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«Un anno con l' incubo Aids Ai giovani dico: siate prudenti»

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Messaggio Da Gex Lun 12 Dic - 22:01

Incredulità. Angoscia. Terrore. Tutto in una manciata di secondi. E poi la voglia di scappare, di nascondersi, di farla finita. Non poteva crederci che era toccato a lui. Proprio a lui che non aveva mai fatto uso di alcol, di droga. Che non si era mai «bucato». Eppure sono bastate poche parole del medico per sentirsi morire: «Lei è sieropositivo». E per un anno Massimo Brizio, 40 anni (nella foto) , barman di Cesano Maderno, non è esistito. Ha perso gli amici. Ha litigato con tutto e tutti. Ha distrutto il rapporto familiare. È dimagrito 15 chili. Fino a quando un amico lo ha trascinato in un laboratorio di analisi per fargli rifare gli esami. E lui è tornato a vivere. Non era malato, avevano sbagliato. «Non ci volevo credere e ho rifatto il test tre volte». Era talmente euforico che in meno di una settimana ha deciso di dare un calcio al passato: ha riempito la valigia alla rinfusa e se ne è andato: 11 mesi a Londra, sei anni in California, 8 mesi a New York. «Lavoravo per mantenermi, ma regalavo anche qualche soldo e tanti sorrisi a quanti avevano contratto il virus dell' Aids. Adesso, a distanza di 20 anni, faccio dell' ironia sulla storia della mia vita. È l' ultimo mio tabù: discutere della propria sopravvivenza ad una malattia terribile che poi non hai. A quei tempi, però, non potevi dirlo a nessuno. Eri come un appestato al quale bisognava stare alla larga. Non ti stringevano neppure la mano. Un anno di inferno che non auguro al peggiore nemico. Poi la paura è svanita e ho vissuto gli anni più vitali di tutta la mia esistenza». Quando gli dissero che aveva contratto il virus, Massimo aveva da poco terminato il servizio militare. Un ragazzone pieno di energia e di amici. Con tante donne che gli correvano dietro. «Allora si faceva a gara a chi ne conquistava di più. Avevamo gli ormoni a mille e valeva per tutti il motto che ogni lasciata è persa. Non c' era l' educazione al preservativo: le donne si sentivano prostitute e noi ragazzi ci sentivamo poco maschietti. Ma, a distanza di tempo, dopo aver creduto di morire, dico che certe esperienze sessuali le devi fare, ma protette. Non si può buttare via la vita per un' ora d' amore, anzi di sesso». Là, a San Francisco, Massimo Brizio andava nei luoghi di aggregazione di persone malate di Aids. Tanti giovani come lui. Con addosso mille angosce e la necessità di non essere emarginati. «Erano tanti. Non ci si può immaginare quanta gente era malata. Con le loro storie incredibili di sofferenza, di solitudine, ma anche di speranza». Dal quel lontano ' 92 sono passati quasi vent' anni, ma ogni volta che si parla di Aids, che si celebra la giornata mondiale, che la stampa rilascia dati sulla malattia, «io rivivo quel dramma». «Ci sono notti - continua Massimo - in cui gli occhi non vogliono chiudersi neanche se li incolli. E nella testa rimugini solo momenti terribili. Di quelli che pensi si possano vedere solo in un film dell' orrore. Sudi freddo e non hai la forza di muovere un solo dito. È come se fossi sul baratro e la paura di finire di sotto ti paralizza. Vivi l' incubo ma non lo puoi combattere. Io, di quelle notti, nonostante siano passati tanti anni e non sono ammalato, ne passo ancora tante». Massimo Brizio ha a cuore la questione Aids. È convinto che si possa fare di più per debellarla e che la ricerca non sia sufficientemente appoggiata. «Ah, se avessi i soldi, mi butterei a capofitto per reclutare medici che ci diano dentro nel cercare di sconfiggere la peste del secolo». Intanto ha fondato un gruppo su Facebook dal titolo emblematico: «A.I.D.S. un errore che non ci si può permettere». Michele Focarete RIPRODUZIONE RISERVATA **** La scheda L' inizio Tre dei primi casi noti di infezione da Hiv risalgono a un campione di plasma estratto nel 1959 da un adulto maschio residente nell' attuale Repubblica Democratica del Congo, a campioni di tessuto contenenti l' Hiv, estratto da un adolescente di nazionalità statunitense, morto a Saint Louis nel 1969 e a campioni di tessuto contenenti Hiv estratti da un marinaio norvegese morto intorno il 1976 Le definizioni Fin dal 1982 sono state coniate varie definizioni per il monitoraggio epidemiologico dell' infezione: tra queste la Bangui e quella dell' Organizzazione Mondiale della Sanità datata 1994 Le cifre I dati aggiornati al 2008 riportano che a livello mondiale sono 33,4 milioni le persone affette da Hiv

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