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Sempre più casi di Aids in Friuli

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Messaggio Da Gex Gio 13 Gen - 21:15

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Sempre più casi di Aids in Fvg
In regione le diagnosi di Hiv segnano un incremento evidente, dopo il calo registrato fino al 2005





La sorveglianza delle nuove diagnosi di infezione da HIV che riguarda oggi 13 regioni e province italiane dimostra che l’incidenza di Hiv è maggiore al Centro Nord rispetto al Sud ed Isole e che a fronte di un notevole decremento dell’incidenza di Hiv negli anni 90, negli ultimi dieci anni si è osservata invece una stabilizzazione delle segnalazioni.

Tuttavia negli ultimi anni si rileva un aumento dell’incidenza in alcune zone, compreso il Friuli Venezia Giulia e questo andamento prelude ad una possibile riattivazione dell’epidemia in varie aree del nostro paese.

In Friuli Venezia Giulia le diagnosi di HIV sono calate nettamente fino al 2005 ma nel 2006, 2007 e 2008 mostrano un incremento evidente.

Evoluzione dell'infezione
Dall’inizio dell’epidemia l’infezione da HIV è estremamente mutata, in particolare: è aumentata l’età mediana delle persone che ricevono oggi una diagnosi di infezione da HIV, nel 2004 era di 38 anni per i maschi e di 34 anni per le femmine; sono aumentati i casi attribuibili a contatti eterosessuali ed omosessuali, nel 2008 costituiscono complessivamente il 75% di tutte le segnalazioni (in particolare i contatti omosessuali rappresentano il 29% e i contatti eterosessuali il 46%); sono aumentate le nuove diagnosi fra le popolazioni straniere. Nel 2008 su tre persone diagnosticate come HIV positive per la prima volta una è di nazionalità straniera; si stima che circa un quarto delle persone HIV positive presenti in Italia non sappia di essere infetto. Per quanto riguarda la distribuzione dei casi di AIDS dall’inizio dell’epidemia, in Friuli Venezia Giulia si sono verificati 497 casi, dei quali 183 residenti nella provincia di Pordenone, 161 nella provincia di Udine e 166 nella provincia di Trieste.

Va tuttavia rilevato che sono stati segnalati nel Friuli Venezia Giulia ben 729 casi di Aids conclamato provenienti anche da residenti di altre regioni italiane, e di questi ben 416 nella provincia di Pordenone e ciò sta a dimostrare l’influenza del Cro (Istituto Nazionale Tumori) di Aviano che ha segnalato tutti questi casi e che diagnostica più casi di AIDS in Friuli Venezia Giulia, perché è centro di riferimento per le patologie oncologiche in HIV che si verificano nel nostro paese.

Invecchiare con l'Hiv
L’invecchiamento della popolazione HIV-positiva, l’incremento della durata della vita degli stessi pazienti, i virus oncogeni presenti con maggior frequenza nei pazienti HIV-positivi e le abitudini di vita a rischio (fumo, abuso di alcol), hanno fatto dei tumori la prima causa di morte nei pazienti HIV-positivi.

Aviano in prima linea
Per fare fronte a questa situazione, già dal 1986 L’Istituto Nazionale Tumori di Aviano si occupa in prima linea dello studio dei tumori in HIV/AIDS coordinando un gruppo nazionale, supportato dal Ministero della Salute, denominato GICAT (Gruppo Italiano Cooperativo AIDS e Tumori). Nel 2009, è stato attivato anche un gruppo di studio analogo a livello europeo, il GECAT (Gruppo Europeo Cooperativo Aids e Tumori), con ricercatori dai maggiori centri europei e statunitensi, in particolare da Parigi e Nizza (Francia), Madrid e Barcellona (Spagna), Colonia e Monaco (Germania), Londra (Inghilterra), Vienna (Austria) e New York (Stati Uniti), sempre sotto il coordinamento dell’Istituto di Aviano. Questo gruppo di studio internazionale (GECAT) giovedì 13 gennaio all’Istituto Nazionale Tumori di Aviano ha organizzato la 3ª riunione operativa sui tumori in HIV e lo stato dell’evoluzione dei lavori di cooperazione europea al riguardo.

Rischio tumori per i sieropositivi
Come recentemente asserito con notevole autorevolezza dal New England Journal of Medicine e da altre importantissime riviste, infatti, i tumori sono diventati la prima causa di morte nei pazienti affetti da AIDS soprattutto a causa dell’immunodeficienza presente in questa popolazione che aumenta il rischio di tumori, sia diagnostici (linfomi, sarcoma di Kaposi, carcinoma della cervice uterina), che non diagnostici, cioè tumori che non sono direttamente associati all’HIV ma che possono essere associati allo stile di vita o ad altri virus, per esempio i tumori del polmone, il linfoma di Hodgkin, i tumori del fegato e i tumori dell’ano.

No alle abitudini pericolose
E’ necessario pertanto invitare tutte le persone HIV-positive a desistere da abitudini pericolose come il fumo di sigaretta e l’abuso di alcol, che possono indurle a sviluppare più frequentemente tumori correlati, in particolare i tumori del polmone, del pancreas, del fegato e d’altra parte invitare queste persone ai programmi di diagnosi precoce che valgono anche per la popolazione generale, in particolare quella del sangue occulto nelle feci, la rettocolonscopia dopo i 50 anni e la mammografia per le donne sieropositive dopo i 50 anni.

Guarire si può
“Dal punto di vista terapeutico è possibile ottenere eccellenti risultati – dichiara Umberto Tirelli, Direttore del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Nazionale Tumori - Aviano - che includono anche la guarigione in un sostanziale numero di casi, come nei pazienti con linfoma trattati con chemioterapia e anche con il trapianto di midollo, mentre nel Sarcoma di Kaposi oggi con la combinazione di chemioterapia e trattamento antiretrovirale è possibile raggiungere per la prima volta la guarigione per un discreto numero di pazienti”.

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