Onu: educazione delle donne
Onu: educazione delle donne
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All’ONU si riflette sull’educazione delle ragazze e delle donne
Pubblicato il 08 marzo 2011 da paolom
L’educazione delle donne e delle ragazze, così importante per il progresso della società, deve includere elementi che riconoscono l’importanza dello sviluppo spirituale e morale. Questo è uno dei punti centrali di una dichiarazione e di un programma di eventi offerti dalla Baha’i International Community (BIC) alla Commissione ONU per la condizione femminile. La delegazione della BIC presso la Commissione, che si è riunita dal 22 febbraio al 4 marzo, era formata da persone provenienti dal Belize, dal Canada, dalla Francia, dalla Germania, dal Regno Unito, dagli Stati Uniti e dal Vietnam. Il tema dell’evento di quest’anno era «accesso e partecipazione delle donne all’educazione, alla formazione, alla scienza e alla tecnologia, anche per la promozione della parità di accesso per le donne a tutti gli impieghi e i lavori decenti». Delegati governativi e organizzazioni non governative di tutto il mondo hanno dibattuto il tema in discorsi, tavole rotonde e seminari. «Educazione e formazione per il miglioramento della società»
Nella dichiarazione che ha presentato alla Commissione, la Baha’i International Community ha osservato che, nel campo dell’educazione, «lo sviluppo spirituale e morale è stato spesso separato dalla formazione intellettuale e professionale».
«Insegnare la capacità di riflettere sui principi spirituali, morali ed etici e di applicarli è indispensabile al compito di costruire una florida civiltà mondiale», dice la dichiarazione.
Tutto questo richiede una revisione dei processi educativi.
«Ogni programma educativo si fonda su presupposti basilari sulla natura umana . . . Il bambino, che non è un recipiente vuoto in attesa di essere riempiuto, deve essere visto come «una miniera ricca di gemme di inestimabile valore», i cui tesori possono essere rivelati e sviluppati a beneficio dell’umanità solo mediante l’educazione», dice la dichiarazione.
Riforma dei programmi
Una tavola rotonda sul tema «Ripensando all’educazione delle donne e delle ragazze: per superare gli attuali programmi di studio» ha avuto luogo negli uffici newyorkesi della BIC mercoledì 23 febbraio.
Fra gli oratori, la dottoressa Changu Mannathoko, senior policy advisor per l’educazione dell’UNICEF, ha detto che in molti paesi gli attuali programmi per le ragazze sono troppo spesso basati sull’aspettativa che esse svolgano solo certi lavori.
«Gli attuali programmi non sono abbastanza trasformativi da favorire un cambiamento nella vita delle ragazze e delle donne», ha detto la dottoressa Mannathoko.
E invece è necessario assicurare che le opportunità che si offrono ai ragazzi si offrano anche alle ragazze. «Quelle aspettative non possono riguardare solo i ragazzi, devono riguardare anche le ragazze», ha detto.
La dottoressa Mannathoko ha parlato anche del problema dell’HIV/AIDS nell’Africa meridionale e della necessità di pensare al comportamento sessuale per prevenire lo stupro e la violenza contro del donne.
Parlano i ragazzi
La Baha’i International Community ha anche ospitato una serie di eventi sponsorizzati da una coalizione di organizzazioni non governative, come l’Alleanza nazionale delle organizzazioni femminili (NAWO) del Regno Unito.
Un insolito aspetto del programma è stata la partecipazione, sponsorizzata da Widows Rights International, di sei giovanotti e ragazzi, che hanno esposto le loro nuove idee su ciò che si può fare per sostenere l’eguaglianza.
Durante un seminario intitolato «Parlano i ragazzi», Charlie Clayton, 17 anni, dal Regno Unito, ha parlato di un progetto scolastico in Svezia che mette in evidenza la parità fra i generi sin dalla giovane età. Quando ci si aspettava che i due sessi lavorassero insieme alla pari, ha detto, «i ragazzi erano più calmi e le ragazze più fiduciose».
Mibaku Mollel, 23 anni, dalla Tanzania, ha raccontato la propria esperienza: l’impiego di giovani uomini africani per aiutare oltre 130 vedove nei villaggi a fare domanda per ottenere microprestiti per avviare varie attività lavorative.
«Se gli uomini e i ragazzi che aiutano le donne fossero più numerosi, sarebbe maggiore il numero delle donne che riceverebbero istruzione. Diventerebbero insegnanti e la comunità crescerebbe», ha detto il signor Mollel.
Creare Donne-ONU
Uno dei temi sui quali la Commissione ha maggiormente discusso quest’anno è stata la creazione di una nuova agenzia, Donne-ONU, UN Women.
Fondato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo scorso luglio, Donne-ONU consolida l’opera sui temi delle donne prima trattati da quattro agenzie separate.
Il capo di Donne-ONU, l’ex presidentessa del Cile Michelle Bachelet, si è presentata alla Commissione il 22 febbraio, spiegando le finalità dell’agenzia.
«Donne-ONU ha la visione di un mondo nel quale le donne e gli uomini hanno pari diritti e opportunità e i principi della parità fra i generi sono solidamente integrati nelle agende dello sviluppo, dei diritti umani, della pace e della sicurezza», ha detto la presidentessa Bachelet.
Negli ultimi quattro anni, diverse NGO, come la Baha’i International Community, si sono date molto da fare per sostenere la creazione di Donne-ONU. Alla fine, una coalizione di oltre 27 organizzazioni di 50 paesi hanno aderito alla campagna Gender Equality Architecture Reform (GEAR), uno sforzo che ha avuto un’importanza fondamentale per ottenere che Donne-ONU fosse approvato dall’Assemblea generale.
«Siamo molto contenti del fatto che questa nuova agenzia sia stata creata», ha detto Bani Dugal, la principale rappresentante della Baha’i International Community presso le Nazioni Unite.
«È un importante passo che si spera dia maggiore impulso e coerenza all’opera delle Nazioni Unite nel lavoro per la parità fra i generi e l’avanzamento delle donne.
«È nostra speranza che i governi finanzino Donne-ONU, sì che esso possa mantenere le proprie promesse. Vogliamo anche che Donne-ONU lavori in modo sostanziale con la società civile a tutti i livelli, globale, regionale e nazionale», ha detto la signora Dugal
All’ONU si riflette sull’educazione delle ragazze e delle donne
Pubblicato il 08 marzo 2011 da paolom
L’educazione delle donne e delle ragazze, così importante per il progresso della società, deve includere elementi che riconoscono l’importanza dello sviluppo spirituale e morale. Questo è uno dei punti centrali di una dichiarazione e di un programma di eventi offerti dalla Baha’i International Community (BIC) alla Commissione ONU per la condizione femminile. La delegazione della BIC presso la Commissione, che si è riunita dal 22 febbraio al 4 marzo, era formata da persone provenienti dal Belize, dal Canada, dalla Francia, dalla Germania, dal Regno Unito, dagli Stati Uniti e dal Vietnam. Il tema dell’evento di quest’anno era «accesso e partecipazione delle donne all’educazione, alla formazione, alla scienza e alla tecnologia, anche per la promozione della parità di accesso per le donne a tutti gli impieghi e i lavori decenti». Delegati governativi e organizzazioni non governative di tutto il mondo hanno dibattuto il tema in discorsi, tavole rotonde e seminari. «Educazione e formazione per il miglioramento della società»
Nella dichiarazione che ha presentato alla Commissione, la Baha’i International Community ha osservato che, nel campo dell’educazione, «lo sviluppo spirituale e morale è stato spesso separato dalla formazione intellettuale e professionale».
«Insegnare la capacità di riflettere sui principi spirituali, morali ed etici e di applicarli è indispensabile al compito di costruire una florida civiltà mondiale», dice la dichiarazione.
Tutto questo richiede una revisione dei processi educativi.
«Ogni programma educativo si fonda su presupposti basilari sulla natura umana . . . Il bambino, che non è un recipiente vuoto in attesa di essere riempiuto, deve essere visto come «una miniera ricca di gemme di inestimabile valore», i cui tesori possono essere rivelati e sviluppati a beneficio dell’umanità solo mediante l’educazione», dice la dichiarazione.
Riforma dei programmi
Una tavola rotonda sul tema «Ripensando all’educazione delle donne e delle ragazze: per superare gli attuali programmi di studio» ha avuto luogo negli uffici newyorkesi della BIC mercoledì 23 febbraio.
Fra gli oratori, la dottoressa Changu Mannathoko, senior policy advisor per l’educazione dell’UNICEF, ha detto che in molti paesi gli attuali programmi per le ragazze sono troppo spesso basati sull’aspettativa che esse svolgano solo certi lavori.
«Gli attuali programmi non sono abbastanza trasformativi da favorire un cambiamento nella vita delle ragazze e delle donne», ha detto la dottoressa Mannathoko.
E invece è necessario assicurare che le opportunità che si offrono ai ragazzi si offrano anche alle ragazze. «Quelle aspettative non possono riguardare solo i ragazzi, devono riguardare anche le ragazze», ha detto.
La dottoressa Mannathoko ha parlato anche del problema dell’HIV/AIDS nell’Africa meridionale e della necessità di pensare al comportamento sessuale per prevenire lo stupro e la violenza contro del donne.
Parlano i ragazzi
La Baha’i International Community ha anche ospitato una serie di eventi sponsorizzati da una coalizione di organizzazioni non governative, come l’Alleanza nazionale delle organizzazioni femminili (NAWO) del Regno Unito.
Un insolito aspetto del programma è stata la partecipazione, sponsorizzata da Widows Rights International, di sei giovanotti e ragazzi, che hanno esposto le loro nuove idee su ciò che si può fare per sostenere l’eguaglianza.
Durante un seminario intitolato «Parlano i ragazzi», Charlie Clayton, 17 anni, dal Regno Unito, ha parlato di un progetto scolastico in Svezia che mette in evidenza la parità fra i generi sin dalla giovane età. Quando ci si aspettava che i due sessi lavorassero insieme alla pari, ha detto, «i ragazzi erano più calmi e le ragazze più fiduciose».
Mibaku Mollel, 23 anni, dalla Tanzania, ha raccontato la propria esperienza: l’impiego di giovani uomini africani per aiutare oltre 130 vedove nei villaggi a fare domanda per ottenere microprestiti per avviare varie attività lavorative.
«Se gli uomini e i ragazzi che aiutano le donne fossero più numerosi, sarebbe maggiore il numero delle donne che riceverebbero istruzione. Diventerebbero insegnanti e la comunità crescerebbe», ha detto il signor Mollel.
Creare Donne-ONU
Uno dei temi sui quali la Commissione ha maggiormente discusso quest’anno è stata la creazione di una nuova agenzia, Donne-ONU, UN Women.
Fondato dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite lo scorso luglio, Donne-ONU consolida l’opera sui temi delle donne prima trattati da quattro agenzie separate.
Il capo di Donne-ONU, l’ex presidentessa del Cile Michelle Bachelet, si è presentata alla Commissione il 22 febbraio, spiegando le finalità dell’agenzia.
«Donne-ONU ha la visione di un mondo nel quale le donne e gli uomini hanno pari diritti e opportunità e i principi della parità fra i generi sono solidamente integrati nelle agende dello sviluppo, dei diritti umani, della pace e della sicurezza», ha detto la presidentessa Bachelet.
Negli ultimi quattro anni, diverse NGO, come la Baha’i International Community, si sono date molto da fare per sostenere la creazione di Donne-ONU. Alla fine, una coalizione di oltre 27 organizzazioni di 50 paesi hanno aderito alla campagna Gender Equality Architecture Reform (GEAR), uno sforzo che ha avuto un’importanza fondamentale per ottenere che Donne-ONU fosse approvato dall’Assemblea generale.
«Siamo molto contenti del fatto che questa nuova agenzia sia stata creata», ha detto Bani Dugal, la principale rappresentante della Baha’i International Community presso le Nazioni Unite.
«È un importante passo che si spera dia maggiore impulso e coerenza all’opera delle Nazioni Unite nel lavoro per la parità fra i generi e l’avanzamento delle donne.
«È nostra speranza che i governi finanzino Donne-ONU, sì che esso possa mantenere le proprie promesse. Vogliamo anche che Donne-ONU lavori in modo sostanziale con la società civile a tutti i livelli, globale, regionale e nazionale», ha detto la signora Dugal
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