Francia: più di metà dei sieropositivi senza lavoro
Francia: più di metà dei sieropositivi senza lavoro
Meno di un sieropositivo su due in Francia ha attualmente un lavoro e quasi un quinto del totale vorrebbe un impiego, ma è senza occupazione. Un rapporto realizzato dall’associazione Aides alla fine del 2010 mostra un quadro in chiaroscuro a proposito di Hiv e lavoro.
Più di metà dei sieropositivi senza lavoro non sono un bel segnale, ma va anche considerato che nel 2005 la percentuale di chi aveva un posto era solo del 23%. In questi anni molto è cambiato per le persone che vivono con l’Hiv, grazie alle terapie anti-retrovirali che sono sempre più efficaci e sempre meglio tollerabili, ma - è ben ricordarlo! - pur sempre imprevedibili nel lungo periodo.
Anche se le condizioni di vita delle persone sieropositive sono notevolmente migliorate, ancora in tanti - quasi due terzi - nascondono le proprie condizioni sul luogo di lavoro e il 24% dei dipendenti pubblici e il 39% di quelli privati teme di subire discriminazioni a causa del proprio stato di salute. Non è un caso che solo il 22% dei sieropositivi che lavorano ha il riconoscimento di lavoratore con disabilità, mentre il 9,2% ha un part-time terapeutico.
È vero che l’Hiv/Aids è cambiato moltissimo in pochi anni, ma la mentalità della società deve ancora cambiare. E forse non si può chiedere a chi lavora di rischiare il posto per far valere i propri diritti.
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Più di metà dei sieropositivi senza lavoro non sono un bel segnale, ma va anche considerato che nel 2005 la percentuale di chi aveva un posto era solo del 23%. In questi anni molto è cambiato per le persone che vivono con l’Hiv, grazie alle terapie anti-retrovirali che sono sempre più efficaci e sempre meglio tollerabili, ma - è ben ricordarlo! - pur sempre imprevedibili nel lungo periodo.
Anche se le condizioni di vita delle persone sieropositive sono notevolmente migliorate, ancora in tanti - quasi due terzi - nascondono le proprie condizioni sul luogo di lavoro e il 24% dei dipendenti pubblici e il 39% di quelli privati teme di subire discriminazioni a causa del proprio stato di salute. Non è un caso che solo il 22% dei sieropositivi che lavorano ha il riconoscimento di lavoratore con disabilità, mentre il 9,2% ha un part-time terapeutico.
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