Il funerale della ricerca italiana sull'Aids
Il funerale della ricerca italiana sull'Aids
Mentre il Governo fa i conti con la manovra economica, su Science viene lanciato l'allarme: il Programma nazionale di ricerca sull’Aids non proseguirà, niente fondi. Che fine faranno gli studi sul virus dell'Hiv?
Nonostante i nostri ricercatori siano tra i migliori al mondo nella lotta all’Aids, l’Italia sta di fatto rinunciando a finanziare la ricerca. Il Governo, infatti, non avrebbe alcuna intenzione di proseguire il Programma Nazionale di Ricerca sull’Aids, il programma italiano istituito verso la fine degli anni ‘80. La denuncia arriva dalla rivista Science in un articolo pubblicato online, i cui contenuti non fanno di certo onore al nostro paese. Questo soprattutto perché l’Italia è l’ unico paese del G8 a non aver dato il proprio contributo al Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria. Una promessa mancata che di certo non ci ha fatto fare bella figura.
Ora Science svela un’altra falla che, se può lasciare perplesso il grande pubblico, non ha stupito i ricercatori italiani che già da tempo nutrivano dubbi sul prosegumento del Programma Nazionale di Ricerca sull’Aids. “ Quello che si percepisce - dice Guido Poli, scienziato dell' Istituto San Raffaele di Milano - è che è in atto una sorta di funerale silenzioso sulla questione del finanziamento pubblico per la ricerca sull’Hiv e sull’Aids. Si è diffusa una sorta di inaccettabile rassegnazione addirittura anche all’interno della comunità scientifica”.
Un boccone amaro che Poli non riesce davvero a mandare giù. “ Ho provato – racconta – a sollevare la questione ma di fronte a me ho trovato un muro di gomma”. E pensare che, quando è stato istituito il Programma, la comunità scientifica si è dimostrata molto entusiasta. “ All’epoca molti cervelli in fuga, compreso me, sono rientrati in Italia”. All’inizio si trattava di un finanziamento di 1 miliardo di lire che poi è andato via via crescendo raggiungendo il culmine negli anni ‘90 con uno stanziamento che era arrivato fino a 25 milioni di euro (secondo la valuta attuale) all’anno. Poi i finanziamenti sono andati scemando con gli anni. Inizialmente al programma faceva capo l’ Istituto superiore di sanità (Iss), nel 2009 è stato poi trasferito al ministero della Salute, ma i 2 milioni di euro destinati ai ricercatori all’epoca sono alla fine stati erogati solo quest’anno. Soldi, questi, che si esauriranno nel 2012 visto che non sono stati previsti altri stanziamenti.
A rischio diverse linee di ricerca: quella di base, per lo più immunologica, come lo studio della resistenza virale; e quella clinica, orientata sui farmaci. Eppure, nonostante la ricerca sull’Aids sia effettivamente costosa, alcue linee potrebbero portare a un grandissimo risparmio di denaro. “ Pensiamo alla ricerca", spiega Stefano Vella, che coordina il gruppo su Hiv, epatiti e salute globale all’Iss: " su come usare i farmaci che sono tra i più costosi al mondo.
Riuscire a trovare la combinazione giusta può portarci a risparmiare molti soldi a fonte di un piccolo investimento ”. All’insoddisfazione della comunità scientifica, inoltre, si aggiunge anche un’ironica coincidenza. La prossima Conferenza internazionale sull’Aids si terrà infatti a Roma, dal 17 al 20 luglio, dietro la sponsorizzazione della International Aids Society.
Secondo il presidente dell’Iss Enrico Garaci, tuttavia, il ministro della Salute “ si è impegnato a continuare a supportare il programma”. Si starebbero quindi studiando diverse strategie per mantenere attivo questo settore di ricerca, magari combinando insieme più ambiti di ricerca. “ Spero che sia così - risponde scettico Poli - ma al momento non è arrivato alcun segnale, ufficiale e non, che ci fa sperare che il Programma vada avanti”.
Garaci invita inoltre i ricercatori a cercare finanziamenti attraverso anche altre vie, in Italia e nella Comunità Europea. Concorda su questo anche Vella che rappresenta il nostro paese nel Direttorato Generale della Commissione Europea per la ricerca di Bruxelles. “ Mi dispiace se non si riuscirà a proseguire con il Programma Nazionale di Ricerca sull’Aids", dice Vella: " ma invito i colleghi a cambiare approccio quando si tratta di reperire i fondi europei. Abbiamo bisogno di fare sistema. L’assenza totale di un’impostazione strategica è la causa principale delle scarse performance che purtroppo rischiamo di mostrare a livello europeo”.
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Nonostante i nostri ricercatori siano tra i migliori al mondo nella lotta all’Aids, l’Italia sta di fatto rinunciando a finanziare la ricerca. Il Governo, infatti, non avrebbe alcuna intenzione di proseguire il Programma Nazionale di Ricerca sull’Aids, il programma italiano istituito verso la fine degli anni ‘80. La denuncia arriva dalla rivista Science in un articolo pubblicato online, i cui contenuti non fanno di certo onore al nostro paese. Questo soprattutto perché l’Italia è l’ unico paese del G8 a non aver dato il proprio contributo al Global Fund to Fight AIDS, Tuberculosis and Malaria. Una promessa mancata che di certo non ci ha fatto fare bella figura.
Ora Science svela un’altra falla che, se può lasciare perplesso il grande pubblico, non ha stupito i ricercatori italiani che già da tempo nutrivano dubbi sul prosegumento del Programma Nazionale di Ricerca sull’Aids. “ Quello che si percepisce - dice Guido Poli, scienziato dell' Istituto San Raffaele di Milano - è che è in atto una sorta di funerale silenzioso sulla questione del finanziamento pubblico per la ricerca sull’Hiv e sull’Aids. Si è diffusa una sorta di inaccettabile rassegnazione addirittura anche all’interno della comunità scientifica”.
Un boccone amaro che Poli non riesce davvero a mandare giù. “ Ho provato – racconta – a sollevare la questione ma di fronte a me ho trovato un muro di gomma”. E pensare che, quando è stato istituito il Programma, la comunità scientifica si è dimostrata molto entusiasta. “ All’epoca molti cervelli in fuga, compreso me, sono rientrati in Italia”. All’inizio si trattava di un finanziamento di 1 miliardo di lire che poi è andato via via crescendo raggiungendo il culmine negli anni ‘90 con uno stanziamento che era arrivato fino a 25 milioni di euro (secondo la valuta attuale) all’anno. Poi i finanziamenti sono andati scemando con gli anni. Inizialmente al programma faceva capo l’ Istituto superiore di sanità (Iss), nel 2009 è stato poi trasferito al ministero della Salute, ma i 2 milioni di euro destinati ai ricercatori all’epoca sono alla fine stati erogati solo quest’anno. Soldi, questi, che si esauriranno nel 2012 visto che non sono stati previsti altri stanziamenti.
A rischio diverse linee di ricerca: quella di base, per lo più immunologica, come lo studio della resistenza virale; e quella clinica, orientata sui farmaci. Eppure, nonostante la ricerca sull’Aids sia effettivamente costosa, alcue linee potrebbero portare a un grandissimo risparmio di denaro. “ Pensiamo alla ricerca", spiega Stefano Vella, che coordina il gruppo su Hiv, epatiti e salute globale all’Iss: " su come usare i farmaci che sono tra i più costosi al mondo.
Riuscire a trovare la combinazione giusta può portarci a risparmiare molti soldi a fonte di un piccolo investimento ”. All’insoddisfazione della comunità scientifica, inoltre, si aggiunge anche un’ironica coincidenza. La prossima Conferenza internazionale sull’Aids si terrà infatti a Roma, dal 17 al 20 luglio, dietro la sponsorizzazione della International Aids Society.
Secondo il presidente dell’Iss Enrico Garaci, tuttavia, il ministro della Salute “ si è impegnato a continuare a supportare il programma”. Si starebbero quindi studiando diverse strategie per mantenere attivo questo settore di ricerca, magari combinando insieme più ambiti di ricerca. “ Spero che sia così - risponde scettico Poli - ma al momento non è arrivato alcun segnale, ufficiale e non, che ci fa sperare che il Programma vada avanti”.
Garaci invita inoltre i ricercatori a cercare finanziamenti attraverso anche altre vie, in Italia e nella Comunità Europea. Concorda su questo anche Vella che rappresenta il nostro paese nel Direttorato Generale della Commissione Europea per la ricerca di Bruxelles. “ Mi dispiace se non si riuscirà a proseguire con il Programma Nazionale di Ricerca sull’Aids", dice Vella: " ma invito i colleghi a cambiare approccio quando si tratta di reperire i fondi europei. Abbiamo bisogno di fare sistema. L’assenza totale di un’impostazione strategica è la causa principale delle scarse performance che purtroppo rischiamo di mostrare a livello europeo”.
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