Il mistero del Paziente di Berlino
Il mistero del Paziente di Berlino
Il caso di Timothy Brown ha aperto nuove prospettive per la ricerca: a distanza di oltre quattro anni dal trapianto di midollo, l'infezione continua a non essere rilevabile nel suo sangue
L'attacco del virus Hiv a una cellula
ROMA - Nel percorso della scienza alla ricerca di una cura per l'Aids, uno degli studi più singolari riguarda il cosiddetto Paziente di Berlino. Timothy Ray Brown, che uscì allo scoperto con un'intervista allo Stern, è un cittadino americano residente in Germania. Dopo aver contratto l'infezione da Hiv/Aids ed essere stato messo in terapia ARV (anti-retrovirale), ha sviluppato una leucemia mieloide acuta. L'unica possibilità di sopravvivenza per lui era rappresentata dal trapianto di midollo e dunque dall'azzeramento di tutte le cellule del sistema immunitario attraverso potenti dosi di chemioterapia (che elimina sia le cellule leucemiche che quelle sane) e dalla loro successiva 'rigenerazione' attraverso staminali di midollo di un donatore sano.
Il paziente non solo ha sopportato brillantemente il trattamento, guarendo dalla sua leucemia, ma dopo il trapianto, anche l'infezione da Hiv è come sparita, cioè non è più rilevabile nel suo sangue, sebbene Brown non abbia più ripreso la terapia antiretrovirale dopo il trapianto, effettuato ormai più di quattro anni fa.
Il dottor Gero Hütter e il suo team, che hanno effettuato il trapianto presso l'ospedale universitario Charité di Berlino, avevano selezionato per questo paziente così problematico il midollo di un donatore portatore di una doppia mutazione (omozigote) CCR5 delta-32. Questo perché il virus Hiv per entrare nei linfociti T CD4+ ha bisogno della presenza di uno dei due co-recettori CCR5 o CXCR4. L'ipotesi di lavoro era dunque che, ripopolando l'organismo di Brown con queste cellule 'difettose', cioè prive del recettore necessario al virus per penetrare le cellule, l'infezione sarebbe sparita. Ed è esattamente quello che è successo.
E' presto per considerare Brown guarito dall'infezione, perché c'è sempre la possibilità che il virus si sia andato ad annidare in qualche cellula cardiaca, o dell'intestino o del cervello del paziente. Ma di certo l'infezione risulta ancora "silente" a distanza ormai di anni. Il caso è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine nel febbraio 2009 (doi:10.1056/NEJMoa0802905). Il trapianto di midollo non può certo essere considerato una terapia da proporre ai pazienti con infezione da Hiv, ma, come commentava Jay A. Levy in un editoriale pubblicato sullo stesso numero del New England, apre di certo la strada a nuove incoraggianti direzioni della ricerca.
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L'attacco del virus Hiv a una cellula
ROMA - Nel percorso della scienza alla ricerca di una cura per l'Aids, uno degli studi più singolari riguarda il cosiddetto Paziente di Berlino. Timothy Ray Brown, che uscì allo scoperto con un'intervista allo Stern, è un cittadino americano residente in Germania. Dopo aver contratto l'infezione da Hiv/Aids ed essere stato messo in terapia ARV (anti-retrovirale), ha sviluppato una leucemia mieloide acuta. L'unica possibilità di sopravvivenza per lui era rappresentata dal trapianto di midollo e dunque dall'azzeramento di tutte le cellule del sistema immunitario attraverso potenti dosi di chemioterapia (che elimina sia le cellule leucemiche che quelle sane) e dalla loro successiva 'rigenerazione' attraverso staminali di midollo di un donatore sano.
Il paziente non solo ha sopportato brillantemente il trattamento, guarendo dalla sua leucemia, ma dopo il trapianto, anche l'infezione da Hiv è come sparita, cioè non è più rilevabile nel suo sangue, sebbene Brown non abbia più ripreso la terapia antiretrovirale dopo il trapianto, effettuato ormai più di quattro anni fa.
Il dottor Gero Hütter e il suo team, che hanno effettuato il trapianto presso l'ospedale universitario Charité di Berlino, avevano selezionato per questo paziente così problematico il midollo di un donatore portatore di una doppia mutazione (omozigote) CCR5 delta-32. Questo perché il virus Hiv per entrare nei linfociti T CD4+ ha bisogno della presenza di uno dei due co-recettori CCR5 o CXCR4. L'ipotesi di lavoro era dunque che, ripopolando l'organismo di Brown con queste cellule 'difettose', cioè prive del recettore necessario al virus per penetrare le cellule, l'infezione sarebbe sparita. Ed è esattamente quello che è successo.
E' presto per considerare Brown guarito dall'infezione, perché c'è sempre la possibilità che il virus si sia andato ad annidare in qualche cellula cardiaca, o dell'intestino o del cervello del paziente. Ma di certo l'infezione risulta ancora "silente" a distanza ormai di anni. Il caso è stato pubblicato sul New England Journal of Medicine nel febbraio 2009 (doi:10.1056/NEJMoa0802905). Il trapianto di midollo non può certo essere considerato una terapia da proporre ai pazienti con infezione da Hiv, ma, come commentava Jay A. Levy in un editoriale pubblicato sullo stesso numero del New England, apre di certo la strada a nuove incoraggianti direzioni della ricerca.
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