AIDS: ITALIANI IDENTIFICANO 'TIMBRO MOLECOLARE' HIV
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AIDS: ITALIANI IDENTIFICANO 'TIMBRO MOLECOLARE' HIV
Modena, 22 feb. - Basta appena un contatto, anche minimo, con il virus dell'immunodeficienza umana (Hiv) per 'marchiare', in modo indissolubile, le cellule del sangue: anche quelle che, in realta', non verranno mai infettate davvero. Questa sorta di carta d'identita' negativa, che puo' avere effetti dannosi per i linfociti che dovrebbero combattere il virus, apre pero' le porte anche a nuove possibilita' di cura. La scoperta arriva da un gruppo di ricercatori italiani, coordinati da Claudio Casoli del Centro di Ricerca Medica e Diagnostica Molecolare 'Gemiblab' di Parma e da Andrea Cossarizza dell'Universita' degli studi di Modena e Reggio Emilia, che hanno scoperto che l'Hiv e' in grado di alterare la qualita' e il comportamento di piccole molecole di Rna chiamate 'micro-Rna', o 'miRna', non soltanto nelle cellule che sono state infettate dall'Hiv stesso, ma anche in quelle che sono state semplicemente a contatto con i suoi prodotti.
I miRna sono molecole di Rna che costituiscono circa l'1 per cento di tutti i trascritti genici, e hanno dimensioni molecolari estremamente limitate. Per questo motivo fino a pochissimo tempo fa e' stato molto difficile identificarle e studiarle. Oggi sappiamo che esistono circa un migliaio di miRna, che non sono direttamente coinvolti nella sintesi delle proteine ma regolano numerose attivita' cellulari e hanno pertanto un ruolo di grande interesse in diverse patologie neoplastiche o degenerative. Lo studio collaborativo sull'importanza dei miRna nell'infezione da Hiv e' stato portato avanti da gruppi con diverse competenze (infettivologiche, biochimiche, immunologiche), operanti presso il Gemiblab di Parma e le Universita' di Parma, di Milano, di Modena e Reggio Emilia, presso l'Ospedale 'Santa Maria Nuova' di Reggio Emilia e all'Istituto San Raffaele di Milano. I ricercatori hanno esaminato diversi gruppi di pazienti Hiv+, da quelli con infezione acuta a quei rarissimi pazienti il cui sistema immunitario controlla perfettamente il virus senza bisogno di farmaci, ai partner sieronegativi di pazienti Hiv+.
Nei linfociti di questi pazienti il virus lascia appunto un 'timbro molecolare'. Ma che cos'e' questo 'timbro'? Sono stati analizzati i miRna dei linfociti T helper CD4+, le cellule che innescano e regolano la risposta immunitaria, e che sono a loro volta il bersaglio dell'Hiv. E' stato osservato che l'espressione di almeno 29 miRna era diversa nelle varie categorie di soggetti studiati non solo rispetto a controlli sani, ma anche all'interno delle varie tipologie di pazienti.
Il timbro e' quindi diverso da gruppo a gruppo. Inoltre, e' stato osservato che anche i linfociti di individui esposti al virus ma non infetti (quali, ad esempio, i partner di soggetti sieropositivi) vanno incontro a importanti e stabili variazioni nei loro miRna. In altre parole, non solo l'infezione da Hiv, ma anche il semplice contatto con proteine virali puo' segnare i linfociti CD4+ in modo indelebile. I ricercatori hanno infine costruit o originali modelli di infezione e stimolazione cellulare in vitro, che hanno confermato quanto osservato nei linfociti dei pazienti. Il lavoro, in uscita sulla prestigiosa rivista internazionale Blood (il giornale della American Society of Hematology) e vede come primi autori Fabio Bignami e Elisabetta Pilotti, identifica una nuova strategia utilizzata dal virus per combattere la risposta immunitaria e questo apre nuove prospettive, in particolare per nuovi aspetti diagnostici e terapeutici dell'infezione da Hiv, compresi quelli vaccinali.
"Mi preme sottolineare - ha detto Claudio Casoli - che il successo dello studio sia nato da una proficua collaborazione scientifica che e' in corso da molti anni tra diverse strutture italiane ben note a livello internazionale". "Va anche rimarcato - ha sottolineato Andrea Cossarizza - l'impegno profuso in questa ricerca non solo dal mondo accademico, ma anche da una struttura privata, quale il Gemiblab di Parma, molto attenta sia allo sviluppo di nuove metodologie molecolari di grande interesse per il mondo scientifico, sia all'apertura di nuove strategie di ricerca avanzata".
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I miRna sono molecole di Rna che costituiscono circa l'1 per cento di tutti i trascritti genici, e hanno dimensioni molecolari estremamente limitate. Per questo motivo fino a pochissimo tempo fa e' stato molto difficile identificarle e studiarle. Oggi sappiamo che esistono circa un migliaio di miRna, che non sono direttamente coinvolti nella sintesi delle proteine ma regolano numerose attivita' cellulari e hanno pertanto un ruolo di grande interesse in diverse patologie neoplastiche o degenerative. Lo studio collaborativo sull'importanza dei miRna nell'infezione da Hiv e' stato portato avanti da gruppi con diverse competenze (infettivologiche, biochimiche, immunologiche), operanti presso il Gemiblab di Parma e le Universita' di Parma, di Milano, di Modena e Reggio Emilia, presso l'Ospedale 'Santa Maria Nuova' di Reggio Emilia e all'Istituto San Raffaele di Milano. I ricercatori hanno esaminato diversi gruppi di pazienti Hiv+, da quelli con infezione acuta a quei rarissimi pazienti il cui sistema immunitario controlla perfettamente il virus senza bisogno di farmaci, ai partner sieronegativi di pazienti Hiv+.
Nei linfociti di questi pazienti il virus lascia appunto un 'timbro molecolare'. Ma che cos'e' questo 'timbro'? Sono stati analizzati i miRna dei linfociti T helper CD4+, le cellule che innescano e regolano la risposta immunitaria, e che sono a loro volta il bersaglio dell'Hiv. E' stato osservato che l'espressione di almeno 29 miRna era diversa nelle varie categorie di soggetti studiati non solo rispetto a controlli sani, ma anche all'interno delle varie tipologie di pazienti.
Il timbro e' quindi diverso da gruppo a gruppo. Inoltre, e' stato osservato che anche i linfociti di individui esposti al virus ma non infetti (quali, ad esempio, i partner di soggetti sieropositivi) vanno incontro a importanti e stabili variazioni nei loro miRna. In altre parole, non solo l'infezione da Hiv, ma anche il semplice contatto con proteine virali puo' segnare i linfociti CD4+ in modo indelebile. I ricercatori hanno infine costruit o originali modelli di infezione e stimolazione cellulare in vitro, che hanno confermato quanto osservato nei linfociti dei pazienti. Il lavoro, in uscita sulla prestigiosa rivista internazionale Blood (il giornale della American Society of Hematology) e vede come primi autori Fabio Bignami e Elisabetta Pilotti, identifica una nuova strategia utilizzata dal virus per combattere la risposta immunitaria e questo apre nuove prospettive, in particolare per nuovi aspetti diagnostici e terapeutici dell'infezione da Hiv, compresi quelli vaccinali.
"Mi preme sottolineare - ha detto Claudio Casoli - che il successo dello studio sia nato da una proficua collaborazione scientifica che e' in corso da molti anni tra diverse strutture italiane ben note a livello internazionale". "Va anche rimarcato - ha sottolineato Andrea Cossarizza - l'impegno profuso in questa ricerca non solo dal mondo accademico, ma anche da una struttura privata, quale il Gemiblab di Parma, molto attenta sia allo sviluppo di nuove metodologie molecolari di grande interesse per il mondo scientifico, sia all'apertura di nuove strategie di ricerca avanzata".
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Re: AIDS: ITALIANI IDENTIFICANO 'TIMBRO MOLECOLARE' HIV
AIDS e HIV, cure: scoperto come il virus “marchia” le cellule
Sconfiggere l’AIDS e l’HIV attraverso la comprensione del suo funzionamento molecolare all’interno dell’organismo?
È proprio questo l’obiettivo del team di studiosi italiani delle Università di Reggio Emilia e Modena e del Centro di Ricerca Medica e Diagnostica Molecolare ‘Gemiblab’ di Parma, che hanno osservato come avviene il contagio dell’HIV a livello cellulare.
Essi hanno scoperto che il virus può diffondersi così velocemente perché in grado di “marchiare” anche molecole con cui non entra in contatto diretto.
A questo proposito il dottor Claudio Casoli, coordinatore dello studio ha spiegato che il virus dell’HIV può “legarsi” indissolubilmente a piccolissime particelle di RNA, dette miRNA generando una sorta di “timbro” indelebile.
In questo senso è in grado d’interferire in maniera capillare con il sistema immunitario del soggetto, puntando sui linfociti T helper CD4+, fondamentali per attivare la risposta immunitaria contro la malattia.
I ricercatori hanno rilevato infatti, che il virus dell’immunodeficienza umana, oltre a colpire specifiche cellule del sangue è in grado di imprimere il suo “marchio” su tutte le particelle, dalle più grandi alle più piccole, anche soltanto sfiorandole.
Per dimostrarlo hanno esaminato un gruppo di volontari suddivisi in pazienti con HIV conclamato, i partner sieronegativi di chi invece era sieropositivo e coloro che invece pur avendo contratto l’infezione, erano in grado di contrastarla, solo grazie al loro sistema immunitario, senza quindi la necessità di ricorrere alle cure farmacologiche.
Ebbene, tutti avevano impresso nel loro codice immunitario e quindi sui linfociti T, il passaggio dell’HIV e il suo timbro molecolare. In questo senso gli esperti ritengono che comprendere come il virus insidia i nostri anticorpi, possa rappresentare un punto di svolta fondamentale nella lotta contro questo male e nello sviluppo di nuove e più efficaci terapie.
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Sconfiggere l’AIDS e l’HIV attraverso la comprensione del suo funzionamento molecolare all’interno dell’organismo?
È proprio questo l’obiettivo del team di studiosi italiani delle Università di Reggio Emilia e Modena e del Centro di Ricerca Medica e Diagnostica Molecolare ‘Gemiblab’ di Parma, che hanno osservato come avviene il contagio dell’HIV a livello cellulare.
Essi hanno scoperto che il virus può diffondersi così velocemente perché in grado di “marchiare” anche molecole con cui non entra in contatto diretto.
A questo proposito il dottor Claudio Casoli, coordinatore dello studio ha spiegato che il virus dell’HIV può “legarsi” indissolubilmente a piccolissime particelle di RNA, dette miRNA generando una sorta di “timbro” indelebile.
In questo senso è in grado d’interferire in maniera capillare con il sistema immunitario del soggetto, puntando sui linfociti T helper CD4+, fondamentali per attivare la risposta immunitaria contro la malattia.
I ricercatori hanno rilevato infatti, che il virus dell’immunodeficienza umana, oltre a colpire specifiche cellule del sangue è in grado di imprimere il suo “marchio” su tutte le particelle, dalle più grandi alle più piccole, anche soltanto sfiorandole.
Per dimostrarlo hanno esaminato un gruppo di volontari suddivisi in pazienti con HIV conclamato, i partner sieronegativi di chi invece era sieropositivo e coloro che invece pur avendo contratto l’infezione, erano in grado di contrastarla, solo grazie al loro sistema immunitario, senza quindi la necessità di ricorrere alle cure farmacologiche.
Ebbene, tutti avevano impresso nel loro codice immunitario e quindi sui linfociti T, il passaggio dell’HIV e il suo timbro molecolare. In questo senso gli esperti ritengono che comprendere come il virus insidia i nostri anticorpi, possa rappresentare un punto di svolta fondamentale nella lotta contro questo male e nello sviluppo di nuove e più efficaci terapie.
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