Sergio Sgrilli daZelig all' Africa e l'Hiv
Sergio Sgrilli daZelig all' Africa e l'Hiv
“L’Africa mi toccò l’animo già durante il volo: di lassù pareva un antico letto d’umanità. E a 4000 metri di altezza, seduto sulle nubi, mi pareva d’essere un seme portato dal vento”. Così lo scrittore americano Saul Bellow descriveva il suo primo sguardo sul continente nero. Ma i semi, per attecchire, hanno bisogno di acqua.
Sergio Sgrilli, Mark Silvestri, Paolo Cevoli, Toni Merendino e Aldo Drudi. Questi i nomi (nomi noti) dei cavalieri che, qualche tempo fa, dopo una lunga traversata dalle isole Svalbard hanno raggiunto il Kenya per un’affascinante cavalcata in sella alla all-arounder Yamaha XT 1200 Z Super Ténéré, portando con sé un cubo di ghiaccio puro a simboleggiare l’elemento di cui l’Africa ha più bisogno, quello che più di ogni altro è fonte di vita: l’acqua.
Da Nairobi, mettendo a dura prova la Maxi-Enduro giapponese (QUI il nostro test), il team CAPO (questo il nome scelto per la spedizione) ha percorso 1.400 chilometri attraversando la leggendaria Rift Valley, per poi lambire il lago Vittoria fino alla meta, la città di Kisii sugl’altipiani del Kenya a più di 1.500 metri d’altezza. È qui che opera il Progetto agricolo “Farm for Hope” gestito dall’associazione di volontariato per i bambini orfani affetti da HIV ARCHE’, supportato dalla ONLUS Mediafriends del Gruppo Mediaset.
Ma come spesso accade, è quando raggiungi la meta che ha inizio il vero viaggio. Come quello negli occhi e nel sorriso dei bambini pronti ad accogliere come eroi i moderni cavalieri in sella ai loro destrieri d’acciaio. Ed è proprio uno di questi eroi, il noto comico Sergio Sgrilli, che ci racconta le sue sensazioni di viaggio, e tanto altro ancora.
1) Sergio Sgrilli, un comico, in moto nell’Africa più profonda. Come è nata l’idea di quest’avventura?
Prima di essere un comico sono un uomo, una persona viva con mille interessi. Da sempre sono un sognatore e, come se non bastassero i miei, a volte mi tuffo in sogni di altri da realizzare insieme. l’idea iniziale, infatti, è dell’amico designer Aldo Drudi che voleva fare da capo Nord a Capo di Bona Speranza in un unico viaggio in moto. l’idea mi sembrava così folle da non poter mancare a questa follia! è chiaro che tra il sogno e la vita vera ci sono in mezzo mille cose che trasformano l’idea iniziale. Ma tra il fare tutto e non fare niente, noi siamo riusciti a fare! e non poco…
2) Per mestiere sei abituato a far ridere le persone. Insomma, di sorrisi te ne intendi. Che reazione hai avuto davanti a ben altri sorrisi, quelli dei bambini del progetto “Farm for Hope”?
Non è la mia prima esperienza africana e non ho ancora capito se, quando vado, ci lascio un pezzetto di cuore o ne recupero un po’. Ammetto che quella terra ha un modo particolare di sorridere. Capisco che i sorrisi dei bambini possano colpire e rimanere impressi nell’anima di chi l’incontra per la prima volta. Sì, sono davvero meravilgiosi.
Ammetto, però, d’esser più attratto, quasi invidioso, dai sorrisi prodotti dalle persone più adulte. Sorrisi che nascono nella quotidianità, in una spiazzante tranquillità.
Tranquillità che difficilmente ritrovo mentre giro per le città del Bel Paese.
3) Per affrontare i duri percorsi africani, il Team Capo ha utilizzato delle Yamaha Super Ténéré. Si è rivelata una buona compagna di viaggio?
Ottima! Sa troppo di “marchetta” se dico: la migliore? Sorridete pure (altrimenti che comico sarei) ma lo penso davvero. Leggerissima e maneggevole (nonostante la mole) nell’enorme e caotico traffico di Nairobi. Comoda e sicura nei lunghi spostamenti. Ottime e funzionali le varie mappature che regolano il carattere del mezzo. Di grande aiuto è stata l’elettronica nella frenata assistita e nel contollo di trazione, durante le forti pioggie incontrate sulla terra rossa. Elettronica che abbiamo escluso con una semplice operazione, quando ci siamo messi a fare i cretini in un campo deserto!
Nota bene… non per tirarmela, ma nei miei due garage ho sette moto e quando dico che in questo viaggio non potevamo avere di meglio che la Super Ténéré, lo dico anche un pò a ragion veduta… e dopo quest’affermazione aspetto da yamaha l’ottava (ndA, ride!)
4) Per Sergio Sgrilli il viaggio in moto è…?
E’ Vita! Vita vera! Vita vissuta. Difficile da spiegare a chi non capisce. Inutile spiegare a chi sa già. Da più di 20 anni mi muovo in moto… spesso, quando mi vedono arrivare in motocicletta per le serate, gli organizzatori si chiedono se riuscirò a fare lo spettacolo. Come quando, svegliatomi nelle basse Marche, sono arrivato a Trieste per uno show davanti a 10 mila persone… quand’è così, tra l’altro, faccio felice mia moglie che è sempre un po’ gelosa e sa che dopo queste mattate mi resta veramente poca energia per qualsiasi altra cosa che non sia svenire nella stanza dell’albergo di turno.
Svengo, doccia colazione e riparto sfidando acqua, sole e vacanzieri dalla partenza intelligente. L’altra estate mi son fatto 32 mila km in moto con la mia chitarrina (Yamaha anche quella). A dire il vero siamo un po’ stanchi entrambi, ma il direttore di banca dice che dobbiamo tener duro ancora qualche anno… e così sia!
Ci si vede per strada!
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Sergio Sgrilli, Mark Silvestri, Paolo Cevoli, Toni Merendino e Aldo Drudi. Questi i nomi (nomi noti) dei cavalieri che, qualche tempo fa, dopo una lunga traversata dalle isole Svalbard hanno raggiunto il Kenya per un’affascinante cavalcata in sella alla all-arounder Yamaha XT 1200 Z Super Ténéré, portando con sé un cubo di ghiaccio puro a simboleggiare l’elemento di cui l’Africa ha più bisogno, quello che più di ogni altro è fonte di vita: l’acqua.
Da Nairobi, mettendo a dura prova la Maxi-Enduro giapponese (QUI il nostro test), il team CAPO (questo il nome scelto per la spedizione) ha percorso 1.400 chilometri attraversando la leggendaria Rift Valley, per poi lambire il lago Vittoria fino alla meta, la città di Kisii sugl’altipiani del Kenya a più di 1.500 metri d’altezza. È qui che opera il Progetto agricolo “Farm for Hope” gestito dall’associazione di volontariato per i bambini orfani affetti da HIV ARCHE’, supportato dalla ONLUS Mediafriends del Gruppo Mediaset.
Ma come spesso accade, è quando raggiungi la meta che ha inizio il vero viaggio. Come quello negli occhi e nel sorriso dei bambini pronti ad accogliere come eroi i moderni cavalieri in sella ai loro destrieri d’acciaio. Ed è proprio uno di questi eroi, il noto comico Sergio Sgrilli, che ci racconta le sue sensazioni di viaggio, e tanto altro ancora.
1) Sergio Sgrilli, un comico, in moto nell’Africa più profonda. Come è nata l’idea di quest’avventura?
Prima di essere un comico sono un uomo, una persona viva con mille interessi. Da sempre sono un sognatore e, come se non bastassero i miei, a volte mi tuffo in sogni di altri da realizzare insieme. l’idea iniziale, infatti, è dell’amico designer Aldo Drudi che voleva fare da capo Nord a Capo di Bona Speranza in un unico viaggio in moto. l’idea mi sembrava così folle da non poter mancare a questa follia! è chiaro che tra il sogno e la vita vera ci sono in mezzo mille cose che trasformano l’idea iniziale. Ma tra il fare tutto e non fare niente, noi siamo riusciti a fare! e non poco…
2) Per mestiere sei abituato a far ridere le persone. Insomma, di sorrisi te ne intendi. Che reazione hai avuto davanti a ben altri sorrisi, quelli dei bambini del progetto “Farm for Hope”?
Non è la mia prima esperienza africana e non ho ancora capito se, quando vado, ci lascio un pezzetto di cuore o ne recupero un po’. Ammetto che quella terra ha un modo particolare di sorridere. Capisco che i sorrisi dei bambini possano colpire e rimanere impressi nell’anima di chi l’incontra per la prima volta. Sì, sono davvero meravilgiosi.
Ammetto, però, d’esser più attratto, quasi invidioso, dai sorrisi prodotti dalle persone più adulte. Sorrisi che nascono nella quotidianità, in una spiazzante tranquillità.
Tranquillità che difficilmente ritrovo mentre giro per le città del Bel Paese.
3) Per affrontare i duri percorsi africani, il Team Capo ha utilizzato delle Yamaha Super Ténéré. Si è rivelata una buona compagna di viaggio?
Ottima! Sa troppo di “marchetta” se dico: la migliore? Sorridete pure (altrimenti che comico sarei) ma lo penso davvero. Leggerissima e maneggevole (nonostante la mole) nell’enorme e caotico traffico di Nairobi. Comoda e sicura nei lunghi spostamenti. Ottime e funzionali le varie mappature che regolano il carattere del mezzo. Di grande aiuto è stata l’elettronica nella frenata assistita e nel contollo di trazione, durante le forti pioggie incontrate sulla terra rossa. Elettronica che abbiamo escluso con una semplice operazione, quando ci siamo messi a fare i cretini in un campo deserto!
Nota bene… non per tirarmela, ma nei miei due garage ho sette moto e quando dico che in questo viaggio non potevamo avere di meglio che la Super Ténéré, lo dico anche un pò a ragion veduta… e dopo quest’affermazione aspetto da yamaha l’ottava (ndA, ride!)
4) Per Sergio Sgrilli il viaggio in moto è…?
E’ Vita! Vita vera! Vita vissuta. Difficile da spiegare a chi non capisce. Inutile spiegare a chi sa già. Da più di 20 anni mi muovo in moto… spesso, quando mi vedono arrivare in motocicletta per le serate, gli organizzatori si chiedono se riuscirò a fare lo spettacolo. Come quando, svegliatomi nelle basse Marche, sono arrivato a Trieste per uno show davanti a 10 mila persone… quand’è così, tra l’altro, faccio felice mia moglie che è sempre un po’ gelosa e sa che dopo queste mattate mi resta veramente poca energia per qualsiasi altra cosa che non sia svenire nella stanza dell’albergo di turno.
Svengo, doccia colazione e riparto sfidando acqua, sole e vacanzieri dalla partenza intelligente. L’altra estate mi son fatto 32 mila km in moto con la mia chitarrina (Yamaha anche quella). A dire il vero siamo un po’ stanchi entrambi, ma il direttore di banca dice che dobbiamo tener duro ancora qualche anno… e così sia!
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