Ci sara' mai un vaccino per l'AIDS?
Ci sara' mai un vaccino per l'AIDS?
The Telegraph
Dopo decenni di frustrazione, esperti reclamano drastcici tagli nel modo di fare ricerca per un farmaco contro la malattia, dice Michael Day.
La caccia ad un vaccino per l'HIV e' forse il piu' urgente -ed il piu' frustrante- progetto della medicina moderna. Quasi 30 anni dopo che il virus e' stato identificato, abbiamo avuto un cero successo nel trattare l'HIV e l'AIDS una volta contratti- ma il progresso verso la scoperta di autentico vaccino resta paurosamente lenta. Che e' la ragione per cui un griuppo di eminenti scienziati di AIDS ha dato il controverso suggerimento che noi dovremmo , in effetti, strappare il libro delle regole scientifiche.
I ricercatori argomentano che il problema dell'AIDS e' cosi' grave che sarebbe meglio adottare un progetto "adattivo" per i triale clinici di potenziali vaccini, in cui i ricercatori non aspettino i risultati finali ma comincino a guardare i segnali di efficacia immediatamente- e mollino in asso un candidato rapidamente o alterino il progetto di un trial se non viene scoperto niente.
Questa tecnica , dicono, aiuterebbe a eliminare gli errori che hanno fatto rallentare molto i loro progetti. Ma esso comprende anche un immenso azzardo: interrompere e cambiare i trials clinici potrebbe accelerare i successi, ma potrebbe anche introdurre pregiudizi fatali e rendere le loro scoperte non valide.
Nessuno ha dubbi che un vaccino sia disperatamente necessario. Nel 2009 ci sono state 2,2 milioni di nuove infezioni nel mondo. La davastazione portata nell'Africa sub-sahariana, dove vivono due terzi di tutte le persone infettate, e' scioccante: nel 1990, prima che l'epidemia prendesse piede, l'aspettativa di vita media in Zimbabwe era di 62,4 anni; dal dicembre 2006, e' precipitata a 34 anni per le donne e 37 anni per gli uomini.
Il trattamento combinato, che usa una fila di nuovi farmaci antivirali, ha visto cadere le percentuali di morte, particolarmente nel mondo sviluppato. Ma le medicine sono costose, e l'adesione per tutta la vita con la terapia complessa e' una sfida mantenerla. C'e´anche la costante minaccia che alcuni ceppi HIV diventino resistenti ai farmaci.
Un vaccino puo' irchiedere solo una dose per impedire l'infezione - ma la ricerca e' stata segnata da false speranze e fallimenti di alto profilo. Dei tre maggiori vaccini testati su umani, il primo VaxGen gp120, non ha dimostrato effetto protettivo. Il successivo, chiamato Step, non solo ha fallito nel proteggere i soggetti vaccinati, ma aveva dimostrato di aumentare il rischio di infezione in alcune categorie di volontari.
Solo nel 2009 che e' emerso uno spicchio di luce: un vaccino chiamato RV144 ha ridotto le infezioni in una popolazione Thai a basso rischio del 31%. Questo potrebbe suionare modesto, ma gli scienziati lo hanno salutato come una prova di concetto: un vaccino potrebbe, infatti, impedire l'infezione HIV in qualche misura.
Dal momento che il vaccino e' l'unico in esistenza ad avere dimostrato qualche segno che funzioni, i ricercatori che scrivono nel giornale Science Translational Medicine, fanno la loro proposta per piu' rapidi, piu' flessibili trials clinici devono essere adottati per accelerare il suo sviluppo.
Gli 11 scienziati, che includono Anthony Fauci il direttore dell'US government's National Institute of Allergy and Infectious Diseases e il Professor Pantaleo, direttore del Swiss Vaccine Institute di Losanna, spiegano che simili trials adattivi sono stati usati nello sviluppo esitoso di un vaccino contro il papillomavirus umano, quando la compagnia farmaceutica Merck e' stata in grado di collegare l'effiecacia del vaccino alla produzione di anticorpi precocemente nel processo , e di aggiustare in accordo il progetto del trial.
Per l'HIV, questo significherebbe monitorare piu' da vicino un trial, potendo sopprimerlo rapidamente o fare degli "adattamenti", come aggiungere vaccinazioni di rinforzo o reclutare volontari da gruppi a piu' alto rischio.
Tali tagli, ammettono gli scienziati, possono avere un prezzo. I cambiamenti in corso potrebbero "condurre a pregiudizi e a ridotta potenza statistica e potrebbero complicare l'interpretazione dei risultati". Guardando furtivamente ai risultati precocemente, i ricercatori possono avere un trial "non cieco", identificando quali volontari hanno ricevuto il reale vaccino, e chi invece il placebo. Idealmente, i ricercatori non sanno a chi e' stato dato cosa, in modo da evitare idee preconcette come a chi i soggetti stanno rispondendo.
Secondo il Dr Fauci, il rischio dev'essere preso."Dobbiamo essere piu' pragmatici"insiste " e rendere i trials non ciechi dopo un anno invece che dopo tre. Allora possiamo dire "Guarda, c'e´cosi' poca prova di efficacia che dovremmo abbandonare questo vaccino e concentrare le nostre risorse su questo trattamento o questo particolare regime - e convogliare i pazienti ad esso."
Con un reclutamento piu' rapido di colontari e una presa di decisioni piu' precoce, il Prof. Pantaleo dice che sara' possibile focalizzarsi su vaccini utili e simultaneamente imparare di piu' riguardo i cambiamenti del sistema immunitario che indicano che il vaccino sta avendo effetto.
E' scioccante che, nonostante quasi tre decadi di ricerca HIV, "non ci siano correlazioni conosciute sulla protezione immunitaria" o, per metterle in un'altra maniera, i ricercatori al top del mondo devono ancora identificare un qualsiasi segno immediato biologico che indichi se un vaccino HIV sta lavorando oppure no, qualcosa che sarebbe di immenso valore per le loro riscerche. Al momento possono solo aspettare e vedere se il vaccino riduce le percentuali di infezione a lungo termine.
Il Professor France Gotch, un ricercatore di vaccino HIV che lavora all'International AIDS Vaccine Initiative Laboratory all'mperial College of London, appoggia le richieste per trials clinici piu' rapidi e piu' flessibili, ma prevede anche i problemi "Non dobbiamo dimenticare che cambiare i trials a meta' strada richiede una grossa quantita' di lavoro e piu' risorse" dice "Sono coinvolto in un lavoro in Tanzania, e ci sono stati cambiamenti nel progetto. Abbiamo deciso di dare un rinforzo al vaccino alla fine del trial - per buone ragioni- ma la quantita' di lavoro cartaceo per ottenere nuove approvazioni etiche e cosi' via , e' stato incredibile."
Anche se si rendono disponibili sufficienti risorse, i problemi etici potrebbero richiedere maggiore ricerca. I vaccini non sono il solo metodo che viene proposto per impedire l'infezione: applicando gel che contiene microbicidi e usando farmaci anti HIV, sia prima o immediatamente dopo il sesso, sono stati provati come metodi per arrestare l'infezione,sebbene meno che ideali.
Il prof. Gotch nota che con qualche prova di efficacia che sta emergendo, potrebbe diventare sempre piu' duro giustificare trials clinici in cui i partecipanti usano solo il vaccino che viene testato."Come si puo' dire alla gente "Prova il nostro vaccino sperimentale, ma non usare microbicidi, anche se offrono una qualche protezione, perche' stiamo testando l'efficacia di un vaccino e il microbicida potrebbe alterare i risultati?" dimanda" Io credo che, eticamente, diventera' sempre piu' difficile testare vaccini in forma isolata".
Il Dr Fauci e' d'accordo che se viene stabilita l'efficacia dei microbicidi- che sembra verosimile- allora essi dovrebbero essere offerti in trials clinici, il che rendera' piu' difficile sapere se il vaccino funziona o no.
"Noi di solito pianifichiamo la misura di un trial su un vaccino secondo la percentuale di infezione che ci aspettiamo di vedere" spiega "Potremmo aspettarci 100 infezioni in un dato periodo di tempo, in diciamo, 2000 volontari. Ma se i volontari stanno usando microbicidi, che dimezzano il rischio di infezione, allora avremmo bisogno di reclutare il doppio perche' molta gente abbia lo stesso statisticamente significativo numero di infezioni. Cosi', si, questo diventera' un problema".
Il prof.Gotch dice che tali fattori la rendono con meno speranza che un effettivo vaccino emergera' " Sto cercando di essere ottimista " dice lei "ma io penso che e' possibile che non ci sia mai un vaccino HIV efficace", Tuttavia non e' senza speranza "Naturalmente, un buon vaccino e' il gold standard, ma in non sono molto piu' tranquilla adesso riguardo la possibilita' di non averne mai uno perche' ci sono cose come i microbicidi che dimostrano che la gente puo' proteggere se stessa. Almeno stiamo facendo una specie di progresso.
Il problema
Scoprire un vaccino e' eccezionalmente difficile, perche' i ricercatori stanno tentando di creare immunizzazione contro un retrovirus, un tipo di virus che esiste fuori delle nostre cellule, in forma di RNA. Cosicche' essi non hanno modelli con cui lavorare.
La genete infettata con HIV produce anticorpi , ma questi raramente contrastano il virus: alcune perticelle sfuggono alla ricognizione, probabilmente perche' l'HIV muta rapidamente. In aggiunta, la finestra di opportunita' e' molto limitata- appena giorni o ore-´prima che il virus si nasconda dalle difese immunitarie convertendosi in DNA e inserendosi nei geni delle nostre cellule, dove e' efficacemente indistinguibile dal resto del nostro genoma.
Mesi, anni o persino decadi piu' tardi, il virus puo' riemergere e diffondersi ad altre cellule. I farmaci antiretrovirali possono diminuire la sua quantita', e ritardare lo sviluppo dell'AIDS, ma non eliminare il virus nascosto nei nostri geni. E come l'HIV si replica , vengono perse molte importanti cellule bianche, alcune per il "fuoco amico" del sistema immunitario. Le nostre difese vengono gradualmente distrutte , e le infezioni opportuniste e i tumori che sono associati all'AIDS cominciano ad apparire.
Dopo decenni di frustrazione, esperti reclamano drastcici tagli nel modo di fare ricerca per un farmaco contro la malattia, dice Michael Day.
La caccia ad un vaccino per l'HIV e' forse il piu' urgente -ed il piu' frustrante- progetto della medicina moderna. Quasi 30 anni dopo che il virus e' stato identificato, abbiamo avuto un cero successo nel trattare l'HIV e l'AIDS una volta contratti- ma il progresso verso la scoperta di autentico vaccino resta paurosamente lenta. Che e' la ragione per cui un griuppo di eminenti scienziati di AIDS ha dato il controverso suggerimento che noi dovremmo , in effetti, strappare il libro delle regole scientifiche.
I ricercatori argomentano che il problema dell'AIDS e' cosi' grave che sarebbe meglio adottare un progetto "adattivo" per i triale clinici di potenziali vaccini, in cui i ricercatori non aspettino i risultati finali ma comincino a guardare i segnali di efficacia immediatamente- e mollino in asso un candidato rapidamente o alterino il progetto di un trial se non viene scoperto niente.
Questa tecnica , dicono, aiuterebbe a eliminare gli errori che hanno fatto rallentare molto i loro progetti. Ma esso comprende anche un immenso azzardo: interrompere e cambiare i trials clinici potrebbe accelerare i successi, ma potrebbe anche introdurre pregiudizi fatali e rendere le loro scoperte non valide.
Nessuno ha dubbi che un vaccino sia disperatamente necessario. Nel 2009 ci sono state 2,2 milioni di nuove infezioni nel mondo. La davastazione portata nell'Africa sub-sahariana, dove vivono due terzi di tutte le persone infettate, e' scioccante: nel 1990, prima che l'epidemia prendesse piede, l'aspettativa di vita media in Zimbabwe era di 62,4 anni; dal dicembre 2006, e' precipitata a 34 anni per le donne e 37 anni per gli uomini.
Il trattamento combinato, che usa una fila di nuovi farmaci antivirali, ha visto cadere le percentuali di morte, particolarmente nel mondo sviluppato. Ma le medicine sono costose, e l'adesione per tutta la vita con la terapia complessa e' una sfida mantenerla. C'e´anche la costante minaccia che alcuni ceppi HIV diventino resistenti ai farmaci.
Un vaccino puo' irchiedere solo una dose per impedire l'infezione - ma la ricerca e' stata segnata da false speranze e fallimenti di alto profilo. Dei tre maggiori vaccini testati su umani, il primo VaxGen gp120, non ha dimostrato effetto protettivo. Il successivo, chiamato Step, non solo ha fallito nel proteggere i soggetti vaccinati, ma aveva dimostrato di aumentare il rischio di infezione in alcune categorie di volontari.
Solo nel 2009 che e' emerso uno spicchio di luce: un vaccino chiamato RV144 ha ridotto le infezioni in una popolazione Thai a basso rischio del 31%. Questo potrebbe suionare modesto, ma gli scienziati lo hanno salutato come una prova di concetto: un vaccino potrebbe, infatti, impedire l'infezione HIV in qualche misura.
Dal momento che il vaccino e' l'unico in esistenza ad avere dimostrato qualche segno che funzioni, i ricercatori che scrivono nel giornale Science Translational Medicine, fanno la loro proposta per piu' rapidi, piu' flessibili trials clinici devono essere adottati per accelerare il suo sviluppo.
Gli 11 scienziati, che includono Anthony Fauci il direttore dell'US government's National Institute of Allergy and Infectious Diseases e il Professor Pantaleo, direttore del Swiss Vaccine Institute di Losanna, spiegano che simili trials adattivi sono stati usati nello sviluppo esitoso di un vaccino contro il papillomavirus umano, quando la compagnia farmaceutica Merck e' stata in grado di collegare l'effiecacia del vaccino alla produzione di anticorpi precocemente nel processo , e di aggiustare in accordo il progetto del trial.
Per l'HIV, questo significherebbe monitorare piu' da vicino un trial, potendo sopprimerlo rapidamente o fare degli "adattamenti", come aggiungere vaccinazioni di rinforzo o reclutare volontari da gruppi a piu' alto rischio.
Tali tagli, ammettono gli scienziati, possono avere un prezzo. I cambiamenti in corso potrebbero "condurre a pregiudizi e a ridotta potenza statistica e potrebbero complicare l'interpretazione dei risultati". Guardando furtivamente ai risultati precocemente, i ricercatori possono avere un trial "non cieco", identificando quali volontari hanno ricevuto il reale vaccino, e chi invece il placebo. Idealmente, i ricercatori non sanno a chi e' stato dato cosa, in modo da evitare idee preconcette come a chi i soggetti stanno rispondendo.
Secondo il Dr Fauci, il rischio dev'essere preso."Dobbiamo essere piu' pragmatici"insiste " e rendere i trials non ciechi dopo un anno invece che dopo tre. Allora possiamo dire "Guarda, c'e´cosi' poca prova di efficacia che dovremmo abbandonare questo vaccino e concentrare le nostre risorse su questo trattamento o questo particolare regime - e convogliare i pazienti ad esso."
Con un reclutamento piu' rapido di colontari e una presa di decisioni piu' precoce, il Prof. Pantaleo dice che sara' possibile focalizzarsi su vaccini utili e simultaneamente imparare di piu' riguardo i cambiamenti del sistema immunitario che indicano che il vaccino sta avendo effetto.
E' scioccante che, nonostante quasi tre decadi di ricerca HIV, "non ci siano correlazioni conosciute sulla protezione immunitaria" o, per metterle in un'altra maniera, i ricercatori al top del mondo devono ancora identificare un qualsiasi segno immediato biologico che indichi se un vaccino HIV sta lavorando oppure no, qualcosa che sarebbe di immenso valore per le loro riscerche. Al momento possono solo aspettare e vedere se il vaccino riduce le percentuali di infezione a lungo termine.
Il Professor France Gotch, un ricercatore di vaccino HIV che lavora all'International AIDS Vaccine Initiative Laboratory all'mperial College of London, appoggia le richieste per trials clinici piu' rapidi e piu' flessibili, ma prevede anche i problemi "Non dobbiamo dimenticare che cambiare i trials a meta' strada richiede una grossa quantita' di lavoro e piu' risorse" dice "Sono coinvolto in un lavoro in Tanzania, e ci sono stati cambiamenti nel progetto. Abbiamo deciso di dare un rinforzo al vaccino alla fine del trial - per buone ragioni- ma la quantita' di lavoro cartaceo per ottenere nuove approvazioni etiche e cosi' via , e' stato incredibile."
Anche se si rendono disponibili sufficienti risorse, i problemi etici potrebbero richiedere maggiore ricerca. I vaccini non sono il solo metodo che viene proposto per impedire l'infezione: applicando gel che contiene microbicidi e usando farmaci anti HIV, sia prima o immediatamente dopo il sesso, sono stati provati come metodi per arrestare l'infezione,sebbene meno che ideali.
Il prof. Gotch nota che con qualche prova di efficacia che sta emergendo, potrebbe diventare sempre piu' duro giustificare trials clinici in cui i partecipanti usano solo il vaccino che viene testato."Come si puo' dire alla gente "Prova il nostro vaccino sperimentale, ma non usare microbicidi, anche se offrono una qualche protezione, perche' stiamo testando l'efficacia di un vaccino e il microbicida potrebbe alterare i risultati?" dimanda" Io credo che, eticamente, diventera' sempre piu' difficile testare vaccini in forma isolata".
Il Dr Fauci e' d'accordo che se viene stabilita l'efficacia dei microbicidi- che sembra verosimile- allora essi dovrebbero essere offerti in trials clinici, il che rendera' piu' difficile sapere se il vaccino funziona o no.
"Noi di solito pianifichiamo la misura di un trial su un vaccino secondo la percentuale di infezione che ci aspettiamo di vedere" spiega "Potremmo aspettarci 100 infezioni in un dato periodo di tempo, in diciamo, 2000 volontari. Ma se i volontari stanno usando microbicidi, che dimezzano il rischio di infezione, allora avremmo bisogno di reclutare il doppio perche' molta gente abbia lo stesso statisticamente significativo numero di infezioni. Cosi', si, questo diventera' un problema".
Il prof.Gotch dice che tali fattori la rendono con meno speranza che un effettivo vaccino emergera' " Sto cercando di essere ottimista " dice lei "ma io penso che e' possibile che non ci sia mai un vaccino HIV efficace", Tuttavia non e' senza speranza "Naturalmente, un buon vaccino e' il gold standard, ma in non sono molto piu' tranquilla adesso riguardo la possibilita' di non averne mai uno perche' ci sono cose come i microbicidi che dimostrano che la gente puo' proteggere se stessa. Almeno stiamo facendo una specie di progresso.
Il problema
Scoprire un vaccino e' eccezionalmente difficile, perche' i ricercatori stanno tentando di creare immunizzazione contro un retrovirus, un tipo di virus che esiste fuori delle nostre cellule, in forma di RNA. Cosicche' essi non hanno modelli con cui lavorare.
La genete infettata con HIV produce anticorpi , ma questi raramente contrastano il virus: alcune perticelle sfuggono alla ricognizione, probabilmente perche' l'HIV muta rapidamente. In aggiunta, la finestra di opportunita' e' molto limitata- appena giorni o ore-´prima che il virus si nasconda dalle difese immunitarie convertendosi in DNA e inserendosi nei geni delle nostre cellule, dove e' efficacemente indistinguibile dal resto del nostro genoma.
Mesi, anni o persino decadi piu' tardi, il virus puo' riemergere e diffondersi ad altre cellule. I farmaci antiretrovirali possono diminuire la sua quantita', e ritardare lo sviluppo dell'AIDS, ma non eliminare il virus nascosto nei nostri geni. E come l'HIV si replica , vengono perse molte importanti cellule bianche, alcune per il "fuoco amico" del sistema immunitario. Le nostre difese vengono gradualmente distrutte , e le infezioni opportuniste e i tumori che sono associati all'AIDS cominciano ad apparire.
Rafael- Messaggi : 814
Data d'iscrizione : 21.12.10
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