Tra 1985 e 2009 in Italia 45.707 nuove diagnosi Hiv
Tra 1985 e 2009 in Italia 45.707 nuove diagnosi Hiv
Incidenza maggiore nel centro-nord, soprattutto in Emilia Romagna
Tra il 1985 e il 2009 sono state 45.707 le nuove diagnosi da infezione da Hiv pervenute da 17 Regioni italiane al centro operativo anti Aids dell'Istituto superiore di sanità. Il picco di incidenza, registrato nel 1987, si è poi abbassato fino al 1998
per poi stabilizzarsi. L'ultimo anno per cui si hanno le segnalazioni, il 2009, ha visto 2.588 nuove diagnosi con un'incidenza pari a 6 abitanti ogni 100mila. Sono i nuovi dati del bollettino del centro operativo Aids, resi noti in vista della conferenza internazionale dell'Aids Society che si apre oggi a Roma. L'incidenza è maggiore al Centro-Nord rispetto al Sud e alle isole. In particolare, l'incidenza più alta è stata registrata in Emilia Romagna, la più bassa in Calabria. "Dati - spiega l'Iss - che inquadrano l'Italia fra i Paesi dell'Europa occidentale con un'incidenza di nuove diagnosi di Hiv medio-alta". Ancora, aumenta l'età mediana al momento della diagnosi, passando da 26 anni per i maschi e 24 anni per le femmine nel 1985 a, rispettivamente, 39 e 36 anni nel 2009. Non solo, cambiano anche le categorie di trasmissione: diminuiscono i tossicodipendenti (dal 74,6% nel 1985 al 5,4% nel 2009) e crescono i casi attribuibili a trasmissione sessuale (omosessuale ed eterosessuale) passati dal 7,8% nel 1985 al 79% nel 2009. Per il 15,1% delle persone diagnosticate con una nuova diagnosi di infezione da Hiv nel 2009 non è stato possibile stabilire la modalità di trasmissione. La proporzione di stranieri tra le nuove diagnosi di infezione da Hiv è aumentata dall'11% del 1992 al 32,9% del 2006, per poi diminuire negli anni seguenti; nel 2009 è stata del 27,2%. In pratica, nel 2009 quasi una persona su 3, diagnosticata come Hiv positiva, è risultata di nazionalità straniera. Tra questi, la via di trasmissione più frequente è rappresentata dai contatti eterosessuali: si è passati dal 24,6% del 1992 al 70% nel 2009. Inoltre, un terzo delle persone con una nuova diagnosi di Hiv viene diagnosticato in fase avanzata di malattia, con una rilevante compromissione del sistema immunitario.
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Tra il 1985 e il 2009 sono state 45.707 le nuove diagnosi da infezione da Hiv pervenute da 17 Regioni italiane al centro operativo anti Aids dell'Istituto superiore di sanità. Il picco di incidenza, registrato nel 1987, si è poi abbassato fino al 1998
per poi stabilizzarsi. L'ultimo anno per cui si hanno le segnalazioni, il 2009, ha visto 2.588 nuove diagnosi con un'incidenza pari a 6 abitanti ogni 100mila. Sono i nuovi dati del bollettino del centro operativo Aids, resi noti in vista della conferenza internazionale dell'Aids Society che si apre oggi a Roma. L'incidenza è maggiore al Centro-Nord rispetto al Sud e alle isole. In particolare, l'incidenza più alta è stata registrata in Emilia Romagna, la più bassa in Calabria. "Dati - spiega l'Iss - che inquadrano l'Italia fra i Paesi dell'Europa occidentale con un'incidenza di nuove diagnosi di Hiv medio-alta". Ancora, aumenta l'età mediana al momento della diagnosi, passando da 26 anni per i maschi e 24 anni per le femmine nel 1985 a, rispettivamente, 39 e 36 anni nel 2009. Non solo, cambiano anche le categorie di trasmissione: diminuiscono i tossicodipendenti (dal 74,6% nel 1985 al 5,4% nel 2009) e crescono i casi attribuibili a trasmissione sessuale (omosessuale ed eterosessuale) passati dal 7,8% nel 1985 al 79% nel 2009. Per il 15,1% delle persone diagnosticate con una nuova diagnosi di infezione da Hiv nel 2009 non è stato possibile stabilire la modalità di trasmissione. La proporzione di stranieri tra le nuove diagnosi di infezione da Hiv è aumentata dall'11% del 1992 al 32,9% del 2006, per poi diminuire negli anni seguenti; nel 2009 è stata del 27,2%. In pratica, nel 2009 quasi una persona su 3, diagnosticata come Hiv positiva, è risultata di nazionalità straniera. Tra questi, la via di trasmissione più frequente è rappresentata dai contatti eterosessuali: si è passati dal 24,6% del 1992 al 70% nel 2009. Inoltre, un terzo delle persone con una nuova diagnosi di Hiv viene diagnosticato in fase avanzata di malattia, con una rilevante compromissione del sistema immunitario.
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