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Hiv Aids: Sassari e il Progetto Xenia II

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Messaggio Da Gex Lun 26 Set - 20:03

Hiv Aids: Progetto Xenia II

CONTRO LA TRATTA DEGLI ESSERI UMANI
Mano tesa alle straniere della strada
I risultati del progetto Xenia II
A cura delle associazioni Acos, Papa Giovanni XXIII e Figlie della carità

SASSARI. Invisibili, ma non per tutti. Le ragazze costrette a lavorare per strada di notte, per necessità economiche o perché incapaci di ribellarsi, sono una di quelle realtà che popolano la città quando le persone "normali" vanno a dormire. Ma c'è chi ha preso a cuore le loro difficili esistenze e ne ha fatto una ragione di vita. È il caso dei volontari coinvolti nel progetto Xenia II, portato avanti dall'associazione Acos di Sassari, impegnata contro la tratta degli esseri umani, in collaborazione con la Congregazione figlie della carità e l'associazione Papa Giovanni XXIII.

Da luglio 2010 a settembre 2011, grazie ai fondi della Regione e della Fondazione Banco di Sardegna, è stato possibile prendere contatto con 134 ragazze straniere tramite l'Unità di strada per accompagnarle nelle strutture sanitarie o per offrie consulenza legale e orientamento nella ricerca di un lavoro o di una casa.

I risultati del progetto Xenia II sono stati illustrati nei giorni scorsi nel "Laboratorio degli eventi" in via Maddalena a Sassari. Un folto pubblico ha ascoltato il racconto di Paola Cappai, vicepresidente associazione Acos, e Maria Grazia Saba, mediatrice culturale assunta per la durata del progetto proprio grazie ai finanziamenti ricevuti. Fondamentale il supporto di Ijose Agathise, mediatrice di nazionalità nigeriana con una grande esperienza nel nord Italia.

"A Sassari le ragazze di strada vengono per lo più dalla Nigeria, ma ci sono anche rumene, con le quali è più difficile creare un contatto perché solitamente sono incatenate ai loro sfruttatori- ha spiegato Maria Grazia Saba- Si cominciano a vedere anche alcune cinesi, con cui però è difficile creare un legame a causa della lingua. Si vedono anche trans e transgender. Le sudamericane hanno meno bisogno del nostro aiuto poiché con l'italiano se la cavano bene, diversamente dalle africane".

L'unità di strada è uscita praticamente tutte le settimane. Alle donne ferme sotto il vento e la pioggia i volontari hanno offerto una tisana calda, per rompere il ghiaccio. Da lì è nato un rapporto di fiducia, rafforzato anche da un numero di telefono sempre disponibile che è stato attivato grazie ai finanziamenti. "Le ragazze che ci conoscono ci cercano e con il passaparola, anche le altre vengono a sapere di noi", ha spiegato Paola Cappai. Si rivolgono allo sportello per chiedere di essere accompagnate in ospedale a fare analisi (per lo più nell'ambulatorio per immigrati Avasssen Gourò) in via Tempio, o per scrivere un curriculum, o per avere cibo e vestiti, o per essere aiutate nei meandri della burocrazia. "Contrariamente a quanto si può pensare, solitamente non hanno l'Hiv o altre gravi malattie; per lo più, chiedono di essere curate per le dermatiti", racconta ancora Maria Grazia Saba. Succede spesso però che rimangano incinte, e a quel punto la situazione si complica anche perché molte di loro non hanno permesso di soggiorno. In molti casi, per quanto doloroso possa essere, l'unica soluzione è l'aborto, e anche in questo le ragazze hanno bisogno di essere guidate. "Un farmaco molto pericoloso veniva usato per abortire illegalmente; abbiamo cercato di dare informazioni anche sotto questo punto di vista".

Durante la serata è venuta fuori l'importanza di una figura professionale poco conosciuta e diffusa in Sardegna: il mediatore culturale, che conosce le lingue e quindi può dare una mano concreta agli immigrati. "In ambito sanitario i mediatori sono molto ricercati", ha affermato Paola Cappai.

È intervenuto anche l'assessore alle Politiche sociali del Comune di Sassari Michele Poddighe: "I bisogni sociali sono sempre in aumento, eppure è più di moda parlare di Pil, senza sapere che il volontariato in Italia corrisponde al 5 per cento del Prodotto interno lordo". Come dire: il capitale umano ha un valore aggiunto.

Il progetto Xenia II, rivoluzionario per la città di Sassari, è stato uno dei pochi ad essere preso in considerazione dalla Regione per i finanziamenti, unico in tutto il nord Sardegna. Forse perché in estrema sintesi il suo obiettivo era far conoscere alle vittime della tratta i propri diritti. "Non possiamo salvare il mondo e lo sappiamo- hanno affermato le volontarie- La criminalità organizzata connessa allo sfruttamento della prostituzione è un problema più grande di noi. Ma almeno vogliamo rispondere ai bisogni reali, immediati, e far sapere che ci siamo".

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