Nuovo antiepatite C orale cura al 100% il genotipo 1
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Nuovo antiepatite C orale cura al 100% il genotipo 1
Nuovo antiepatite C orale cura al 100% il genotipo 1, Gilead vola
Gilead Sciences incassa i primi risultati della mega acquisizione di Pharmasset, costata 10,8 miliardi di dollari. L'azione è schizzata in alto del 10% dopo che Norbert Bischofberger, il Chief Scientific Officier dell’azienda, ha dichiarato pubblicamente in occasione di una conference call con gli analisti finanziari che il farmaco di punta di Pharmasset, l’antiepatite C noto con la sigla PSI-7977, in sole 4 settimane è stato in grado di curare il 100% dei pazienti infettati con virus di genotipo 1.
Lo studio è un trial di fase II denominato ELECTRON che ha arruolato 35 pazienti con epatite C di genotipo 1 (25 naïve e 10 non responder) nel quale PSI-7977 è stato usato con la ribavirina, I dati completi del trial verranno presentati il mese prossimo a Seattle, in occasione della Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI). I dati appena diffusi si riferiscono alla “rapid viral response" o RVR, mentre a Seattle si potranno conoscere i dati della SVR a 4 e forse a 8 settimane.
PSI-7977 è un analogo nucleosidico dell’uridina che agisce direttamente sulla polimerasi virale. Già si sapeva che in un altro trial di fase II il farmaco aveva raggiunto il 100% di cura su pazienti con genotipo 2 e 3. L’efficacia sul genotipo 1 è molto importante in quanto si tratta della variante più frequente (70%) negli Usa. In Europa e in Italia il genotipo più diffuso è il tipo 1b.
Questi dati confermano l’enorme attesa verso questa nuova classe di farmaci antivirali sviluppati per la cura dell’epatite C, agenti che promettono di curare l’infezione con un regime tutto orale, che non prevede l’impiego dell’interferone, e in pochissimo tempo.
La terapia dell’epatite C sta andando incontro a una vera rivoluzione. Ema e Fda hanno già approvato i primi antivirali di nuova generazione, boceprevir e telaprevir, che negli studi registrativi hanno consentito di ottenere tassi di cura del 75-80%, misurati con la SVR, la risposta virologica sostenuta, ben oltre il 40-50% circa che si ha con interferone e ribavirina, con cui i due nuovi farmaci devono continuare ad essere associati. E infatti si parla di triplice terapia.
Il secondo salto, che promette di essere ancora più innovativo, si avrà qualora la seconda ondata di antiepatite C, tra cui PSI-7977, dovesse arrivare in commercio (come abbiamo visto sono ancora in fase II). Saranno farmaci orali e verranno utilizzati in un regime terapeutico non più gravato dai pesanti effetti indesiderati dell’interferone, di cui si potrà fare a meno. I tassi di cura ottenibili, come abbiamo appena visto, sono molto elevati.
Anche se PSI-7977 sembra il più avanzato nello sviluppo clinico, oltre a Gilead anche altre aziende, come Bristol-Myers Squibb, Merck & Co. e Vertex Pharmaceuticals, sono impegnate in questa nuova gara che ha sicuramente una valenza economica ma ne ha una ancora più importante, quella clinica.
Curare l’epatite C vuol dire evitare a migliaia di pazienti, solo in Italia, di andare incontro ogni anno alla cirrosi e poi all’epatocarcinoma. Inoltre, i pazienti guariti dall’epatite C possono avere una vita di relazione migliore, libera dallo stigma della malattia infettiva. Basta parlare con qualche paziente per capire fino in fondo l'importanza di questi concetti.
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Gilead Sciences incassa i primi risultati della mega acquisizione di Pharmasset, costata 10,8 miliardi di dollari. L'azione è schizzata in alto del 10% dopo che Norbert Bischofberger, il Chief Scientific Officier dell’azienda, ha dichiarato pubblicamente in occasione di una conference call con gli analisti finanziari che il farmaco di punta di Pharmasset, l’antiepatite C noto con la sigla PSI-7977, in sole 4 settimane è stato in grado di curare il 100% dei pazienti infettati con virus di genotipo 1.
Lo studio è un trial di fase II denominato ELECTRON che ha arruolato 35 pazienti con epatite C di genotipo 1 (25 naïve e 10 non responder) nel quale PSI-7977 è stato usato con la ribavirina, I dati completi del trial verranno presentati il mese prossimo a Seattle, in occasione della Conference on Retroviruses and Opportunistic Infections (CROI). I dati appena diffusi si riferiscono alla “rapid viral response" o RVR, mentre a Seattle si potranno conoscere i dati della SVR a 4 e forse a 8 settimane.
PSI-7977 è un analogo nucleosidico dell’uridina che agisce direttamente sulla polimerasi virale. Già si sapeva che in un altro trial di fase II il farmaco aveva raggiunto il 100% di cura su pazienti con genotipo 2 e 3. L’efficacia sul genotipo 1 è molto importante in quanto si tratta della variante più frequente (70%) negli Usa. In Europa e in Italia il genotipo più diffuso è il tipo 1b.
Questi dati confermano l’enorme attesa verso questa nuova classe di farmaci antivirali sviluppati per la cura dell’epatite C, agenti che promettono di curare l’infezione con un regime tutto orale, che non prevede l’impiego dell’interferone, e in pochissimo tempo.
La terapia dell’epatite C sta andando incontro a una vera rivoluzione. Ema e Fda hanno già approvato i primi antivirali di nuova generazione, boceprevir e telaprevir, che negli studi registrativi hanno consentito di ottenere tassi di cura del 75-80%, misurati con la SVR, la risposta virologica sostenuta, ben oltre il 40-50% circa che si ha con interferone e ribavirina, con cui i due nuovi farmaci devono continuare ad essere associati. E infatti si parla di triplice terapia.
Il secondo salto, che promette di essere ancora più innovativo, si avrà qualora la seconda ondata di antiepatite C, tra cui PSI-7977, dovesse arrivare in commercio (come abbiamo visto sono ancora in fase II). Saranno farmaci orali e verranno utilizzati in un regime terapeutico non più gravato dai pesanti effetti indesiderati dell’interferone, di cui si potrà fare a meno. I tassi di cura ottenibili, come abbiamo appena visto, sono molto elevati.
Anche se PSI-7977 sembra il più avanzato nello sviluppo clinico, oltre a Gilead anche altre aziende, come Bristol-Myers Squibb, Merck & Co. e Vertex Pharmaceuticals, sono impegnate in questa nuova gara che ha sicuramente una valenza economica ma ne ha una ancora più importante, quella clinica.
Curare l’epatite C vuol dire evitare a migliaia di pazienti, solo in Italia, di andare incontro ogni anno alla cirrosi e poi all’epatocarcinoma. Inoltre, i pazienti guariti dall’epatite C possono avere una vita di relazione migliore, libera dallo stigma della malattia infettiva. Basta parlare con qualche paziente per capire fino in fondo l'importanza di questi concetti.
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