Premio Nobel per la Pace alla Donna Africana
Premio Nobel per la Pace alla Donna Africana
La CGIL ha aderito alla campagna internazionale per il premio Nobel della Pace alle Donne africane. Con una lettera ai promotori, il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso, ha comunicato con convinzione «l’adesione della CGIL e mia personale alla campagna per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace alla Donna Africana».
Le donne africane – secondo i promotori e secondo la CGIL - hanno acquisito e stanno acquisendo un ruolo crescente nella vita quotidiana dell’Africa, come confermato in questi primi mesi del 2011, nel protagonismo di tante giovani donne nordafricane nelle rivolte democratiche in Tunisia, Egitto, in Libia, e negli altri paesi della regione.
Le donne sono protagoniste e trainanti sia nei settori della vita quotidiana che nell’attività politica e sociale. Sono le donne in Africa che reggono l’economia familiare nello svolgimento di quelle attività, soprattutto di economia informale, che permettono ogni giorno, anche in situazioni di emergenza, il riprodursi del miracolo della sopravvivenza.
Così, come cresce la presenza delle donne nel mondo del lavoro, protagoniste della battaglia per conquistare, anche in situazioni difficilissime, quel lavoro dignitoso che resta al centro delle proposte dei sindacati e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio.
Le donne africane – secondo la CGIL - sono da decenni protagoniste nel microcredito, che ha permesso la nascita di migliaia di piccole imprese e l’organizzazione di miglia di cooperative che mettono insieme donne impegnate nell’agricoltura, nel commercio, nella formazione, nella lavorazione di prodotti agricoli, costituendo al contempo importanti percorsi di autoriconoscimento e di solidarietà femminile.
Le donne africane – dice ancora la lettera di Susanna Camusso - stanno svolgendo un ruolo crescente nella definizione e nella ricerca di forme autoctone di sviluppo economico e sociale, attraverso l’organizzazione capillare delle attività economiche e sociali nei villaggi: sappiamo quanto questo è importante anche per noi, per uscire da un modello di «mercato unico» neoliberista la cui iniquità e insostenibilità, sociale e ambientale, stiamo toccando con mano in questa profonda crisi globale.
Le donne in Africa stanno svolgendo un ruolo crescente nella difesa della salute, soprattutto contro l’HIV e la malaria. Sono loro che svolgono spesso formazione sanitaria nei villaggi. Sono i gruppi organizzati di donne che si stanno impegnando contro pratiche tradizionali dell’infibulazione e della mutilazione genitale.
Ancora, sono le donne africane che, con la loro pratica quotidiana di cura delle persone e della società, lottano per la pace e mantengono la vita anche nelle situazioni più tragiche, in un impegno spesso capillare e non riconosciuto. Molto spesso con il rischio di subire violenza e sopraffazione, o vittime di pratiche inaccettabili, come le mutilazioni genitali, contro cui si stanno organizzando per affermare la riappropriazione del proprio corpo.
Sono ancora le donne, troppo spesso, a dover emigrare per cercare un futuro per sé e i propri figli e per sostenere, con le rimesse del loro lavoro, le famiglie d’origine in Africa.
La CGIL sosterrà la campagna con diverse iniziative che culmineranno con un’incontro nazionale e internazionale, il prossimo 7 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale per il Lavoro Dignitoso (Decent Work).
Fonte: [Devi essere iscritto e connesso per vedere questo link]
Le donne africane – secondo i promotori e secondo la CGIL - hanno acquisito e stanno acquisendo un ruolo crescente nella vita quotidiana dell’Africa, come confermato in questi primi mesi del 2011, nel protagonismo di tante giovani donne nordafricane nelle rivolte democratiche in Tunisia, Egitto, in Libia, e negli altri paesi della regione.
Le donne sono protagoniste e trainanti sia nei settori della vita quotidiana che nell’attività politica e sociale. Sono le donne in Africa che reggono l’economia familiare nello svolgimento di quelle attività, soprattutto di economia informale, che permettono ogni giorno, anche in situazioni di emergenza, il riprodursi del miracolo della sopravvivenza.
Così, come cresce la presenza delle donne nel mondo del lavoro, protagoniste della battaglia per conquistare, anche in situazioni difficilissime, quel lavoro dignitoso che resta al centro delle proposte dei sindacati e dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro per il raggiungimento degli Obiettivi del Millennio.
Le donne africane – secondo la CGIL - sono da decenni protagoniste nel microcredito, che ha permesso la nascita di migliaia di piccole imprese e l’organizzazione di miglia di cooperative che mettono insieme donne impegnate nell’agricoltura, nel commercio, nella formazione, nella lavorazione di prodotti agricoli, costituendo al contempo importanti percorsi di autoriconoscimento e di solidarietà femminile.
Le donne africane – dice ancora la lettera di Susanna Camusso - stanno svolgendo un ruolo crescente nella definizione e nella ricerca di forme autoctone di sviluppo economico e sociale, attraverso l’organizzazione capillare delle attività economiche e sociali nei villaggi: sappiamo quanto questo è importante anche per noi, per uscire da un modello di «mercato unico» neoliberista la cui iniquità e insostenibilità, sociale e ambientale, stiamo toccando con mano in questa profonda crisi globale.
Le donne in Africa stanno svolgendo un ruolo crescente nella difesa della salute, soprattutto contro l’HIV e la malaria. Sono loro che svolgono spesso formazione sanitaria nei villaggi. Sono i gruppi organizzati di donne che si stanno impegnando contro pratiche tradizionali dell’infibulazione e della mutilazione genitale.
Ancora, sono le donne africane che, con la loro pratica quotidiana di cura delle persone e della società, lottano per la pace e mantengono la vita anche nelle situazioni più tragiche, in un impegno spesso capillare e non riconosciuto. Molto spesso con il rischio di subire violenza e sopraffazione, o vittime di pratiche inaccettabili, come le mutilazioni genitali, contro cui si stanno organizzando per affermare la riappropriazione del proprio corpo.
Sono ancora le donne, troppo spesso, a dover emigrare per cercare un futuro per sé e i propri figli e per sostenere, con le rimesse del loro lavoro, le famiglie d’origine in Africa.
La CGIL sosterrà la campagna con diverse iniziative che culmineranno con un’incontro nazionale e internazionale, il prossimo 7 ottobre, in occasione della Giornata Mondiale per il Lavoro Dignitoso (Decent Work).
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