Croi 2012: Vorinostat può battere l’Aids?
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Croi 2012: Vorinostat può battere l’Aids?
Il farmaco che può battere l’Aids?
9 marzo 2012
Una ricerca presentata a Seattle mostra i passi in avanti compiuti nella lotta al virus dell’Hiv
La sconfitta dell’Aids potrebbe essere più vicina. A fornire dati incoraggianti è un piccolo studio presentato alla Conferenza sui Retrovirus e sulle infezioni opportunistiche (CROI) che si è svolta a Seattle e ripreso oggi da El Pais.
SI SVEGLIA IL VIRUS - L’infezione di sei volontari è stata controllata attraverso il trattamento combinato antivirale che ha aggiunto alla loro cura l’assunzione di un farmaco chiamato Vorinostat. Gli esperti hanno notato un aumento del materiale genetico virale, ed una sorta di fuoriuscita dal nascondiglio in cui il parassita va a rifugiarsi. La scoperta sembra essere un passo lieve ma importante per la completa rimozione del virus dell’Hiv.
IL TEST - Il test compiuto dagli studiosi, guidati dal professore dell’Università del North Carolina Davis Margolis, non cura o elimina il virus, ma dimostra chiaramente che ci sono meccanismi per giungere all’obiettivo finale dei ricercatori. I trattamenti attuali, pur essendo molto efficaci, impedendo all’hiv di circolare, non sono in grado di eliminare le cellule che attaccano il sistema immunitario. L’infezione, allo stato, non progredisce. In poche parole non si guarisce mai dalla malattia. Ciò significa che i malati di Aids devono assumere farmaci per tutta la vita, con pesanti effetti collaterali per la salute e ingenti costi economici da sostenere.
“COMBATTERE LA LATENZA DEL VIRUS” - Non è la prima volta che il Vorinostat viene indicato come farmaco capace di riattivare l’Hiv nelle cellule infette latenti. Il virus Hiv è in grado di infettare le cellule che presentano sulla loro membrana il recettore CD4. Il Vorinostat sembra svegliare l’Hiv nelle cellule dei pazienti infetti che vengono trattati con una terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) dove il virus sta dormendo: attacca gli enzimi del virus che gli permettono di essere dormiente. “Non è una soluzone, ma questo studio dimostra che c’è un modo per combattere la latenza”, ha fatto sapere il professor Margolis.
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9 marzo 2012
Una ricerca presentata a Seattle mostra i passi in avanti compiuti nella lotta al virus dell’Hiv
La sconfitta dell’Aids potrebbe essere più vicina. A fornire dati incoraggianti è un piccolo studio presentato alla Conferenza sui Retrovirus e sulle infezioni opportunistiche (CROI) che si è svolta a Seattle e ripreso oggi da El Pais.
SI SVEGLIA IL VIRUS - L’infezione di sei volontari è stata controllata attraverso il trattamento combinato antivirale che ha aggiunto alla loro cura l’assunzione di un farmaco chiamato Vorinostat. Gli esperti hanno notato un aumento del materiale genetico virale, ed una sorta di fuoriuscita dal nascondiglio in cui il parassita va a rifugiarsi. La scoperta sembra essere un passo lieve ma importante per la completa rimozione del virus dell’Hiv.
IL TEST - Il test compiuto dagli studiosi, guidati dal professore dell’Università del North Carolina Davis Margolis, non cura o elimina il virus, ma dimostra chiaramente che ci sono meccanismi per giungere all’obiettivo finale dei ricercatori. I trattamenti attuali, pur essendo molto efficaci, impedendo all’hiv di circolare, non sono in grado di eliminare le cellule che attaccano il sistema immunitario. L’infezione, allo stato, non progredisce. In poche parole non si guarisce mai dalla malattia. Ciò significa che i malati di Aids devono assumere farmaci per tutta la vita, con pesanti effetti collaterali per la salute e ingenti costi economici da sostenere.
“COMBATTERE LA LATENZA DEL VIRUS” - Non è la prima volta che il Vorinostat viene indicato come farmaco capace di riattivare l’Hiv nelle cellule infette latenti. Il virus Hiv è in grado di infettare le cellule che presentano sulla loro membrana il recettore CD4. Il Vorinostat sembra svegliare l’Hiv nelle cellule dei pazienti infetti che vengono trattati con una terapia antiretrovirale altamente attiva (HAART) dove il virus sta dormendo: attacca gli enzimi del virus che gli permettono di essere dormiente. “Non è una soluzone, ma questo studio dimostra che c’è un modo per combattere la latenza”, ha fatto sapere il professor Margolis.
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