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Messaggio Da silence Dom 22 Apr - 17:54

L'UNITA' 22 aprile 2012

Buone notizie dal Sudafrica

Dopo i terribili anni della presidenza di Thabo Mbeki, la salute del Sudafrica è in ripresa. AIDS: dalla vittoria politica di Mandela contro Big Pharma al crimine del negazionismo.

1997. Sudafrica. L’epidemia di Aids sta devastando il paese: circa 3 milioni di persone infettate da HIV e centomila morti l’anno. Sono da poco in circolazione farmaci molto efficaci contro il virus (antiretrovirali), ma molto costosi (oltre 10 mila dollari l’anno per singolo trattamento) e protetti dal brevetto, quindi inaccessibili alla popolazione. Nelson Mandela promulga una legge – Medical Act – che consente la produzione locale o l’importazione di farmaci in deroga alle norme sui brevetti (e quindi a un costo decisamente inferiore). I presidenti delle 39 più grandi industrie farmaceutiche – Big Pharma – mobilitano un esercito di avvocati e avviano un’azione legale che blocca l’applicazione della legge, sostenendo che questa concederebbe al ministero della Sanità sudafricano poteri arbitrari e in violazione di tutti gli accordi internazionali sul commercio. A fianco di Mandela e del Sudafrica si schiera l’opinione pubblica mondiale. “Portare Mandela sul banco degli imputati, che errore” scrive il Washington Post. Molte organizzazioni umanitarie lanciano campagne di boicottaggio dei prodotti delle case farmaceutiche. “Big Pharma uscirà comunque perdente da questo processo” scrive il Financial Times.

2001. Le pressioni internazionali, e il relativo crollo d’immagine, inducono Big Pharma a ritirarsi dal processo e sanciscono una storica vittoria contro gli interessi commerciali nel campo della salute. Una vittoria inutile. Quattro anni di battaglie in difesa dei diritti umani dilapidati dalla politica criminale del successore di Nelson Mandela, Thabo Mbeki.

Thabo Mbeki infatti, appena insediato alla presidenza del Sudafrica abbracciò senza riserve la teoria negazionista riguardo alle origini dell’AIDS. Tale teoria, infondata e scientificamente screditata, negava ogni connessione causale tra HIV e AIDS, negava cioè che quel virus fosse la causa della malattia. La naturale conseguenza fu quella di considerare inutile e addirittura dannosa la cura dell’AIDS con farmaci antiretrovirali.

Scrisse al riguardo Nicholas B. Kristof sul New York Times: “Il Presidente del Sudafrica, Thabo Mbeki, ha perseguito per anni una disgraziata politica di crescenti dubbi sul fatto che l’Hiv fosse la causa dell’Aids e di incertezza sulle scelte di fondo su come affrontare la crisi. Anche ora – sebbene Mr. Mbeki abbia fatto marcia indietro – gli ammalati di Aids trovano ostacoli ad essere curati a causa dei dubbi che Mr. Mbeki ha seminato. L’insipiente ostruzionismo di Mr. Mbeki ha ucciso incomparabilmente molti più sudafricani di ogni altro leader ai tempi dell’apartheid. Il Sudafrica ha annunciato quest’anno l’inizio del trattamento con anti-retrovirali dei pazienti affetti da Aids. Ci crederò quando vedrò. E’ imperdonabile che il paese africano con le migliori infrastrutture sanitarie sia quello con il più alto numero di persone infettate e malate – e che nel 2003 queste debbano morire senza trattamento”.

Tre anni dopo, nel 2006, Stephen Lewis, inviato speciale delle Nazioni Unite per Hiv/Aids in Africa, affermava: “Il Sudafrica è l’unico paese africano il cui governo è tanto ottuso, dilatorio e negligente nell’introdurre il trattamento antiretrovirale. E’ l’unico paese africano il cui governo continua ad avanzare teorie più degne di una setta lunatica, che di uno stato preoccupato dei bisogni della sua popolazione. Sono dell’opinione che essi non potranno mai essere redenti”.

Il programma pubblico per il trattamento anti-retrovirale è stato introdotto in Sudafrica con colpevole e ingiustificato ritardo ma fino alla fine del suo mandato, nel 2008, Il ministro della sanità del governo Mbeki, Manto Tshabalala-Msimang – soprannominata “Dr beetroot” (Dottor barbabietola) – ha continuato a raccomandare il ricorso ad ortaggi vari per curare l’AIDS. Suscitando lo sdegno di Desmon Tutu, pastore protestante, premio Nobel per la Pace: “Noi stiamo giocando con la vita delle persone, con la vita di madri che non sarebbero morte se avessero potuto disporre dei farmaci. Se le persone vogliono l’aglio dateglielo, ma smettiamo di giocare. Smettete di discutere sull’aglio”.

Nel 2007 Mbeki al congresso dell’ANC (African National Congress, il partito di Mandela) viene sconfitto da Jacob Zuma che, guidando il partito alle successive elezioni del 2009, diverrà Presidente del Sudafrica.

Quando Jacob Zuma prende le redini del Sudafrica la situazione sanitaria del Paese è drammatica. Nel 2009 le persone che vivono con HIV sono 5,6 milioni e 310mila i decessi causati da AIDS (la situazione peggiore in tutta l’Africa). Sempre più profonde anche le diseguaglianze nella salute tra bianchi e neri: la mortalità infantile presenta dislivelli impressionanti: è del 7 per 1.000 nati vivi tra i bianchi e del 67 per 1.000 nati vivi tra i neri. I tassi di malnutrizione dei bambini neri sono enormemente superiori rispetto a quelli dei bambini bianchi (28,4% vs 1,1%). La speranza di vita alla nascita delle donne bianche è del 50% più lunga delle donne nere. L’organizzazione sanitaria è fortemente privatizzata, infatti la spesa sanitaria pubblica – con 160 dollari pro-capite – è di gran lunga inferiore alla spesa sanitaria privata, 265 dollari pro-capite. (Leggi l’articolo su salute internazionale.info e consulta la monografia su AIDS e Sudafrica).

Con Zuma la politica sanitaria sudafricana è cambiata radicalmente. Il numero dei pazienti trattati con farmaci antiretrovirali è aumentato del 50% (la copertura è passata dal 40 al 60%), mentre si è ridotta della metà la trasmissione dell’infezione da HIV dalla madre al feto. Il nuovo piano sanitario si pone l’obiettivo di ridurre almeno della metà il numero dei nuovi casi d’infezione, di raggiungere la copertura terapeutica dell’80% dei pazienti, e di ridurre del 50% l’incidenza (nuovi casi di malattia) e la mortalità per tubercolosi (patologia fortemente associata all’AIDS).

Il governo sudafricano ha, infine, deciso di istituire un’assicurazione sanitaria nazionale (National Health Insurance) destinata a garantire a tutti i cittadini sudafricani – indipendentemente dal reddito – l’assistenza sanitaria essenziale. L’iniziativa è partita quest’anno in dieci distretti “pilota” e dovrebbe estendersi a tutto il paese nell’arco di 5 anni.

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