Cavallo di troia contro l'HIV
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Cavallo di troia contro l'HIV
In un articolo pubblicato questo mese in PLoSone, viene proposta una nuova strategia per attivare l'HIV latente e diminuire i reservoirs. Nanoparticelle contenenti Bryostatina, un attivatore NFkB, sono state progettate per bersagliare in maniera piu' precisa le cellule latentemente infette: la strategia del Cavallo di Troia applicata alla ricerca HIV....
L'idea e' piuttosto interessante: fattori in grado di riattivare l'HIV dalla latenza incapsulati in nanoparticelle capaci di amplificare la distribuzione nei tessuti, cervello, o perfino cellule specifiche. In particolare, liposomi che offrono un veicolo biodegradabile che e' capace di portare una varieta' di sostanze a siti bersaglio attraverso obiettivi attivi o passivi. La strategia bersaglio puo' aiutare a prevenire la tossicita' dovuta all'attivazione immunitaria generalizzata durante gli sforzi per purgare l'HIV latente.
Questo lavoro e' stato pubblicato sul numero di Aprile 2011 di PLoSone dall'equipe di Jerome A.Zack.
E' stato dimostrato che la Bryostatina attiva l'HIV latente a concentrazioni nanomolecolari in vitro. La Bryostatina-1 e' stata sperimentata in trials clinici per le sue proprieta' anti-cancro. La Bryostatina -2 che e' stata usata in questo esperimento, puo' anche attivare PKC a concentrazioni nanomolecolari.
La Bryostatina-2 era impacchettata in nanoparticelle lipidiche (LPN-bRY) e sperimentata in linee cellulari nello SCID-hu (Thy/Liv modello murino per la latenza HIV. LNP-Bry non e' stata tossica in tutti i tipi cellulari incluso PBMCs.
Un grande potenziale di questa struttura e' la possibilita' di incorporare sia un attivatore di latenza e un un inibitore di proteasi nella stessa struttura. Questa strategia puo' essere particolarmente importante se le particelle vengono sviluppate per entrare nei siti anatomici che non vengono facilmente penetrati da alcuni farmaci antiretrovirali, come il cervello. A questo scopo, gli autori hanno incorporato nelfinavir nel LNP-Bry e la particella era capace in vitro sia di stimolare il virus latente che di inibire la sua diffusione.
Infine, una certa selettivita' puo' essere aggiunta a questa struttura per minimizzare l'attivazione di altre cellule. Il principale problema e' che le cellule latentemente infette non rivestono markers specifici sulla superficie per poterle identificare. Tuttavia gli autori hanno scelto il recettore CD4 come bersaglio e hanno dimostrato che queste particelle sono state capaci di attivare preferenzialmente le cellule CD4+. Questo e' stato possibile rivestendo le nanoparticelle con anticorpi anti CD4.
Questo esperimento originale percio' conduce alla costruzione di una specie di Cavallo di Troia contro l'HIV, capace di bersagliare specificamente differenti tipi di cellule, sia di diffondere agenti anti latenza e antiretrovirali. Un'arma geniale nella battaglia contro la persistenza dell'AIDS!
L'idea e' piuttosto interessante: fattori in grado di riattivare l'HIV dalla latenza incapsulati in nanoparticelle capaci di amplificare la distribuzione nei tessuti, cervello, o perfino cellule specifiche. In particolare, liposomi che offrono un veicolo biodegradabile che e' capace di portare una varieta' di sostanze a siti bersaglio attraverso obiettivi attivi o passivi. La strategia bersaglio puo' aiutare a prevenire la tossicita' dovuta all'attivazione immunitaria generalizzata durante gli sforzi per purgare l'HIV latente.
Questo lavoro e' stato pubblicato sul numero di Aprile 2011 di PLoSone dall'equipe di Jerome A.Zack.
E' stato dimostrato che la Bryostatina attiva l'HIV latente a concentrazioni nanomolecolari in vitro. La Bryostatina-1 e' stata sperimentata in trials clinici per le sue proprieta' anti-cancro. La Bryostatina -2 che e' stata usata in questo esperimento, puo' anche attivare PKC a concentrazioni nanomolecolari.
La Bryostatina-2 era impacchettata in nanoparticelle lipidiche (LPN-bRY) e sperimentata in linee cellulari nello SCID-hu (Thy/Liv modello murino per la latenza HIV. LNP-Bry non e' stata tossica in tutti i tipi cellulari incluso PBMCs.
Un grande potenziale di questa struttura e' la possibilita' di incorporare sia un attivatore di latenza e un un inibitore di proteasi nella stessa struttura. Questa strategia puo' essere particolarmente importante se le particelle vengono sviluppate per entrare nei siti anatomici che non vengono facilmente penetrati da alcuni farmaci antiretrovirali, come il cervello. A questo scopo, gli autori hanno incorporato nelfinavir nel LNP-Bry e la particella era capace in vitro sia di stimolare il virus latente che di inibire la sua diffusione.
Infine, una certa selettivita' puo' essere aggiunta a questa struttura per minimizzare l'attivazione di altre cellule. Il principale problema e' che le cellule latentemente infette non rivestono markers specifici sulla superficie per poterle identificare. Tuttavia gli autori hanno scelto il recettore CD4 come bersaglio e hanno dimostrato che queste particelle sono state capaci di attivare preferenzialmente le cellule CD4+. Questo e' stato possibile rivestendo le nanoparticelle con anticorpi anti CD4.
Questo esperimento originale percio' conduce alla costruzione di una specie di Cavallo di Troia contro l'HIV, capace di bersagliare specificamente differenti tipi di cellule, sia di diffondere agenti anti latenza e antiretrovirali. Un'arma geniale nella battaglia contro la persistenza dell'AIDS!
Rafael- Messaggi : 814
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