I soldi per la ricerca? Spariti
I soldi per la ricerca? Spariti
Ogni anno l'agenzia del farmaco riceve cospicui fondi per finanziare gli studi indipendenti, cioè non legati a Big Pharma. Quelli del 2010, però, non si sa dove siano finiti
(25 ottobre 2011)
L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) è un organismo previsto da una legge dello Stato, e che risponde al governo. Ogni anni questa Aifa incassa dalle aziende farmaceutiche un mucchio di quattrini che per legge devono essere destinati alla ricerca indipendente (medica e famacologicoa). L'ultimo bando (guarda) in merito però è relativo ai fondi del 2009.
E i fondi arrivati dopo, dove sono finiti? E qual è l'ammontare della cifra del 2010, di cui non si sa nulla? Abbiamo girato queste domande all'Agenzia governativa venerdì 7 ottobre, più di due settimane fa. Ma l'Aifa non ha ritenuto di rispondere, limitandosi a questa dichiarazione: «Le notizie che trovate nel nostro sito internet sono aggiornate».
Andiamo a leggerlo, dunque. «La ricerca è finanziata dal contributo pari al 5 per cento delle spese promozionali, versato dalle Aziende farmaceutiche come previsto dalla legge istitutiva dell'Aifa (l. 326/2003)», scrive l'Agenzia. E ancora: «Il fondo così costituito viene destinato alla realizzazione di ricerche sull'uso dei farmaci e in particolare di sperimentazioni cliniche comparative tra medicinali, tesi a dimostrarne il valore terapeutico aggiunto, nonché a sperimentazioni su farmaci orfani e malattie rare».
Insomma, il programma è di quelli davvero utili. Tanto che la stessa Agenzia prevede che questo meccanismo funzioni come un orologio. Leggiamo ancora dal sito: «Ogni anno viene predisposto un bando, rivolto alle strutture del Ssn, agli Istituti di ricerca, alle Università e alle associazioni non profit sulle tematiche considerate prioritarie». Parole al vento, a quanto pare.
Un top manager di una grossa farmaceutica italiana, che chiede l'anonimato, conferma che ogni anno le società del settore versano il 5 per cento delle spese sostenute per la promozione nei confronti di dottori e farmacisti. Ma si dice «sorpreso» di questo pesante ritardo nella pubblicazione del bando.
Si tratta di un'altra mazzata alla ricerca indipendente, già schiacciata dagli alti costi aggiuntivi imposti da una norma che ha fatto felici solo le compagnie d'assicurazione (leggi). Considerando i dati relativi agli studi oncologici "randomizzati", quelli che si occupano soprattutto di fare confronti tra l'efficacia di due farmaci, per esempio, si nota che tra il 2003 e il 2010 si è passati da circa il 50 per cento di ricerche indipendenti ad appena il 30 per cento (fonte: Osservatorio nazionale delle sperimentazioni cliniche).
La situazione è «molto difficile», come ammette Marco Venturini, neopresidente dell'Associazione italiana di oncologia medica. Secondo Venturini, infatti, «se Aifa, organizzazioni di gruppi di ricercatori e istituti non si coordinano tra loro e se i finanziamenti dell'Agenzia non tornano a essere disponibili in tempi rapidi, la ricerca clinica indipendente in Italia rischia di bloccarsi completamente».
In particolare, il medico spiega che a essere a rischio sono gli studi "esplicativi", quelli cercano di scoprire come utilizzare al meglio una medicina, su quali gruppi di pazienti ha una maggiore efficacia e altri "affinamenti" che possono fare poi la differenza tra una terapia riuscita pienamente e una con qualche difficoltà in più. Questi aspetti, infatti, sono indagati per lo più dagli studi spontanei, mentre quelli condotti dall'industria farmaceutica di solito sono di tipo "registrativo", mirati cioè a consentire la registrazione, e quindi la commercializzazione, di un farmaco.
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(25 ottobre 2011)
L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) è un organismo previsto da una legge dello Stato, e che risponde al governo. Ogni anni questa Aifa incassa dalle aziende farmaceutiche un mucchio di quattrini che per legge devono essere destinati alla ricerca indipendente (medica e famacologicoa). L'ultimo bando (guarda) in merito però è relativo ai fondi del 2009.
E i fondi arrivati dopo, dove sono finiti? E qual è l'ammontare della cifra del 2010, di cui non si sa nulla? Abbiamo girato queste domande all'Agenzia governativa venerdì 7 ottobre, più di due settimane fa. Ma l'Aifa non ha ritenuto di rispondere, limitandosi a questa dichiarazione: «Le notizie che trovate nel nostro sito internet sono aggiornate».
Andiamo a leggerlo, dunque. «La ricerca è finanziata dal contributo pari al 5 per cento delle spese promozionali, versato dalle Aziende farmaceutiche come previsto dalla legge istitutiva dell'Aifa (l. 326/2003)», scrive l'Agenzia. E ancora: «Il fondo così costituito viene destinato alla realizzazione di ricerche sull'uso dei farmaci e in particolare di sperimentazioni cliniche comparative tra medicinali, tesi a dimostrarne il valore terapeutico aggiunto, nonché a sperimentazioni su farmaci orfani e malattie rare».
Insomma, il programma è di quelli davvero utili. Tanto che la stessa Agenzia prevede che questo meccanismo funzioni come un orologio. Leggiamo ancora dal sito: «Ogni anno viene predisposto un bando, rivolto alle strutture del Ssn, agli Istituti di ricerca, alle Università e alle associazioni non profit sulle tematiche considerate prioritarie». Parole al vento, a quanto pare.
Un top manager di una grossa farmaceutica italiana, che chiede l'anonimato, conferma che ogni anno le società del settore versano il 5 per cento delle spese sostenute per la promozione nei confronti di dottori e farmacisti. Ma si dice «sorpreso» di questo pesante ritardo nella pubblicazione del bando.
Si tratta di un'altra mazzata alla ricerca indipendente, già schiacciata dagli alti costi aggiuntivi imposti da una norma che ha fatto felici solo le compagnie d'assicurazione (leggi). Considerando i dati relativi agli studi oncologici "randomizzati", quelli che si occupano soprattutto di fare confronti tra l'efficacia di due farmaci, per esempio, si nota che tra il 2003 e il 2010 si è passati da circa il 50 per cento di ricerche indipendenti ad appena il 30 per cento (fonte: Osservatorio nazionale delle sperimentazioni cliniche).
La situazione è «molto difficile», come ammette Marco Venturini, neopresidente dell'Associazione italiana di oncologia medica. Secondo Venturini, infatti, «se Aifa, organizzazioni di gruppi di ricercatori e istituti non si coordinano tra loro e se i finanziamenti dell'Agenzia non tornano a essere disponibili in tempi rapidi, la ricerca clinica indipendente in Italia rischia di bloccarsi completamente».
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