Hiv: nuovo approccio terapeutico per il mantenimento?
Hiv: nuovo approccio terapeutico per il mantenimento?
Nuove terapie al fine di eliminare, o almeno ridurre la tossicità relativa ai trattamenti per tenere sotto controllo l’Hiv fino alla scoperta della sua cura. E’ questo l’obiettivo che i ricercatori, in concomitanza con la ricerca di un medicinale o un vaccino in grado di debellare la malattia, si stanno ponendo. Un mezzo da raggiungere anche per abbattere i costi, in crescita con i nuovi contagi.
I problemi rimangono essenzialmente gli stessi: molta gente non prende le giuste precauzioni a livello sessuale e spesso ignora di essere stato contagiata. Un sieropositivo su quattro, viene sottolineato, non sa di essere infetto.
Sebbene il numero delle conclamazioni della malattia siano in calo rispetto agli anni passati, le statistiche di settore ci mostrano però anche un altro lato della medaglia quindi: il numero di sieropositivi in aumento. Attualmente in Italia le persone malate, secondo le stime del Ministero della Salute, sono tra le 143mila e le 165mila, di cui più di 22 mila con aids conclamato.
A livello terapeutico, attualmente, è prevista una combinazione di diversi farmaci, molto potente, possibile da essere portata avanti per tutta la vita. In alcuni casi però essa si rivela troppo forte rispetto la situazione reale, portando, anche in caso di soppressione del virus e di buona ripresa delle difese immunitarie, a tutta una serie di effetti collaterali portati dalla terapia.
E’ proprio per tal motivo che la ricerca sta focalizzando la sua attenzione sulla possibilità, in alcuni casi, di utilizzare un approccio “monofarmaco” per il mantenimento della salute delle persone interessate dall’infezione: una soluzione che unisca la riduzione degli effetti collaterale all’elevata efficacia nei confronti del virus, con un risparmio economico tale da riuscire a curare meglio anche altri pazienti.
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I problemi rimangono essenzialmente gli stessi: molta gente non prende le giuste precauzioni a livello sessuale e spesso ignora di essere stato contagiata. Un sieropositivo su quattro, viene sottolineato, non sa di essere infetto.
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E’ proprio per tal motivo che la ricerca sta focalizzando la sua attenzione sulla possibilità, in alcuni casi, di utilizzare un approccio “monofarmaco” per il mantenimento della salute delle persone interessate dall’infezione: una soluzione che unisca la riduzione degli effetti collaterale all’elevata efficacia nei confronti del virus, con un risparmio economico tale da riuscire a curare meglio anche altri pazienti.
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