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Messaggio Da Rafael Lun 9 Mag - 1:57



Medici di famiglia, con maggio scatta l'articolo 6 dell'Acn

Dovrebbe far sentire i propri effetti sui cedolini di maggio l'articolo 6 dell'Accordo nazionale per la medicina di famiglia risalente al luglio 2010. L'intesa, riguardante il biennio economico 2008-2009, dava alle Regioni nove mesi di tempo per stipulare con le sigle di categoria gli accordi integrativi (Air), nei quali recepire «il processo di attuazione delle nuove forme organizzative (Aft e Uccp)» introdotte dalla Convenzione nazionale nella parte relativa al primo biennio. Trascorsi i nove mesi, le amministrazioni regionali ancora prive di Air avrebbero dovuto comunque erogare gli aumenti concordati - pari a una quota capitaria di 0,81 euro - decurtati del 10%. I nove mesi scadevano ad aprile e di conseguenza gli adeguamenti dovrebbero arrivare con i compensi di maggio. Adeguamenti più arretrati, perché l'interpretazione che i sindacati danno del contratto di luglio (e le regioni non sembrano obiettare) prevede la corresponsione dello 0,81 dall'entrata in vigore dell'accordo nazionale. «Diverso invece il discorso relativo alla decurtazione» spiega il segretario nazionale della Fimmg, Giacomo Milillo «per noi la riduzione del 10% si applica da maggio, sappiamo però che alcune amministrazioni vorrebbero conteggiarlo dalla data dell'Acn. Insomma, c'è il rischio che si andrà verso qualche contenzioso locale». Ma quanto sono i medici di famiglia interessati? Parecchi, perché le Regioni che sono riuscite a concludere l'accordo integrativo nella scadenza fissata si contano sulle dita di una mano: il Lazio, la Val d'Aosta, forse il Veneto (dove c'è al momento una preintesa) e poco altro. «Si conferma quello che già sapevamo» è il parere di Maria Paola Volponi, responsabile del settore Cure primarie dello Smi «l'articolo 6 tutela i medici rispetto a compensi e aumenti ma svela l'incapacità delle Regioni nella programmazione dei servizi sanitari. Le risorse destinate agli Air dovevano servire a finanziare progetti destinati a migliorare il livello dell'assistenza, così perdono i medici - che si vedono retribuire un 10% in meno di quello che avrebbero preso se si fosse stipulato l'accordo integrativo - e perdono pure i cittadini».

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SOMMARIO

Simeu, più specialisti e più finanziamenti per i Pronto soccorso

Patente, rimosso l'obbligo di segnalazione a carico dei Mmg

Rinviato Dl emotrasfusi. Marino: una vergogna

Ordine medici di Roma contro i decreti sui servizi in farmacia

Mortalità neonatale, ogni giorno 7.200 decessi

Cassazione Civile - risarcimento del danno "catastrofale"

Confronto costi/benefici di 4 metodi per la menorragia grave

Review Cochrane sugli approcci all'osteoartrosi della spalla

Steatosi non alcolica pediatrica: no a metformina e vitamina E










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POLITICA E SANITÀ

Simeu, più specialisti e più finanziamenti per i Pronto soccorso

Potenziare le strutture di Lungodegenza e Cure palliative e intervenire sulla formazione del personale dell'emergenza-urgenza, moltiplicando i contratti per la Scuola di specializzazione in Medicina d'emergenza e applicando le Linee guida già esistenti per il settore, con «adeguati finanziamenti». Queste alcune delle linee di intervento proposte dalla Società italiana di medicina di emergenza-urgenza (Simeu), il cui Consiglio direttivo si è riunito venerdì scorso, per una riforma dei Pronto soccorso. La Simeu, inoltre, in rappresentanza dei Pronto Soccorso italiani e dell'emergenza territoriale, esprime «vivo dissenso per il mancato coinvolgimento e chiede di essere parte attiva nella definizione di un piano nazionale di riorganizzazione del settore dell'emergenza urgenza, reso impellente dai tanti anni di disinteresse delle istituzioni». Quanto alla proposta del ministro della Salute Ferruccio Fazio, che punta a una riduzione dell'accesso in Pronto Soccorso dei codici minori, tale soluzione «può essere utile e auspicabile, ma» rileva la Simeu «lascia assolutamente inalterati gli altri gravi problemi delle strutture d'emergenza».

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Patente, rimosso l'obbligo di segnalazione a carico dei Mmg

Buone notizie per i medici di famiglia dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto legislativo 59/2011 con le nuove regole sulla patente di guida. All'articolo 14, infatti, sparisce per i generalisti l'obbligo di segnalare al Dipartimento dei trasporti gli assistiti che a causa di patologie accertate hanno perso l'idoneità alla guida. A darne notizia è la Fnomceo, che in un comunicato esprime soddisfazione per la modifica apportata al testo. «Il Governo» si legge nella nota «ha accolto le istanze della Federazione, che era intervenuta presso le sedi istituzionali al fine di chiedere la modifica dell'articolo 14». Come si ricorderà, quando in febbraio il governo approvò lo schema di decreto per l'attuazione delle direttive 2006/126/CE e 2009/113/CE sulle patenti di guida, la Fnomceo intervenne esprimendo il timore che le nuove disposizioni avrebbero rischiato di nuocere al rapporto fiduciario tra medico e paziente laddove si fosse imposto al curante la segnalazione di eventuali patologie incompatibili con l'autorizzazione alla guida.

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Rinviato Dl emotrasfusi. Marino: una vergogna

«È vergognoso che dopo vent'anni si parli ancora di tecnicismi da verificare, come ha detto oggi il ministro della salute Ferruccio Fazio a proposito del rinvio del decreto emotrasfusi in Consiglio dei ministri». Lo afferma il senatore Pd Ignazio Marino, della commissione Igiene e Sanità e presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sull'efficacia e l'efficienza del Servizio sanitario nazionale «Stiamo parlando di pazienti» insiste Marino «persone che hanno contratto una malattia avendo ricevuto per errore, attraverso la trasfusione di sangue infetto, virus come quello dell'Hiv, dell'epatite C o dell'epatite B, dai quali non si può guarire. Va sottolineato che queste persone aspettano da moltissimo tempo un giusto indennizzo per un danno di cui è responsabile lo Stato che, quindi, ha il dovere di farsene carico, alcuni sono anche morti nell'attesa di giustizia». «L'eliminazione della differenza» aggiunge il senatore «tra chi ha contratto l'Hiv (che ha tempo 10 anni per chiedere l'indennizzo) e gli altri danneggiati da emotrasfusioni, trattamenti con emoderivati o da vaccini (che fino a oggi avevano solo tre anni di tempo per presentare la domanda) poteva rappresentare un passo avanti importante. Purtroppo però ancora una volta assistiamo a un rinvio, sulla pelle di queste persone che da decenni aspettano un segno di civiltà, rispetto e attenzione che gli è del tutto dovuto».


Rafael
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