e inibire le risposte pro-infiammatorie.
Allo studio hanno partecipato 50 pazienti con sindrome metabolica, di cui 11 trattati solo con placebo, 11 con placebo e sottoposti a un intervento di modificazioni dello stile di vita, 13 con la sola metformina e 15 con metformina abbinata alle modifiche dello stile di vita.
I partecipanti sottoposti al programma di modificazioni dello stile di vita effettuavano 3 sedute alla settimana do un’ora ciascuna di potenziamento muscolare e allenamento cardiovascolare. Quelli assegnati al trattamento con metformina sono stati trattati 500 mg due volte al giorno per 3 mesi, dopodiché la dose è stata aumentata a 850 mg due volte al giorno fino alla fine dello studio. La compliance è stata buona sia al trattamento col farmaco sia al programma di attività fisica: rispettivamente 88% e 84% senza differenze statisticamente significative tra i gruppi.
Al basale, le caratteristiche cliniche e demografiche dei pazienti erano simili. Circa il 70% dei partecipanti erano uomini e i parametri relativi all’HIV erano simili tra i diversi gruppi. La maggior parte dei partecipanti (il 70%) era in soppressione virologica e non vi erano differenze per quanto riguarda la classe di antiretrovirali utilizzati.
L’endpoint primario dello studio era la variazione del punteggio di calcificazione coronarica dopo 12 mesi di trattamento.
Oltre che rallentare la progressione della calcificazione coronarica, il trattamento con metformina ha mostrato di frenare l’aumento di volume delle placche calcificate rispetto al placebo (-0,4 contro 27,6 mm3; P = 0,008) e di migliorare la resistenza all’insulina (HOMA-IR -0,1 contro 1,1; P = 0,05).
Invece, le modificazioni dello stile di vita non hanno mostrato di produrre variazioni significative della calcificazione coronarica rispetto al placebo. Nel gruppo sottoposto al programma di attività fisica si è registrato infatti un aumento di 8 punti della calcificazione contro un aumento di 20 punti nel gruppo di controllo (P =0,82).
D’altro canto, i pazienti del primo gruppo hanno mostrato un miglioramento significativo dei livelli del colesterolo HDL, che è aumentato di 3 mg/dl contro una riduzione di 1 mg/dl nel gruppo di controllo (P = 0,03).
Durante lo studio non si è verificato nessun evento coronarico.
“La metformina potrebbe essere un farmaco utile per modificare il rischio cardiovascolare” ha detto la Fitch durante la presentazione del lavoro, aggiungendo che sarebbe utile fare studi più ampi e più lunghi sui pazienti sieropositivi con sindrome metabolica e resistenza all’insulina per valutare se il trattamento con metformina possa prevenire le malattie cardiovascolari.
K. Fitch et al. Effects of Life-style Modification and Metformin on Coronary Calcium in HIV Patients with the Metabolic Syndrome. CROI 2012; abstract 119.
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