Fecondazione assistita: si Hiv positivi
Fecondazione assistita: si Hiv positivi
Fecondazione assistita: no per chi ha malattie genetiche
I portatori di malattie genetiche non potranno fare ricorso alla fecondazione assistita. E questo nonostante diverse sentenze di tribunale, nel corso degli anni, abbiano detto il contrario. A stabilirlo solo le nuove linee guida del Ministero della Salute sulla legge 40, arrivate sul tavolo del Consiglio Superiore di Sanità.
Ai malati di Hiv sì, ai microcitemici no
Nel testo si legge che il ricorso alla procreazione assistita è concesso a chi è infertile, e a chi è fertile ma portatore di malattie infettive come Hiv, Hbv e Hcv. Vengono però esclusi dall’elenco i portatori di malattie genetiche, come talassemia e fibrosi cistica, nonostante le sentenze dei tribunali di Salerno, Bologna e Firenze avessero stabilito il contrario.
Le sentenze sono state messe in seguito a coppie di genitori portatori di malattie, che si erano rivolti alla giustizia perché si sentivano discriminati e volevano accedere alle pratiche di pma.
Le spiegazioni della Roccella: "Una legge non si cambia con un'altra legge"
La decisione del ministero, che ha provocato la dura reazione delle associazione contro l’infertilità, è stata difesa dal sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che ha spiegato la mancanza dell’ “aggiornamento” con il fatto che una legge può essere modificata solo con un’altra legge. "Sono sentenze amministrative che riguardano singole coppie" ha spiegato riferendosi alle decisioni nei tribunali. "Questo Governo”, ha aggiunto, “ha difeso una legge giusta e saggia, che si è dimostrata buona ed efficace anche negli anni rispetto a quanto avviene negli altri paesi".
Gli embrioni abbandonati
Fra le altre novità delle linee guida, ha spiegato il sottosegretario, c'è la norma che riguarda gli embrioni abbandonati, per i quali non è più previsto il trasferimento nella biobanca di Milano che costò 700 mila euro e che non è mai stata utilizzata. “Abbiamo verificato troppi problemi legati e tecnici. Il trasferimento al centro di Milano, che comunque potrà essere utilizzato per altri fini, non può avvenire per la responsabilità giuridica sugli embrioni che resta in capo ai centri dove sono stati lasciati”.
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I portatori di malattie genetiche non potranno fare ricorso alla fecondazione assistita. E questo nonostante diverse sentenze di tribunale, nel corso degli anni, abbiano detto il contrario. A stabilirlo solo le nuove linee guida del Ministero della Salute sulla legge 40, arrivate sul tavolo del Consiglio Superiore di Sanità.
Ai malati di Hiv sì, ai microcitemici no
Nel testo si legge che il ricorso alla procreazione assistita è concesso a chi è infertile, e a chi è fertile ma portatore di malattie infettive come Hiv, Hbv e Hcv. Vengono però esclusi dall’elenco i portatori di malattie genetiche, come talassemia e fibrosi cistica, nonostante le sentenze dei tribunali di Salerno, Bologna e Firenze avessero stabilito il contrario.
Le sentenze sono state messe in seguito a coppie di genitori portatori di malattie, che si erano rivolti alla giustizia perché si sentivano discriminati e volevano accedere alle pratiche di pma.
Le spiegazioni della Roccella: "Una legge non si cambia con un'altra legge"
La decisione del ministero, che ha provocato la dura reazione delle associazione contro l’infertilità, è stata difesa dal sottosegretario alla Salute Eugenia Roccella, che ha spiegato la mancanza dell’ “aggiornamento” con il fatto che una legge può essere modificata solo con un’altra legge. "Sono sentenze amministrative che riguardano singole coppie" ha spiegato riferendosi alle decisioni nei tribunali. "Questo Governo”, ha aggiunto, “ha difeso una legge giusta e saggia, che si è dimostrata buona ed efficace anche negli anni rispetto a quanto avviene negli altri paesi".
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